{{ subpage.title }}

True

Macron blocca i disabili diretti a Lourdes

Macron blocca i disabili diretti a Lourdes
ANSA

En marche. Con le sedie a rotelle. E le stampelle in spalla. Il presidente Emmanuel Macron mostra finalmente il volto nuovo dell'Europa solidale: infatti ha fermato i treni degli invalidi diretti a Lourdes. Sui binari francesi possono passare i convogli ad alta velocità, non quelli dell'Unitalsi (Unione nazionale italiana trasporto ammalati a Lourdes e santuari internazionali). Ma si capisce: che vogliono questi malati? La prossima volta imparino la lezione: anziché presentarsi con quelle bende bianche che non sono per nulla chic, si mettano un bel completo grigio di Yves Saint Laurent. Invece dell'acqua benedetta si facciano portare champagne. E quando alla frontiera qualcuno chiederà «dove state andando?», dimentichino la grotta della Vergine e rispondano a una voce: «A chiedere il miracolo a Bruxelles».

Voi pensate che stiamo esagerando? Macché. È stata proprio l'Unitalsi a denunciare il blocco dell'invalido alla frontiera di Mentone, la dura reazione di Parigi di fronte al pericoloso assalto delle Brigate Pannolone. Il tradizionale pellegrinaggio da Verona (quasi mille persone) doveva partire il giorno di Pasquetta. Ma, sapendo che ci sarebbero stati degli scioperi, gli organizzatori hanno anticipato tutto alla sera di Pasqua. «Così eviteremo l'intoppo», hanno pensato. Illusi. Lo spostamento organizzativo è stato inutile. Le Ferrovie francesi non hanno avuto pietà. Per salvaguardare la clientela più pregiata, hanno deciso di limitare comunque le corse sui binari francesi: avanti i treni ad alta velocità, fermi gli altri. Compresi i malati diretti a Lourdes. Che per poter giungere a destinazione sono stati obbligati a trasbordare su pullman, tre dei quali attrezzati per malati gravi. Un disagio, simile a una deportazione, che avrebbe irritato anche i partecipanti a una gita scolastica. «Ce l'abbiamo fatta», ha invece commentato con soddisfazione Raffaello Ferrari, presidente di Unitalsi Verona, «malgrado le molte difficoltà. C'è stata un po' di preoccupazione, ma poi tutto si è risolto».

Nella splendida visione della nuova Europa di Macron, evidentemente, non c'è spazio per gli invalidi e tanto meno per le loro preghiere. Non è la prima volta, infatti, che si verificano disagi di questo genere. Al punto che i dirigenti dell'Unitalsi ora stanno pensando di abbandonare per sempre il tradizionale mezzo di trasporto su rotaia: troppi ostacoli, troppe discriminazioni. Una volta si andava a Lourdes sperando nel miracolo, adesso bisogna sperare nel miracolo per arrivarci. Non è esagerato? E così il presidente Macron potrebbe aggiungere al suo curriculum costruito in laboratorio un altro titolo di merito: da oltre 100 anni i treni Unitalsi solcano la Francia. Nessun altro è mai andato così vicino a eliminarli. En marche, ma non troppo.

Un altro motivo per continuare a ammirare questo bell'esemplare di europeista à la page, non vi pare? Dopo aver chiuso le frontiere di Ventimiglia, trattando l'Italia come un'appendice dell'Africa, considerandola in pratica la succursale della Libia; dopo aver cercato di fregarci un pezzo di territorio nazionale con il gioco delle tre cartine; dopo averci dichiarato guerra sui cantieri navali e, da ultimo, dopo avere invaso bellamente i nostri confini senza chiedere permesso né scusa, adesso scatena l'offensiva finale contro i malati diretti a Lourdes. Ci resta soltanto che vieti agli studenti italiani di salire sulla tour Eiffel a meno che non accettino di scendere con il paracadute e che se la pigli con la Gioconda prendendola a scudisciate sulla pubblica piazza («così impara a sorridere meglio di me») e poi lo potremo definitivamente proclamare santo protettore della nuova Europa unita e solidale. Dalla grotta di Lourdes al grottesco di Macron, il miracolo è servito. E pazienza se i malati Unitalsi non ci potranno più sperare nella guarigione. Del resto loro, per quanto sofferenti, in tutta questa storia sembrano essere i più sani.

Continua a leggereRiduci
È arrivato l’inverno. Il cavolo verza è l’ortaggio perfetto da portare a tavola
iStock
A qualcuno non piace l’odore della cottura. Ma è dovuto allo zolfo, che è un vero elisir di giovinezza: rafforza le articolazioni e rende belli capelli, pelle e unghie.

Per molti freddolosi, la stagione del quale il solstizio è stato il 21 dicembre appena passato, ovvero l’inverno, è una stagione del cavolo nel senso di stagione antipatica. Per noi, che siamo freddolosi, ma accettiamo la «legge» del ciclo delle stagioni, l’inverno è invece una bella stagione, fredda, certo, ma tra camini, stufe, termosifoni, inverter e impianti a pavimento, be’ ci sono mille modi per scaldarsi, e casomai per noi l’inverno non è una stagione del cacchio poiché fredda, ma la stagione «dei» cavoli, che sono tanto buoni e fanno bene. E sono pure tanti. Uno di essi è il cavolo verza, molto radicato nella nostra nazione, in passato più al nord, ora ovunque. Anche chiamato semplicemente verza, il cavolo verza è una pianta orticola biennale della famiglia delle Brassicacee. Biennale vuol dire che si tratta di una pianta il cui ciclo biologico di vita dura due anni.

Continua a leggereRiduci

Con Fausto Biloslavo e Saif Abouabid approfondiamo il caso del leader dei palestinesi in Italia finito sotto inchiesta. È un supporter di Hamas o contro di lui sono state montate accuse false per compiacere Israele?

L’ateismo crea una società di depressi
Ansa
Pensieri negativi e suicidi sono in costante aumento, come dice pure l’Oms. Aver allontanato Dio ha creato un esercito di scontenti. I quali credono di colmare il loro vuoto negando la realtà: perfino interrompendo una gravidanza o cambiando il proprio sesso.

Sono due i proverbi che hanno a che fare con la contentezza, «chi si contenta, gode» e «cuor contento Dio l’aiuta». Potremmo fonderli in una nuova massima: «Chi si contenta gode, quindi è contento, quindi il ciel lo aiuta». Il contentarsi è il primo fondamentale gradino alla contentezza, il non contentarsi il primo dello scontento, e lo scontento è il primo disequilibrio che con micidiale effetto domino squilibra tutta la costruzione mentale, portando alla depressione e al suicidio. Il cuore per essere contento dovrebbe credere in Dio. È possibile la felicità per un ateo, ma come evento saltuario e fragile, legato a una serie di fortunati eventi. Chi crede in Dio Gli è grato, di ogni cosa, dall’acqua all’aria, dalle scarpe ai piedi su cui metterle. La nostra fede può diventare talmente enorme, da ringraziare anche per il dolore, come il mezzo che Dio ha scelto per avvicinarci a lui.

Continua a leggereRiduci
Serra ha trovato la via della pace:
basta far scomparire tutti i maschi
Michele Serra (Ansa)
Condividiamo la desolazione che ieri ha espresso su Repubblica Michele Serra deprecando «le parole di guerra che ultimamente sbocciano ovunque con una leggerezza feroce». Scrive Serra, con moltissime ragioni, che «si è tornati a parlare della guerra non solo come una ordinaria circostanza della storia, ma come una prova del fuoco alla quale possono sottrarsi solo il pusillanime e l’imboscato; e di conseguenza si è tornati a parlare della pace come di una imbelle patologia del benessere. Si leggono costernati rimproveri ai giovani europei», prosegue l’editorialista, «che in larga parte, alla domanda se morirebbero per la Patria, rispondono, come Bartleby, “preferirei di no”. Aspettarsi un “preferirei di sì”, dopo ottant'anni di pace, corrisponde ad aspettarsi un “preferisco la fame” dopo ottant'anni di piatti pieni».
Continua a leggereRiduci
Le Firme

Scopri La Verità

Registrati per leggere gratuitamente per 30 minuti i nostri contenuti.
Leggi gratis per 30 minuti
Nuove storie
Preferenze Privacy