2021-07-01
Parigi stravolge la biologia: sì ai «figli senza papà». I vescovi attaccano Macron
Il Parlamento in Francia approva la legge sulla bioetica, che estende la fecondazione alle coppie lesbiche e alle donne sole. Chiesa sulle barricate: «Subito una moratoria».Next Digital, società del magnate agli arresti Jimmy Lai, interrompe tutte le sue attività.Lo speciale contiene due articoli.I papà sono diventati un optional in Francia, dopo l'approvazione da parte dell'Assemblea nazionale della nuova legge sulla bioetica. Il testo estende il diritto alla procreazione medicalmente assistita (Pma) anche alle donne sole o alle coppie di lesbiche, seppur con qualche limite. La «Pma per tutte» figurava nel programma elettorale di Emmanuel Macron nella campagna presidenziale del 2017. Quattro anni dopo è diventata una delle poche promesse mantenute dal presidente francese. Peccato che questo sia avvenuto a spese dei nascituri che verranno al mondo senza un padre, giusto per soddisfare l'egoismo di una minoranza ultrarivendicativa e militante che punta ad arrivare all'utero in affitto. Nei primi quattro anni del suo mandato, Macron ha avuto non pochi incidenti di percorso sulla strada delle riforme promesse. Dagli scioperi a singhiozzo delle ferrovie quando voleva risanare le Fs francesi, ai quasi 15 mesi di protesta dei gilet gialli. Poi ci sono stati vari attentati terroristici e Monsieur le Président ha fatto cilecca anche nella lotta contro le infiltrazioni islamiste nella società e nel quotidiano dei francesi. Non vanno dimenticati l'affaire Alexandre Benalla e la pessima gestione della crisi del Covid-19 da parte di due sostenitori della nuova Pma, ovvero l'ex ministro della salute Agnès Buzyn e il suo successore attualmente in carica, Olivier Véran. Di fronte a queste difficoltà, il capo di Stato francese ha scelto la via più semplice per mantenere una promessa elettorale: privare, per legge, dei bambini della figura paterna. Dopo tutto, i bambini non votano e non scendono in strada a protestare, vestiti di giallo.Concretamente, la nuova legge sulla bioetica prevede che le donne sole e le coppie di lesbiche di meno di 43 anni possano ricorrere alla Pma esattamente come le coppie eterosessuali, per le quali era prevista questa opportunità nel caso uno dei due genitori fosse sterile o portatore di una malattia grave trasmissibile al bambino. Il ricorso alla Pma sarà rimborsato al 100 per cento per le donne fino a 43 anni. Quindi saranno i contribuenti a pagare il capriccio di qualche centinaia di coppie di lesbiche o di donne sole. Secondo il Servizio sanitario nazionale transalpino, l'inseminazione artificiale costa circa 950 euro, mentre il prezzo da pagare per una fecondazione in vitro va da 3.000 a 4.000 euro.La nuova legge ha esteso anche il diritto di conservare i propri gameti. Da adesso in poi, donne e uomini potranno far congelare i propri ovuli o spermatozoi fino al compimento del proprio trentaduesimo compleanno, in previsione di una gravidanza entro i 42. Il tutto è stato giustificato dalla causa della «lotta all'infertilità».La nuova Pma presenta una serie di criticità dal punto di vista etico, implicitamente riconosciute anche dal legislatore. Andiamo per ordine. Le donne sole e le coppie di lesbiche avranno bisogno di ricorrere a un donatore di sperma per concepire un bambino. Il testo approvato dall'Assemblea nazionale prevede che i bambini nati grazie al dono di gameti potranno, una volta raggiunta la maggiore età, conoscere l'identità del donatore. Ma la legge vieta di creare dei «legami di filiazione» visto che i donatori non avranno mai l'obbligo di riconoscere i propri figli. La «fantasia» della maggioranza macronista, sostenuta dai partiti di sinistra, non si è fermata a questo obbrobrio giuridico. Le regole per creare delle «nuove» famiglie - che scimmiottano la famiglia tradizionale - hanno introdotto anche la figura del genitore decretato da un notaio. In effetti, nelle coppie di lesbiche, la compagna della madre biologica potrà diventare «genitore» del neonato grazie a un atto di riconoscimento congiunto firmato davanti al notaio prima della nascita. Tale regola è già prevista per le coppie eterosessuali.Leggendo questi due passaggi della nuova Pma verrebbe da dire che chi ha «partorito» la norma abbia capito sin da subito che non si può lasciar credere a un bambino che sia nato da due donne. Bisognava metterci una pezza legale e fa niente se, una volta maggiorenne, il frutto della nuova Pma dovesse scoprire chi era il proprio padre biologico. Il giovane dovrà accontentarsi di avere un genitore nato da uno sterile atto notarile. Il voto dell'Assemblea nazionale non ha suscitato troppe reazioni, nemmeno tra i partiti conservatori. Solo la Chiesa cattolica d'Oltralpe ha fatto sentire la propria voce. Senza giri di parole il responsabile del gruppo di bioetica della Conferenza episcopale francese - monsignor Pierre d'Ornellas, arcivescovo di Rennes - ha parlato di un «fallimento che ferisce la nostra democrazia». Il presule ha anche auspicato una moratoria sulla nuova Pma, per avere il tempo di «riflettere collettivamente» in modo da arrivare ad «un pensiero comune sulla dignità umana, inseparabile dalla fraternità, che ci lega gli uni agli altri, perché sappiamo tutti che il più piccolo come il più grande, il più fragile come il più forte, hanno la stessa dignità per il fatto stesso che sono esseri umani». Per ora l'appello lanciato dai vescovi di Francia è rimasto inascoltato.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/macron-vescovi-2653614785.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="repressione-senza-limiti-a-hong-kong-chiude-leditore-dell-apple-daily" data-post-id="2653614785" data-published-at="1625135288" data-use-pagination="False"> Repressione senza limiti a Hong Kong. Chiude l’editore dell’«Apple Daily» Non si placa la mannaia del Partito comunista cinese contro la stampa dissidente di Hong Kong. Next Digital, società editrice della testata pro democrazia Apple Daily, cesserà infatti le proprie attività a partire dalla giornata di oggi: è quanto si è appreso, nelle scorse ore, da un memorandum interno reso noto da Reuters. In particolare, va ricordato che gli asset di Next Digital sono stati recentemente congelati, sulla base della controversa legge sulla sicurezza nazionale, entrata in vigore l'anno scorso per volontà di Pechino: un congelamento che ha messo la società in forti difficoltà sotto il profilo economico. Secondo quanto riferito dal South China morning post, la notizia dello stop è arrivata poco dopo che Next Digital aveva accettato di vendere Amazing sino international: una sussidiaria che pubblica l'edizione online taiwanese dell'Apple Daily. La Repubblica popolare sembra insomma sempre più intenzionata a colpire i centri di dissenso presenti nell'ex colonia britannica. Appena giovedì scorso, Apple Daily si era del resto trovato costretto a dare alle stampe il suo ultimo numero: una chiusura avvenuta pochi giorni dopo il raid del 17 giugno, quando ben 500 poliziotti avevano fatto irruzione nella redazione della testata, arrestando cinque dirigenti, sequestrando del materiale e congelando asset di società connesse al giornale. In particolare, le autorità hanno accusato la testata di collusione con potenze straniere ostili: a finire nel mirino sono stati una trentina di articoli attraverso cui si sarebbe cercato di promuovere sanzioni contro Hong Kong. Tutto questo, mentre lo stesso fondatore di Next Digital, il magnate e attivista pro democrazia, Jimmy Lai, è in carcere ormai da mesi con l'accusa di aver preso parte a manifestazioni non autorizzate. Del resto, proprio la legge sulla sicurezza nazionale è finita al centro di un report, pubblicato ieri da Amnesty International. «In un anno, la legge sulla sicurezza nazionale ha messo Hong Kong sulla buona strada per diventare uno stato di polizia e ha creato un'emergenza per i diritti umani per le persone che vi vivono», ha affermato la direttrice regionale Asia-Pacifico di Amnesty, Yamini Mishra. In un simile clima, le autorità hanno anche vietato per il secondo anno consecutivo la marcia pro democrazia che avrebbe dovuto tenersi oggi: l'1 luglio infatti si commemora il passaggio dell'ex colonia britannica alla Cina, avvenuto nel 1997. La motivazione ufficiale del divieto si è basata su ragioni di carattere sanitario: resta tuttavia molto più verosimile che l'intento sia stato in realtà quello di evitare probabili proteste (come quelle, per esempio, verificatesi l'1 luglio 2019). Divieti del genere non sono nuovi: le autorità locali hanno infatti proibito, a inizio giugno, la veglia in ricordo delle vittime di Piazza Tiananmen. Anche in quella circostanza sono state guarda caso citate ragioni di natura sanitaria. La Repubblica popolare non vuole d'altronde correre il rischio di vedersi rovinati i festeggiamenti in corso per il centenario della nascita del Partito comunista cinese (centenario la cui data ricorre proprio nella giornata di oggi). La macchina della propaganda autocelebrativa è già all'opera, con un grande evento tenutosi lunedì scorso nello Stadio nazionale di Pechino. Il Dragone punta infatti a una dimostrazione di potenza e coesione davanti al mondo intero: una dimostrazione che dossier come quelli di Hong Kong e dello Xinjiang, dove viene perseguitata la minoranza uigura, rischiano tuttavia di compromettere seriamente.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)