2025-09-05
Macron offre a Kiev una armata fantasma: «Gli Usa ci aiutano». Ma mollano il vertice
Roma, Berlino e Varsavia: no alle truppe. Parigi scuce impegni monetari e lancia una missione segreta. Trump: basta barili russi.La nona riunione di «alto livello» dei volenterosi ha partorito una missione segreta. C’è la «forza di rassicurazione» da spedire in Ucraina, ma solo dopo la fine della guerra. Quella che gli stessi volenterosi ritengono che la Russia non voglia far finire. Tuttavia, i dettagli sull’operazione non saranno divulgati. Emmanuel Macron, che ieri ha ospitato a Parigi il vertice della coalizione, mezzo in presenza e mezzo da remoto, ha dichiarato di non voler fornire ulteriori spiegazioni «per non espormi» e per non mostrare «il nostro piano alla Russia di Putin». In ogni caso, ha giurato, «i nostri capi di Stato maggiore lo hanno e sono pronti» e lo stesso «vale per i 26 Paesi che contribuiranno», sui 35 in totale, tra i quali Giappone, Canada e Australia.A sfilarsi dalla per ora fantomatica spedizione con gli stivali sul terreno è stata, di nuovo, l’Italia: Palazzo Chigi ha ribadito «l’indisponibilità a inviare soldati», mentre «ha confermato», si leggeva ieri in un comunicato, «l’apertura a supportare un eventuale cessate il fuoco con iniziative di monitoraggio e formazione al di fuori dei confini ucraini». Per Giorgia Meloni, resta sul tavolo «la proposta di un meccanismo difensivo di sicurezza collettiva ispirato all’articolo 5» del Trattato Nato. Volodymyr Zelensky, volato nella capitale francese, aveva già accolto con favore l’ipotesi, benché abbia ribadito di non voler ripetere gli errori del Memorandum di Budapest del 1994, quando il backstop degli alleati rimase sulla carta. L’una soluzione non esclude l’altra, ma l’inquilino dell’Eliseo, per protagonismo, ci tiene a far passare la linea dell’impegno diretto, anche tirando per il tailleur Ursula von der Leyen. La quale, nonostante le perplessità e le critiche della sua Germania, ha insistito sui «tre compiti principali» per Kiev: «Trasformare l’Ucraina in un porcospino d’acciaio», cioè aumentare il potenziale delle sue forze armate; creare «una forza multinazionale per l’Ucraina sostenuta dagli Stati Uniti»; consolidare «la posizione difensiva dell’Europa».Proprio Berlino ha messo dei paletti precisi al coinvolgimento tedesco: decideremo «a tempo debito», ha spiegato la cancelleria di Friedrich Merz, «in merito all’impegno militare, una volta chiarite le condizioni quadro». Condizioni che, evidentemente, a differenza di quanto sostiene il presidente francese, non sono ancora chiare. In linea di massima, l’idea della Germania è che essa accetterà di fortificare la contraerea e il potenziale offensivo dell’esercito di Zelensky, a patto che Mosca negozi sul serio, che il Bundestag approvi (è la democrazia parlamentare!) e che gli Usa non si sfilino. Del che è lecito dubitarne.Donald Trump ha chiesto agli europei di interrompere gli acquisti di petrolio russo. «È scontento», ha riferito Zelensky, che con lui ha discusso di «protezioni dei cieli» e sopratutto di sanzioni. Il leader transalpino giura che gli americani «sono stati molto chiari: vogliono essere parte del lavoro di garanzia della sicurezza», tanto che il loro contributo «sarà finalizzato nei prossimi giorni»; e stando alla Von der Leyen, il sostegno di Washington ai 26 «è compreso» nel pacchetto; non risulta, comunque, che il tycoon abbia sottoscritto una solenne promessa. Vuole «fermare la macchina da guerra russa», ha osservato il premier finlandese, Alexander Stubb, ma a spese del Vecchio continente, che tramite la Nato dovrà comprare gli armamenti da consegnare alla resistenza. L’inviato di Trump, Steve Witkoff, ieri ha lasciato il summit parigino dopo soli 45 minuti, per via - hanno informato dall’Eliseo - di «un altro appuntamento programmato». E il Financial Times sostiene che gli Usa toglieranno gradualmente i fondi (1 miliardo di euro) agli eserciti dei Paesi ai confini con la Russia: dovrà pagare l’Ue.L’ampiezza e la compattezza del fronte continentale sono ben più limitate di quanto abbia cercato di far apparire Macron. Tra i 26 Paesi disposti a intervenire, solo alcuni spedirebbero contingenti. Francesi e inglesi presidierebbero 2.000 chilometri di confini quasi in solitudine? Nel novero delle nazioni che daranno una mano, ha affermato monsieur le président, ci sono pure Italia, Polonia e Germania, che non intendono seguire lui e Keir Starmer con i boots on the ground: «Ognuno», ha detto il francese, «ha le sue modalità di contributo: alcuni inviando truppe sul territorio, altri mettendo a disposizioni le loro basi Nato». In ogni caso, sborsando. E donando missili a lungo raggio, come avviene da due anni a questa parte senza che ciò abbia mutato le sorti del conflitto. Donald Tusk ne ha approfittato per ricordare che Varsavia non manderà manco un soldato in Ucraina, «nemmeno dopo la fine della guerra. Siamo responsabili della logistica». Discorso chiuso.Von der Leyen ha celebrato i «risultati concreti» raggiunti ieri; eppure, quella dei volenterosi, più che una coalizione, è un’accozzaglia. Si va in ordine sparso, ciascuno a modo suo. Ne è stata rappresentazione plastica la caotica adesione al vertice, con Zelensky e vari capi di governo nella capitale francese e altri, più tiepidi, tra cui la Meloni e Merz, in videochiamata. Con tanto di surreale inconveniente per il primo ministro spagnolo, Pedro Sánchez, che voleva esserci di persona ma è stato costretto a rientrare a Madrid per un guasto all’aereo. I velivoli di Stato iberici, ha notato El País, «sono molto vecchi» e non c’è il via libera politico per acquistarne di nuovi. Chissà che supporto decisivo che potrà offrire la Spagna a Kiev: da far impallidire la memoria dell’Armada invencible.A suggellare l’irrilevanza strategica dell’Europa ci ha pensato la telefonata della Von der Leyen e del presidente del Consiglio Ue, Antonio Costa, al premier indiano, Narendra Modi, per implorarlo di convincere Putin a fare la pace. Ma in fondo, ci conviene? Dopo, le truppe, bisognerebbe mandarle sul serio...