2021-09-09
Tutto quello che non torna sulla notte dello sconcio
C'erano gravi motivi di ordine pubblico per non intervenire? Ma a mezzanotte la centrale operativa sapeva già del party.Il rave abusivo della provincia di Viterbo sta mandando in tilt la macchina che coordina l'ordine pubblico. Infatti la festa illegale con migliaia di partecipanti pare che si sia svolta (questa è la versione ufficiosa) senza che le nostre forze dell'ordine si accorgessero di alcunché. Salvo intercettare 40 camper a sud di Livorno nella notte tra il 13 e 14 agosto. A farlo sarebbero state, un po' casualmente, una volante della polizia stradale e una gazzella dei carabinieri che, dopo aver identificato alcune decine di partecipanti, li avrebbero fatti ripartire, «scortandoli» sino al confine con il Lazio. Dal Dipartimento di pubblica sicurezza fanno sapere che gli agenti non avevano la possibilità di bloccare la carovana di appassionati di musica tecno non avendo, durante i controlli, riscontrato reati e non avendo i camperisti a bordo attrezzature di amplificazione tali da collegarli con certezza a un possibile rave.Eppure le nostre fonti hanno ammesso che dopo i controlli avvenuti nella zona di Cecina le due pattuglie avrebbero seguito (e non «scortato») il corteo per capire dove fossero diretti e solo all'arrivo nella zona del lago di Mezzano si sarebbero resi conto che migliaia di persone erano già sul posto pronti a dare il via alla kermesse.Ma come è possibile che un tale circo, con almeno quattro tir con targa olandese, con a bordo gigantesche casse acustiche e sette palchi, e decine di migliaia di partecipanti, sia stato individuato solo dopo il fortuito incrocio di 40 camper sull'Aurelia da parte di agenti in servizio notturno? Nessuno sul territorio tra la Toscana e il Lazio si era accorto dello spostamento di intere colonne di mezzi in piena notte lungo le strade accidentate e silenziose della Maremma? Nessuna segnalazione era arrivata alle centrali operative se non quella degli uomini che avevano avvistato i camper a sud di Livorno? Un ex frequentatore di rave party nella notte del 13 agosto aveva annunciato la kermesse ai carabinieri alle 0.20 e aveva inviato le coordinate della festa alle 0,59, «riferendo che il ritardo nella comunicazione era dovuta al fatto che gli organizzatori prima di condividere la posizione dell'evento si assicurano di aver già posizionato i mezzi pesanti e avviato la musica». E questi messaggi viaggerebbero solo su chat criptate con iscrizioni selezionate e verificate. Un escamotage che avrebbe permesso di aggirare la rete di prevenzione messa in campo da intelligence e investigatori.Ovviamente sarebbe altrettanto grave se quel viavai fosse stato segnalato al Dipartimento di pubblica sicurezza e da Roma fosse arrivato l'indicazione di lasciar svolgere il rave, per superiori e imponderabili ragioni di ordine pubblico, così da scongiurare l'intervento dei reparti mobili.«Per sgomberare quell'area ci sarebbero voluti non meno di 400-500 agenti» calcola una nostra fonte. Insomma per far rispettare la legge e le norme anti Covid le forze dell'ordine avrebbero dovuto, forse, trasformare l'area intorno al lago in un piccolo campo di battaglia. Le indagini della magistratura e le interrogazioni parlamentari dovranno dirci se a Roma abbiano sottovalutato la faccenda o abbiano preferito evitare il rischio di disordini. C'è anche una terza possibilità, la più sconfortante: qualcuno potrebbe aver preferito, a cavallo di Ferragosto, far trascorrere ferie serene al ministro responsabile, Luciana Lamorgese, ai prefetti e ai questori di Grosseto e Viterbo e a tutti gli altri addetti all'ordine pubblico fuori sede per ferie.Dal Dipartimento di pubblica sicurezza escludono tassativamente che dietro alle decisioni prese nel pieno della bagarre possa esserci una ragione tanto futile e spiegano a mezza bocca che, a volte, di fronte a eventi come questo, occorre soppesare costi e benefici, come succede quando si rinuncia a sgomberare decine di palazzi di Roma occupati abusivamente.Alla fine il rave poteva avere conseguenze sicuramente peggiori di quelle che ci sono state, ma, dall'altra parte si sarebbero potuti evitare lo spaccio di droga, la morte di un ragazzo, una violenza sessuale e la devastazione di un'oasi che, per ritrovare il proprio equilibrio, avrà bisogno di anni.Di ipotetici «ordini superiori» abbiamo sentito parlare anche nei corridoi della procura di Viterbo, dove i magistrati guidati dal procuratore Paolo Auriemma hanno dato ai carabinieri l'incarico di ricostruire come sia avvenuta «l'invasione di terreni» di proprietà dell'imprenditore Piero Camilli, un reato previsto dall'articolo 633 del codice penale. Anche i pm intendono capire se fosse possibile impedire quell'assalto e se qualcuno, nella Capitale, abbia dato l'ordine, come risulta da una nota del prefetto di Viterbo Giovanni Bruno, di «monitorare, ma non bloccare» il flusso di mezzi diretti al rave e quali siano state, eventualmente, le ragioni alla base di tale scelta. Dal Dipartimento negano con forza che qualcuno possa aver dato quel diktat, ma nella comunicazione prefettizia è messo nero su bianco, con tanto di fonte: i carabinieri della stazione di Valentano. Ora bisognerà risalire alla catena di comando. Quel che è certo è che i prefetti coinvolti, che presiedono i rispettivi comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica, indicano l'indirizzo politico che ricevono direttamente dal governo, mentre i questori hanno la direzione tecnica dei servizi di polizia delle forze presenti sul territorio. Le autorità provinciali di pubblica sicurezza sono dunque il prefetto e il questore. Per questo è difficile immaginare che i carabinieri abbiano deciso in autonomia di non bloccare i camper, coordinandosi solo con la sala operativa del Comando generale dell'Arma.Sarà compito della magistratura capire se sussistessero reali motivi di ordine pubblico tali da considerare il male minore l'invasione dei terreni, lo spaccio libero di droga, che le forze dell'ordine non negano, e altri eventuali reati. Ricordiamo che in Procura sono in attesa delle analisi tossicologiche del ventiquattrenne annegato nel lago di Mezzano, il 15 agosto, nel pieno della kermesse, e hanno anche aperto un fascicolo per violenza sessuale. Una ventunenne trentina ha denunciato un amico coetaneo, ora indagato, che avrebbe abusato di lei.Ma questi sarebbero stati solo piccoli danni collaterali rispetto alla pax ferragostana voluta, forse, dal ministero guidato dalla Lamorgese.