
Il premier francese rischia grosso e si infuria con i suoi partiti in maggioranza: «Si combattono tra di loro e non mi sostengono». È la lezione di Mario Monti: le normali dinamiche del consenso terrorizzano gli europeisti.François Bayrou, primo ministro francese che oggi potrebbe essere mandato a casa, credo abbia preso lezioni da Mario Monti. Politico di terza fila, che nonostante sia entrato in Parlamento ai tempi di Mitterrand per ben tre volte è stato bocciato alle elezioni presidenziali, da quando Emmanuel Macron lo ha scelto per guidare un governo di minoranza si è montato la testa. In vista del voto di sfiducia programmato all’Assemblée nationale, Bayrou se n’è uscito con un’intervista a un canale online francese in cui accusa i partiti di essere impegnati «in guerra civile fra loro», ma di essere uniti nel pretendere le sue dimissioni. «Ecco delle formazioni politiche che non sono d’accordo su niente, ma sono in guerra civile le une contro le altre, e si mettono insieme per abbattere il governo». Presidente di un movimento che si definisce democratico e pure a capo, insieme con Francesco Rutelli, del Partito democratico europeo, Bayrou sembra stupito dal fatto che destra e sinistra siano d’accordo nel cacciarlo. Anzi, dalle parole pronunciate ai microfoni di Brut si capisce che è seriamente preoccupato. Cos’è questa abitudine di sfiduciare l’esecutivo? Da dove viene un’alleanza della maggioranza per farlo fuori ad appena nove mesi dal suo insediamento?Dovete sapere che Bayrou, fino al dicembre dello scorso anno, era un politico dimenticato, che dopo un passato in Parlamento con anche qualche incarico da ministro era finito a fare il sindaco di Pau, cittadina dei Pirenei, località dalla quale proviene. Macron lo scelse per guidare il governo dopo una serie di fallimenti. Prima quello di Élisabeth Borne, rimasta in carica come primo ministro per una ventina di mesi, poi quello di Gabriel Attal, che all’Hôtel de Matignon non ha festeggiato neppure gli otto mesi, quindi Michel Barnier, che è durato quanto un gatto in autostrada. Dopo aver bruciato un premier dietro l’altro (anche il predecessore della Borne ha avuto vita breve), un presidente della Repubblica con un minimo di dignità avrebbe fatto un passo indietro, dimettendosi. Ma Macron tiene così tanto alla poltrona ed è talmente presuntuoso che di gettare la spugna non ci pensa proprio. Dunque, dopo la bocciatura di Barnier, invece di fare quello che si dovrebbe fare in democrazia, ovvero riconsegnare la parola agli elettori, i quali avevano premiato la destra di Marine Le Pen e la sinistra del Fronte popolare ma non il partito centrista di Monsieur le Président, Macron ha incaricato Bayrou. Ovviamente il sindaco di Pau non aveva e non ha i numeri per tenere in piedi un governo, ma finora ha potuto contare sulla non sfiducia. So che la cosa fa tornare in mente i tempi passati, della nostra prima Repubblica. Infatti, come l’Italia di Andreotti, la Francia di Macron naviga a vista con governi balneari che si reggono sul mancato voto contrario. Per fare cosa? Niente o quasi, perché per fare qualche cosa non hanno i voti. Beh, Bayrou dopo aver tirato a campare (che come appunto diceva il Divo Giulio è sempre meglio che tirare le cuoia), in vista della legge di bilancio ha annunciato lacrime e sangue. Così, destra e sinistra hanno deciso di far piangere per primo lui e oggi molto probabilmente gli presenteranno il foglio di via. La versione francese di Mario Monti non sembra averla presa bene e dunque ieri si è scagliato contro i partiti che non sono d’accordo su nulla tranne che sulla decisione di liquidarlo. A quanto pare Bayrou ritiene la cosa scandalosa. Pure Bernard-Henri Lévy pare pensarla allo stesso modo. Lo scrittore sulla Stampa ha scritto un articolo in cui paragona il voto parlamentare a una ghigliottina. Secondo il filosofo francese, i populisti abuserebbero della sovranità popolare per interrompere il mandato del governo. Inconcepibile. Lévy, che è noto per le posizioni controverse su molti temi, da intellettuale europeista a quanto pare è convinto che la democrazia sia ormai assimilabile a un nuovo totalitarismo. Cos’è questa mania di voler votare? Che cos’è questa volontà dei partiti di voler tener fede ai programmi per cui hanno preso i voti? Come mai tutta questa fretta di mandare a casa un premier che non ha i numeri per fare niente, se non tenere a galla Macron?Capisco lo stupore di vedere milioni di francesi che votano Marine Le Pen o Jean-Luc Mélenchon, ma se gli elettori scelgono destra o sinistra è perché evidentemente il centro di Monsieur le Président ha fallito e dopo otto anni i francesi si sentono peggio di prima. Bayrou è un prestanome, un coniglio uscito dal cilindro di un tizio che non ha voluto prendere atto di essere impopolare e non si è rassegnato alle dimissioni. So che a Lévy e probabilmente allo stesso Bayrou tutto ciò sembrerà strano, ma questa è la democrazia. Che sarà imperfetta, ma è sempre meglio della dittatura che alcuni fini democratici vorrebbero imporre per il nostro bene. Avete presente Monti, quello che nell’interesse collettivo invocava la censura? Ecco di questo passo con i Bayrou, i Lévy e i Macron si rischia di arrivarci.
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L’infettivologa Chiara Valeriani: «Oltre ai giovanissimi, sono colpite le persone tra i 45 e i 60 anni. Le case farmaceutiche preferiscono medicine che cronicizzano i virus a quelle che li debellano».
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