2022-10-27
Macron punta sul Papa per la pace mentre Putin si prepara all’atomica
Emmanuel Macron e Papa Francesco (Ansa)
L’Eliseo ha chiesto a Francesco di fare da mediatore e di chiamare lo zar, il patriarca Kirill e Washington. Test militare nucleare di Mosca che si irrita con l’Italia per l’esclusione dalla riunione sul disarmo a Roma.Joe Biden e Vladimir Putin: sono loro i due protagonisti dello scenario geopolitico da portare al tavolo del negoziato per trovare davvero la via della pace in Ucraina. Questa, che può sembrare la scoperta dell’acqua calda, è la chiave che il presidente Emmanuel Macron ha posto sul tavolo del suo incontro con Francesco di lunedì scorso; per aprire una possibilità di negoziato che proprio la Santa Sede ha cercato di percorrere fin dallo scoppiare della crisi nel febbraio scorso.«Ho incoraggiato papa Francesco a telefonare a Vladimir Putin e al patriarca di Mosca, Kirill, ma anche a Joe Biden», ha rivelato Macron al settimanale francese Le Point. Perché, ha sottolineato ancora il capo dell’Eliseo, «abbiamo bisogno che gli Stati Uniti si siedano attorno al tavolo per favorire il processo di pace in Ucraina».Nel lungo colloquio tra Macron e papa Bergoglio, oltre un’ora di udienza, c’è un punto che i due condividono e su cui lavorano da tempo: quello di non isolare Putin, l’aggressore, che non può essere tenuto fuori dal dialogo se si vuole davvero risolvere la crisi Ucraina.Le parole di Macron, che ha chiaramente indicato il Papa come possibile mediatore super partes, sono state accolte positivamente dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, come ha riportato ieri l’altro la Tass. A dimostrazione che la chiave potrebbe essere quella giusta, anche il cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, ieri ha detto che «la dichiarazione del Cremlino di ieri con la loro posizione che è quella di apertura». lascia spiragli di «speranza» anche se «non sappiamo che cosa significano queste parole e quali sviluppi potranno avere».Nelle sacre stanze, e in particolare nella seconda sezione della Segreteria di Stato, quella per i Rapporti con gli stati, le parole di Macron hanno ridato fiato a una speranza che viene coltivata fin dalle prime settimane dalla aggressione russa ai confini ucraini. L’unica voce che ha sempre cercato di non rinnegare le ragioni dell’aggredito rispetto all’aggressore e, nello stesso tempo, ha avvertito sulla complessità di una situazione che non può essere interpretata con semplicistiche liste di buoni e cattivi, è proprio quella del Papa. Ed è significativo che il presidente francese abbia incluso anche il patriarca ortodosso russo Kirill tra le telefonate che Francesco dovrebbe fare per intavolare la mediazione perché sa, e lo sa anche il Papa, che non potrebbe esserci un vero ruolo super partes del vescovo di Roma senza un qualche dialogo religioso con Kirill che preceda l’azione diplomatica. L’incrocio tra culture, religioni e politica è centrale per sbrigliare la matassa ucraina verso la pace.I segnali che arrivano da Mosca, dice il cardinale Parolin, sono «generici» e di concreto per ora ancora nulla, ma i canali adesso sono riaperti. Non è escluso che la diplomazia vaticana riparta proprio dalla Chiesa ortodossa russa e dal patriarca Kirill che, pur avendo fornito una discutibile copertura ideologica all’azione militare russa, resta pur sempre il primo interlocutore insieme allo stesso Putin. «Le religioni», ricordava Francesco martedì all’incontro organizzato al Colosseo dalla Comunità di Sant’Egidio, l’Onu di Trastevere, «non possono essere utilizzate per la guerra. Solo la pace è santa e nessuno usi il nome di Dio per benedire il terrore e la violenza». Tuttavia, diceva sempre Francesco ai leader religiosi radunati a Roma, «la pace è nel cuore delle religioni, nelle loro scritture e nel loro messaggio».Due sono i rischi presenti nell’iniziativa diplomatica rilanciata dall’incontro tra Macron e Francesco: da una parte, è chiaro che è molto difficile si possa intavolare un negoziato se, come continua a ripetere lo stesso Macron, la pace è possibile solo come e quando vogliono gli ucraini. E a Kiev sono convinti, o si sono convinti, che possono vincere la guerra, quindi difficilmente sono orientati a sedersi intorno a un tavolo. Dall’altra parte, i russi potrebbero mostrare aperture verso l’iniziativa del Papa solo a parole, per non contristare un’autorità morale planetaria e, nello stesso tempo, tenersi dei canali aperti ma senza una concreta volontà di dialogo.Il conflitto che dura da otto mesi vede oramai un numero spaventoso di morti e un coinvolgimento mondiale: il Papa la chiama apertamente «terza guerra mondiale». Ieri la Russia ha realizzato un’esercitazione nucleare, svolta sotto gli occhi di Putin e del mondo intero, mettendo in atto «un attacco nucleare massiccio» delle sue forze strategiche in risposta ad un eventuale «attacco nucleare del nemico». E la Nato testa le squadriglie con le armi tattiche. Ieri a Roma sono stati estromettessi gli esperti russi dal partecipare a una seduta sulle questioni operative dell’iniziativa sulla lotta alla proliferazione di armi di distruzione di massa, tanto che la la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, citata dalla Tass, ha mandato a dire all’Italia che «questo è un altro attacco provocatorio alla Russia».È una guerra tra Occidente e Russia quella che si combatte in Ucraina e le prospettive di un escalation ci sono tutte. Lo hanno scritto anche 30 deputati dem americani al loro compagno di partito e presidente Joe Biden, chiedendogli, come ha riportato qualche giorno fa il Washington post, di «affiancare il sostegno economico e militare senza precedenti che gli Stati Uniti stanno fornendo all’Ucraina con una spinta diplomatica proattiva, raddoppiando gli sforzi per cercare un quadro realistico per arrivare a un cessate il fuoco». Non è escluso che dalla Santa Sede si parta anche da Washington per trovare una via al negoziato di pace.
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