2024-03-30
Ma Rezza fa lo spiritoso sui danni
L’ex membro del Cts minimizza: «Le iniezioni non ci immunizzano dalla morte». Sul green pass ammette: «Con Omicron non serviva». Perché non lo disse a Mario Draghi?«I vaccini non ci immunizzano dalla morte che avviene per altre cause». Gianni Rezza, ex direttore della Prevenzione al ministero della Salute, intervistato ieri dalla Stampa, liquida così la questione degli effetti avversi dei vaccini anti Covid. Forse, credendo di risultare simpatico. Lo racconti ai genitori di Camilla Canepa, la diciottenne stroncata da una trombosi in seguito alla somministrazione di una dose di Astrazeneca. La gente, argomenta Rezza, finisce sì al creatore; ma dopo il vaccino e non per il vaccino. «È chiaro che quando vaccino centinaia di milioni di individui come è avvenuto per il Covid è statisticamente scontato che a distanza di qualche settimana possano verificarsi decessi o malattie gravi, che non hanno però origine dal vaccino». E le miocarditi? La maggior parte non ha portato «a eventi irreversibili». È normale se un adolescente sano, che è stato costretto a correre negli hub pena l’esclusione dalla vita sociale, si è ritrovato un danno al cuore? Ci basta sapere che è capitato di rado? Doveva pure capitare spesso? Le pene di chi è rimasto con fibrosi cardiache, oppure deve trascinarsi in giro con una sedia a rotelle, non sono gli zerovirgola di una statistica globale. La filosofia però è questa: ci saranno anche delle persone danneggiate dalle iniezioni antivirus; sarà giusto risarcirle; purché lo si faccia senza clamore, senza che il presidente del Consiglio vada in tv a «strizzare l’occhio ai no vax». I quali, per aver patito reazioni avverse, devono prima essersi vaccinati e, quindi, non possono essere no vax.«Alla fine», osserva Rezza, «così come per ogni farmaco, bisogna soppesare rischi e benefici». È esattamente ciò che non è stato fatto col Covid. È stata impostata una campagna di inoculazioni universale, condotta con la stessa foga coercitiva tanto sugli anziani che soffrivano di una pluralità di patologie, quanto sui giovani che stavano benissimo. Una crociata portata avanti con un miscuglio di aggressività, soprusi e menzogne. La madre di tutte fu quella di Mario Draghi sul green pass: la «garanzia di trovarsi tra persone che non sono contagiose».Da quel pasticcio, l’ex membro del Cts prova a dissociarsi: «Qualche eccesso lo avrei evitato», bofonchia. «Come insistere con il green pass quando si era capito che con Omicron i vaccini non proteggevano più dall’infezione». Ma guarda: volete vedere che avevamo ragione noi? Che discriminare le persone in base al loro status vaccinale era una sciocchezza? Se lo dicevano, in privato, i tecnici del Robert Koch Institut in Germania; lo conferma, oggi, Rezza. Però costui, all’epoca, non fece un fiato. Anzi.Che i rimedi miracolosi di Pfizer e Moderna non schermassero dal contagio lo si è appreso quasi subito. Nelle email interne del personale Aifa si discuteva del «fallimento vaccinale», cioè di quelle che in gergo tecnico si chiamano breakthrough infections, già da febbraio 2021. Dalla primavera, divennero interpretabili i dati israeliani, dove si era percorsa la strada di una rapida profilassi a tappeto ma dove, riassorbito un iniziale calo della curva epidemica, i casi erano tornati a salire.Eppure, il 6 agosto, Rezza ci prometteva: con il green pass potremo «vivere l’estate in maniera quasi normale». Il 31 correggeva solo lievemente il tiro: il tesserino «non protegge in assoluto ma diminuisce statisticamente il rischio di trasmissione». A novembre, addirittura, sosteneva che con quello e le altre «misure di prevenzione» era stata evitata «la grande ondata del Covid». Perché riconoscesse che, con Omicron, il virus aveva acquisito «un altro volto», è dovuto arrivare il 19 maggio 2023. Finché, a gennaio 2024, ha ammesso: «Con la variante Omicron il green pass non aveva più quel valore». Ci fa piacere che vuoti il sacco. Ma dov’era, mentre il governo non si accontentava del certificato base e varava la versione «super»? Dove aveva la testa il suo collega Franco Locatelli, che ai pm di Genova, incaricati di indagare sulla morte della Canepa, non ha saputo spiegare chi avesse dato il via libera agli Open day con Astrazeneca? A cosa pensavano gli esperti? Se c’erano, dormivano?
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)