2020-10-28
Ma quali ultrà e fascisti: i violenti sono stranieri e i soliti centri sociali
Per la boutique distrutta a Torino hanno fermato due egiziani. A Milano denunciata un'anarchica. Il governo, per occultare le sue colpe, vorrebbe screditare le piazze. Ma il caos l'hanno scatenato i vecchi arnesi di sinistra.Hanno chiuso i cinema, ma sono sempre a caccia di un regista. Il giorno dopo le violenze di piazza il governo mostra un vecchio riflesso condizionato degli anni Settanta, quando i facinorosi erano solo neri e le Brigate rosse erano sedicenti anche per campioni della notizia come Giorgio Bocca. È scattatla stessa molla, è partita un'identica narrazione avvelenata per attribuire a fantomatici ultrà prezzolati e a reggimenti di neofascisti invisibili la responsabilità della notte dei roghi, dei negozi distrutti, dei cassonetti bruciati, degli scontri con feriti, dei centri storici percorsi dalla protesta muscolare di gente esasperata. Palazzo Chigi sponsorizza lo scenario extraparlamentare per evitare di prendere atto che i cittadini sono stanchi dei fallimenti giallorossi, che commercianti e artigiani hanno finito la pazienza, che la politica antivirus si sta rivelando un disastro. Al Nazareno si grida all'allarme nero perché così si è sempre fatto per depistare dalle responsabilità. E allora si cerca «la regia comune», la monade con l'elmetto a punta, «con un collegamento fra gli ultrà di tutta Italia» come indicherebbe un'ipotesi fatta dagli investigatori di Torino, che hanno visto a piazza Castello, nei paraggi delle vetrine Gucci devastate, «rappresentanti delle frange estreme delle curve di Juventus e Torino». Solo che per il danneggiamento della boutique, dopo aver osservato le telecamere, i carabinieri hanno arrestato anche due egiziani che sembravano avere ben poco a che fare con un complotto politico della Spectre nera. E il centro sociale Askatasuna (sostenitore degli scontri), nella sua interpretazione, ha parlato di «un'alleanza fra ostili, giovani proletari metropolitani delle periferie, seconde generazioni», si presume di immigrati. A conferma che in piazza, sotto i cappucci e con le molotov in mano, c'erano soprattutto i vecchi arnesi dell'ultrasinistra militante. L'ipocrisia governativa e mediatica sta nell'imbavagliare la protesta sana di italiani sull'orlo del baratro. Così come a Napoli, dove la manifestazione di insofferenza di gente comune era stata bollata come camorrista (senza pensare all'implicita accusa nei confronti dello Stato che non l'aveva prevista e bloccata), anche nel resto della penisola in gran parte è scesa in piazza l'Italia che grida No a quella che ritiene essere una dittatura sanitaria. A Torino i tassisti hanno occupato piazza Castello, a Cremona i ristoratori hanno inscenato un concerto di pentole davanti alla Prefettura e poi le hanno abbandonate per terra come se si trattasse di un cimitero di stoviglie, a Treviso in 1.000 hanno sfilato in corteo per esprimere un forte dissenso all'ultimo dpcm di Giuseppe Conte, a Genova i lavoratori dello spettacolo mandavano a quel paese Dario Franceschini.Mentre è doveroso reprimere la violenza laddove si manifesta, le proteste per difendere l'attività commerciale, la famiglia, la dignità meritano rispetto. Inquinarle scientemente è un'operazione meschina e velleitaria. Quelle voci vanno ascoltate, comprese, e devono diventare la colonna sonora perché un'accelerazione virtuosa produca finalmente risultati, rassicuri almeno economicamente la parte del Paese con le lacrime agli occhi non solo per colpa dei fumogeni.Milano merita un discorso a sé. È la città che già l'estate scorsa aveva conosciuto manifestazioni d'una piazza militante, velenosa, intenzionata a criminalizzare la pandemia in chiave regionale per tentare la spallata al Pirellone. Allora il Pd e il Movimento 5 stelle non avevano alcun problema a schierarsi al fianco dei Carc (Comitati appoggio alla resistenza comunista). Ieri fra i violenti che hanno messo a ferro e fuoco viale Buenos Aires e hanno tentato di assaltare la Regione c'erano centri sociali e - come spiega la Questura - «persone appartenenti alla galassia anarchica». Ne hanno anche denunciata una. Ma per il Pd non esistono. Il partito di governo che ha espresso il sindaco dei monopattini Giuseppe Sala, guarda solo da una parte: «È in corso un'escalation di violenza fomentata da parte di gruppi politici di estrema destra e ultrà che va condannata e fermata al più presto», recita una nota. La realtà non li ha mai intaccati. Eppure c'è e dovrebbe avere un peso. A Milano sono 28 i denunciati per danneggiamento e violenza, tredici minorenni. Diciotto sono italiani e dieci stranieri (sono in corso gli accertamenti per capire se clandestini); difficile che abbiano abbracciato gli insegnamenti della Decima Mas, come vorrebbero far credere molti media nelle lacunose ricostruzioni con il ciclostile. E con un ferreo punto in comune: «la matrice del corteo è di estrema destra». È partito il riflesso condizionato, sono trascorsi 30 anni ma il bestseller di Michele Brambilla, L'eskimo in redazione, è sempre d'attualità. Paventare regie occulte e trame nere fa comodo al governo. Se passa il messaggio piddino supportato dal giornalista collettivo sarà più facile per la macchina della repressione impedire anche le manifestazioni pacifiche, creare le condizioni per un lockdown con mascherina anche sugli occhi. A far notare il pericolo è Giorgia Meloni. «Le vergognose immagini di distruzione dei violenti non inquineranno il messaggio che le tante persone perbene scese in piazza vogliono mandare. Sono cittadini che rivendicano il loro diritto di vivere e lavorare. Che la forza di questa immagine possa contrastare le menzogne di chi vuole rappresentare tutti i manifestanti come gruppi di pericolosi estremisti. I violenti sono perfettamente funzionali al governo». Senza contrare che gridare (solo) al lupo nero porta male.
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