
Durante la contestazione per la riforma pensionistica, un reporter ha dato notizia dell'ingresso del presidente in un teatro, segnalando anche la presenza di oppositori all'esterno: la polizia lo ha prelevato dalla sala. Marine Le Pen: «Azione da condannare». La collera dei francesi nei confronti del loro presidente, e della riforma pensionistica da lui voluta, non accenna a diminuire. Ma Emmanuel Macron - forse rinfrancato dalla lievissima risalita della sua popolarità al 32% (+2%) - non rinuncia a far arrestare chi lo contesta. È accaduto anche venerdì sera, quando un gruppo di oppositori al progetto di riforma ha cercato di penetrare all'interno del teatro parigino des Bouffes du Nord, in cui si trovava l'inquilino dell'Eliseo con la moglie, per assistere alla rappresentazione de La Mouche. Temendo il peggio, le guardie del corpo del capo dello Stato francese, lo hanno «messo in sicurezza» per qualche minuto. Poi Macron è tornato al suo posto e ha assistito alla pièce teatrale fino alla fine, come ha precisato il suo entourage che ha anche aggiunto che il presidente continuerà ad andare a teatro nonostante l'incidente. Mentre all'interno della sala il presidente tornava al proprio posto, all'esterno sono intervenute le forze dell'ordine in tenuta antisommossa che hanno respinto i manifestanti, come è accaduto spesso dall'inizio della protesta dei gilet gialli e ancora di più da quando - il 5 dicembre 2019 - ha preso il via lo sciopero contro la riforma delle pensioni, che costringe la nazione a vivere al rallentatore.Qualche decina di minuti prima - esattamente alle 20.58 - un giornalista indipendente e militante di sinistra pro gilet gialli, Taha Bouhafs, aveva scritto sui Twitter di trovarsi nel teatro «tre file dietro al presidente della Repubblica», aggiungendo anche che «dei militanti sono da qualche parte nei paraggi e invitano tutti a tornare. Si sta preparando qualcosa… La serata rischia di essere movimentata». Questo tweet ha provocato il fermo del giornalista freelance. Secondo testimoni - citati anche da Le Figaro - il giovane è stato prelevato dalla polizia quando si trovava ancora all'interno del teatro. Il freelance è stato portato in commissariato, come ha confermato un video diffuso su Twitter da un altro giornalista indipendente, David Dufresne, che tra l'altro ha anche provato come anche dei tweet precedenti, fatti da altri, avessero segnalato la presenza del presidente in loco. Ad esempio il profilo del «Comitato di sciopero del 12° arrondissement», che ha diffuso la notizia sul social network alle 20,46, ossia 12 minuti prima del del cronista fermato.Il giornalista freelance messo in «garde a vue» (stato di fermo, ndr) sera è solo l'ultimo di una lunga serie. Una decina di giorni fa anche il suo collega Jean Ségura ha passato una notte in commissariato, dopo essere stato bruscamente fermato dai poliziotti nel mezzo di una manifestazione contro la riforma delle pensioni, mentre svolgeva il proprio lavoro. Il trattamento riservato ai media (in particolare quelli indipendenti) dalle forze dell'ordine francesi suscita vari interrogativi. Secondo l'avvocato penalista Ciro Perrelli, specializzato in diritto italiano e francese, quello che è accaduto nel teatro parigino non sarebbe sufficiente per giustificare il fermo: «Si ritiene che il giornalista abbia fomentato la folla», spiega il penalista iscritto ai fori di Parigi e Milano, «ma non ha fatto altro che twittare la presenza di Emmanuel Macron in un teatro. Uno spazio pubblico, in cui si svolgeva un evento pubblico, non riservato al capo dello Stato. Il giornalista ha anche rilevato la presenza di manifestanti nella zona, ma non li ha sobillati. Ha semplicemente descritto due realtà». Per l'avvocato «il diritto all'informazione e il diritto di cronaca devono essere rispettati. La restrizione della libertà personale non è conforme alle disposizioni vigenti in materia di garde a vue, pertanto ingiustificata». I fatti di venerdì sera hanno suscitato numerose reazioni politiche. Oltre alle prese di posizione di condanna da parte dei rappresentanti de La République en marche, anche Marine Le Pen è stata molto critica: «Queste azioni», ha detto la presidente del Rassemblement national, «devono essere condannate» e ha aggiunto che «il governo, con il suo comportamento, ha contribuito [...] a far aumentare la tensione». Di segno opposto, la reazione di Eric Coquerel, deputato del partito di estrema sinistra de La France insoumise: «In che regime ci troviamo», si è chiesto l'esponente di sinistra, «perché un presidente, reso furioso dalla contestazione dei manifestanti fuori da un teatro, faccia arrestare un giornalista che si trovava sul posto e che ha osato comunicare sulla sua presenza?». Dopo l'assalto al teatro, anche un altro simbolo del macronismo è stato preso di mira. Nelle prime ore di sabato, degli sconosciuti hanno incendiato una parte del ristorante La rotonde, dove Macron aveva festeggiato i risultati del primo turno delle presidenziali. Anche altri esponenti di La République en marche incontrano forti difficoltà quando escono dai palazzi della politica. Giovedì sera, la segretaria di Stato alle Pari opportunità, Marlène Schiappa, fedelissima del capo dello Stato, è stata accolta in un meeting della campagna per le municipali di marzo da decine di contestatori della riforma pensionistica. Anche in quell'occasione, il numero dei poliziotti presenti era elevato. Ieri intanto si è svolto il 62° atto dei gilet gialli. Il numero di agenti schierati lungo il corteo parigino era impressionante e la tensione altissima e ci sono stati vari tafferugli. Alla fine della giornata si contavano più di 30 fermi. Oltre al corteo in giallo, si è tenuta anche un'altra protesta: l'orchestra e il coro dell'Opéra di Parigi hanno eseguito alcuni brani sulla piazza antistante al celebre teatro, per contestare la riforma pensionistica.
(Guardia di Finanza)
Sequestrate dalla Guardia di Finanza e dai Carabinieri oltre 250 tonnellate di tabacchi e 538 milioni di pezzi contraffatti.
I Comandi Provinciali della Guardia di finanza e dell’Arma dei Carabinieri di Torino hanno sviluppato, con il coordinamento della Procura della Repubblica, una vasta e articolata operazione congiunta, chiamata «Chain smoking», nel settore del contrasto al contrabbando dei tabacchi lavorati e della contraffazione, della riduzione in schiavitù, della tratta di persone e dell’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
Le sinergie operative hanno consentito al Nucleo di polizia economico-finanziaria Torino e alla Compagnia Carabinieri di Venaria Reale di individuare sul territorio della città di Torino ed hinterland 5 opifici nascosti, dediti alla produzione illegale di sigarette, e 2 depositi per lo stoccaggio del materiale illecito.
La grande capacità produttiva degli stabilimenti clandestini è dimostrata dai quantitativi di materiali di contrabbando rinvenuti e sottoposti a sequestro: nel complesso più di 230 tonnellate di tabacco lavorato di provenienza extra Ue e circa 22 tonnellate di sigarette, in gran parte già confezionate in pacchetti con i marchi contraffatti di noti brand del settore.
In particolare, i siti produttivi (completi di linee con costosi macchinari, apparati e strumenti tecnologici) e i depositi sequestrati sono stati localizzati nell’area settentrionale del territorio del capoluogo piemontese, nei quartieri di Madonna di Campagna, Barca e Rebaudengo, olre che nei comuni di Caselle Torinese e Venaria Reale.
I siti erano mimetizzati in aree industriali per dissimulare una normale attività d’impresa, ma con l’adozione di molti accorgimenti per svolgere nel massimo riserbo l’illecita produzione di sigarette che avveniva al loro interno.
I militari hanno rilevato la presenza di sofisticate linee produttive, perfettamente funzionanti, con processi automatizzati ad alta velocità per l’assemblaggio delle sigarette e il confezionamento finale dei pacchetti, partendo dal tabacco trinciato e dal materiale accessorio necessario (filtri, cartine, cartoncini per il packaging, ecc.), anch’esso riportante il marchio contraffatto di noti produttori internazionali autorizzati e presente in grandissime quantità presso i siti (sono stati infatti rinvenuti circa 538 milioni di componenti per la realizzazione e il confezionamento delle sigarette recanti marchi contraffatti).
Gli impianti venivano alimentati con gruppi elettrogeni, allo scopo di non rendere rilevabile, dai picchi di consumo dell’energia elettrica, la presenza di macchinari funzionanti a pieno ritmo.
Le finestre che davano verso l’esterno erano state oscurate mentre negli ambienti più interni, illuminati solo artificialmente, erano stati allestiti alloggiamenti per il personale addetto, proveniente da Paesi dell’Est europeo e impiegato in condizioni di sfruttamento e in spregio alle norme di sicurezza.
Si trattava, in tutta evidenza, di un ambiente lavorativo degradante e vessatorio: i lavoratori venivano di fatto rinchiusi nelle fabbriche senza poter avere alcun contatto con l’esterno e costretti a turni massacranti, senza possibilità di riposo e deprivati di ogni forma di tutela.
Dalle perizie disposte su alcune delle linee di assemblaggio e confezionamento dei pacchetti di sigarette è emersa l’intensa attività produttiva realizzata durante il periodo di operatività clandestina. È stato stimato, infatti, che ognuna di esse abbia potuto agevolmente produrre 48 mila pacchetti di sigarette al giorno, da cui un volume immesso sul mercato illegale valutabile (in via del tutto prudenziale) in almeno 35 milioni di pacchetti (corrispondenti a 700 tonnellate di prodotto). Un quantitativo, questo, che può aver fruttato agli organizzatori dell’illecito traffico guadagni stimati in non meno di € 175 milioni. Ciò con una correlativa evasione di accisa sui tabacchi quantificabile in € 112 milioni circa, oltre a IVA per € 28 milioni.
Va inoltre sottolineato come la sinergia istituzionale, dopo l’effettuazione dei sequestri, si sia estesa all’Agenzia delle dogane e dei monopoli (Ufficio dei Monopoli di Torino) nonché al Comando Provinciale del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco di Torino nella fase della gestione del materiale cautelato che, anche grazie alla collaborazione della Città Metropolitana di Torino, è stato già avviato a completa distruzione.
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In un tweet se la prende con «La Verità»: i danni collaterali con mRna non esistono.
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Raccomandato da Speranza & C. per detergere le mani, l’etanolo presente negli anti-germi rischia di essere messo al bando in Ue.






