2024-08-25
Magdi Cristiano Allam: «Sullo ius scholae il governo rischia»
Magdi Cristiano Allam (Ansa)
Il giornalista: «La battaglia di Fi può sfociare in una nuova maggioranza o in uno scenario modello Draghi. La cittadinanza non c’entra coi diritti: anzi su sanità, bonus e case popolari gli stranieri sono avvantaggiati».Magdi Cristiano Allam, giornalista e scrittore, come si spiega sul piano politico la proposta di Forza Italia sullo ius scholae?«Spesso, in politica, le proposte servono più a condizionare il quadro politico, rispetto al reale interesse a tradurne in legge i contenuti. Al momento, il contenzioso tra Forza Italia e la Lega sul cosiddetto ius scholae sussiste in un ambito puramente mediatico. Non ha finora interessato né l’azione del governo, né l’attività del Parlamento. Ma potrebbe per l’appunto avere un significato strategico».Strategico?«I tre partiti di governo appartengono a famiglie europee non solo diverse, ma anche contrapposte. In particolare, Forza Italia fa capo al Ppe, una forza che da sempre in Europa governa insieme alla sinistra. Dunque, la proposta di Forza Italia potrebbe essere un’avvisaglia: l’obiettivo è quello di omologare il quadro politico italiano a quello europeo. Quindi lo ius scholae potrebbe avere ricadute per il governo italiano. Tutto questo può sfociare in una nuova maggioranza di centrosinistra, oppure in soluzioni diverse, come quella che nel 2021 ha proiettato Mario Draghi a Palazzo Chigi».Quindi lei pensa che sul grande tema della cittadinanza possa nascere un «patto» tra le forze politiche per un cambio di governo, senza passare dal voto?«Esattamente, un governo più o meno di emergenza fondato su basi programmatiche che comprendano anche la riforma delle regole per l’accesso alla cittadinanza». Ma che male c’è ad accordare la cittadinanza ai ragazzi che hanno concluso il ciclo scolastico decennale?«Lo ius scholae si fonda sul presupposto che i contenuti della cittadinanza corrisponderebbero a quelli dell’istruzione scolastica. Si immagina insomma che le materie imparate a scuola coincidano con i valori che sostanziano la cittadinanza. Ma questo presupposto è totalmente infondato».E perché?«Perché oggi, nelle nostre scuole, più che insegnare i contenuti della cittadinanza italiana si insegna casomai la cittadinanza europea, o semplicemente si insegna ad essere cittadini del mondo. Persino definirsi nazione è considerato un fatto problematico, associato in maniera infamante a periodi bui della nostra storia. E a scuola spesso si rinuncia a festeggiare il Natale per accontentare le minoranze aventi tradizioni differenti».Si dice però che oggi il mondo è cambiato, e i tempi sono maturi per riformare la cittadinanza. Militari e atleti olimpici azzurri con origini straniere non rappresentano forse una bellissima immagine?«Certo, difatti bisogna fare una distinzione tra l’etnia e la cittadinanza, che non ha nulla a che fare con il colore della pelle o con il Paese di origine. Non commettiamo l’errore – come fa qualcuno – di considerare italiano chi ha i capelli biondi e gli occhi azzurri. No: è cittadino italiano chi veramente si identifica nei valori che sostanziano la civiltà italiana, e chi ottempera alle regole, a prescindere dalla provenienza».Quindi non pensa che l’Italia, da questo punto di vista, sia rimasta indietro?«Al contrario. Come ha ricordato il ministro dell’Interno, l’Italia detiene il record europeo di cittadinanze accordate, spesso con fin troppa faciloneria. Concediamo la cittadinanza anche a persone che non conoscono mezza parola di italiano, o a donne che si presentano di fronte ai pubblici ufficiali completamente velate. Il reddito di “cittadinanza”, nonostante la dicitura, è stato elargito anche agli stranieri, che sono equiparati agli italiani anche nelle graduatorie per l’attribuzione delle case popolari, gli asili nido, i bonus, la sanità gratuita».Morale?«La verità è che oggi in Italia sostanzialmente non c’è più differenza tra il cittadino e lo straniero. Anzi, solitamente gli stranieri sono automaticamente avvantaggiati, perché risultano avere più figli e redditi più bassi. E talvolta non pagano nemmeno il costo di alcune prestazioni integrative, risultando senza reddito, senza fissa dimora o comunque irreperibili. Come diceva Platone, “quando accettiamo che chiunque ci capiti in casa possa acquistarvi gli stessi diritti di chi l’ha costruita, e quando i capi tollerano tutto questo per guadagnare consensi, l’arbitrio si estende a tutto e ovunque nasce l’anarchia”».Anche lei ha chiesto di diventare cittadino, e ci è riuscito.«Quando arrivai in Italia dall’Egitto, nel 1972, gli stranieri in tutto erano pochissimi, 130.000, quasi tutti studenti che venivano in Italia con una conoscenza della lingua: si poteva ottenere la cittadinanza con soli 5 anni di residenza. Non ho mai pensato di prenderla, perché non mi sono mai sentito straniero, mi sentivo a tutti gli effetti parte integrante del popolo italiano. Ho avvertito questa necessità solo per esigenze lavorative, perché all’epoca non ci si poteva iscrivere all’ordine dei giornalisti se non si era cittadini italiani».Quindi?«Quindi sottolineo il paradosso: quando gli stranieri in Italia erano pochi e compatibili con il resto della popolazione, non si sentiva la necessità di mettere mano alle regole della cittadinanza. Oggi che gli stranieri sono infinitamente più numerosi e meno integrati, schiudiamo le porte a quella che non è accoglienza, ma invasione».Dunque, le regole sulla cittadinanza vanno bene così come sono?«Penso sia sbagliato continuare a parametrare tutto su aspetti quantitativi (gli anni di residenza, i cicli di studi) e non qualitativi. Di questo passo l’Italia continuerà a importare soggetti antitetici alle nostre tradizioni, e questo, sommato al crollo demografico, comporterà nei decenni una islamizzazione e una sottomissione del nostro territorio».Portare avanti lo ius scholae è incompatibile con la difesa dei valori cristiani e l’appartenenza al Ppe?«Chiariamo: il Partito popolare europeo di cristiano non ha nulla, anzi, è totalmente relativista sul piano dei valori. E io lo posso dire perché ne ho fatto parte, nel 2009: sono entrato nel parlamento europeo come capolista dell’Udc, facente capo al Ppe. Dopo un anno sono fuggito, avendo preso atto del relativismo di cui sopra: sui temi dell’aborto, dell’eutanasia e anche della cittadinanza. Non è un caso che la dirigenza europea si regga da sempre sull’alleanza tra popolari e socialisti».Il Partito democratico spinge per lo ius soli: diventa cittadino chi nasce su territorio italiano.«Sarebbe la morte dell’Italia. Sicuramente, nell’elaborare queste proposte, il Pd cerca il voto degli stranieri. Seguono le orme di Melenchon, che in Francia ha vinto principalmente grazie ai voti di quelle comunità straniere che hanno acquisito la cittadinanza, in primis gli islamici. La sinistra italiana ha in mente questa prospettiva, e anche il Movimento 5 stelle è interessato».Al meeting di Rimini il governatore della Banca d’Italia Panetta ha rilanciato il concetto che occorre puntare sull’immigrazione regolare, per salvaguardare la salute delle finanze pubbliche e del sistema pensionistico.«L’aver educato i nostri figli a concepire la laurea come un traguardo ineluttabile, senza la quale verrebbe meno la dignità della persona, ha fatto sì che in Italia siano rimasti scoperti decine di migliaia di posti di lavoro manuali. Ma non è ipotizzabile immaginare che saranno gli stranieri a risanare i conti dell’Inps in profondo rosso: chi viene in Italia soltanto per interesse materiale resta uno straniero dentro di sé».È ancora convinto che non esista un islam moderato?«Esistono i musulmani moderati, e io lo sono stato per 56 anni: l’islam moderato no. Quello si fonda su due pilastri: il Corano e Maometto, e sono uguali per tutti».Tra Israele e Hamas la tregua sembra ancora lontana: cosa prevede, con la minaccia iraniana sullo sfondo?«Questa è l’unica guerra in cui una parte vuole semplicemente cancellare dalla carta geografica l’avversario. La posta in gioco è la sopravvivenza di Israele. Già Arafat nel 2000 rifiutò lo Stato palestinese offertogli dall’allora premier Barak, con la capitale su una porzione di Gerusalemme Est. Arafat rifiutò pur di non riconoscere il diritto di Israele all’esistenza».Dunque «due popoli due Stati» non è la soluzione?«È un mito, infondato, continuamente propugnato dalle cancellerie occidentali. Ma sono anzitutto i palestinesi a non volerlo. Israele non potrebbe chiedere di meglio che avere un interlocutore palestinese che impone alla popolazione di riconoscere lo Stato ebraico. Ma questo interlocutore non c’è mai stato».E intanto, tra poche settimane, gli Stati Uniti decideranno il loro destino.«Joe Biden è stato uno dei presidenti peggiori della storia: se il mondo è stato spinto sull’orlo dell’apocalisse nucleare, è lui il responsabile. Kamala Harris? Non sapevamo nemmeno chi fosse, immaginarla come salvatrice degli Stati Uniti mi pare una pura operazione di propaganda. Quanto a Trump: non ha mai accettato la sconfitta di quattro anni fa, e questo ha creato un precedente pericoloso sulla credibilità dell’istituto democratico, proprio nella patria della democrazia. Se anche stavolta Trump dovesse denunciare una truffa elettorale, temo seriamente l’esplosione di una guerra civile, in una nazione attraversata da grandi fratture, composta da cittadini armati».
Ecco #DimmiLaVerità del 16 ottobre 2025. Ospite il deputato della Lega Davide Bergamini. L'argomento del giorno è: "La follia europea dei tagli all'agricoltura e le azioni messe in campo per scongiurarli".