
Il capo dell’Autorità nazionale presto incontrerà Vladimir Putin. Ira di Israele per la risoluzione Onu: «Ridicola, non cita i terroristi». L’Iran attacca gli Usa: «Partecipano al conflitto».Sostenere l’Autorità nazionale palestinese per sconfiggere Hamas: la ricetta potrebbe sembrare efficace, ma l’Anp non è priva di ambiguità. L’Anp, ricordiamolo, è un organismo amministrativo istituito nel 1994 dopo gli accordi di Oslo, ratificati il 13 settembre 1993 con la storica a stretta di mano fra il primo ministro israeliano Yitzhak Rabin e il leader palestinese Yasser Arafat, sul prato della Casa Bianca, alla presenza di Bill Clinton. Nel 2007, dopo una guerra civile, Hamas ha preso il controllo della Striscia di Gaza, mentre l’Anp ha continuato ad amministrare la Cisgiordania. Dicevamo delle ambiguità della Anp: il leader Mahmoud Abbas, conosciuto come Abu Mazen, secondo quanto ha reso noto il vice ministro degli Esteri e rappresentante del Cremlino per il Medio Oriente, Mikhail Bogdanov, sarà presto in visita a Mosca per incontrare Vladimir Putin, ma non c’è una data precisa per l’incontro. «Posso dire che presto Mahmoud Abbas farà una visita ufficiale a Mosca», ha annunciato Bogdanov, a quanto riporta l’Adnkronos, «ci saranno trattative con Vladimir Putin». Intanto, ieri, l’ambasciatore israeliano all’Onu Gilad Erdan, parlando alla sessione speciale di emergenza dell’Assemblea Generale, ha duramente criticato la bozza di risoluzione presentata dalla Giordania che dovrebbe essere votata oggi, definendola «ridicola. Gli ospedali e i civili vanno protetti solo se non sono israeliani?», ha chiesto Erdan ai membri delle Nazioni Unite, «quando si legge questa bozza Hamas sembra perso per strada, è una vergogna per la vostra intelligenza, è una follia che un testo che neppure menziona Hamas venga anche solo preso in considerazione per essere votato». Durissima la posizione iraniana: «Il genocidio a Gaza deve finire immediatamente», ha detto il ministro degli Esteri dell’Iran, Hossein Amir-Abdollahian, durante la sessione speciale dell’Assemblea Generale dell’Onu, chiedendo di approvare la risoluzione della Giordania, «lo sfollamento forzato della popolazione di Gaza deve finire immediatamente. Le azioni degli Usa sono una chiara violazione della Carta e degli obblighi legali internazionali di quel paese. Gli Usa partecipano direttamente in questa battaglia», ha aggiunto il diplomatico iraniano, «è una chiara violazione delle leggi internazionali e devono essere responsabili», che ha messo l’accento sulle «conseguenze del finanziamento illimitato da parte di Washington al regime di Tel Aviv».Sempre ieri, nove Paesi arabi, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Bahrein, Arabia Saudita, Oman, Qatar, Kuwait, Egitto e Marocco, in una dichiarazione congiunta firmata dai rispettivi ministri degli Esteri, hanno condannato gli attacchi contro i civili e le violazioni del diritto internazionale a Gaza, sottolineando che «Il diritto all’autodifesa non giustifica la violazione della legge e il mancato rispetto dei diritti dei palestinesi».
Mark Zuckerberg (Getty Images)
Un mio profilo è stato cancellato quando ho pubblicato dati sanitari sulle pratiche omoerotiche. Un altro è stato bloccato in pandemia e poi eliminato su richiesta dei pro Pal. Ne ho aperto un terzo: parlerò dei miei libri. E, tramite loro, dell’attualità.
Se qualcosa è gratis, il prodotto siamo noi. Facebook è gratis, come Greta è pro Lgbt, pro vax, anzi anti no vax, e pro Pal. Se sgarri, ti abbatte. Il mio primo profilo Facebook con centinaia di migliaia di follower è stato cancellato qualche anno fa, da un giorno all’altro: avevo riportato le statistiche sanitarie delle persone a comportamento omoerotico, erroneamente chiamate omosessuali (la sessualità è una funzione biologica possibile solo tra un maschio e una femmina). In particolare avevo riportato le statistiche sanitarie dei maschi cosiddetti «passivi».
A Fuori dal coro Raffaella Regoli mostra le immagini sconvolgenti di un allontanamento di minori. Un dramma che non vive soltanto la famiglia nel bosco.
Le persone sfollate da El Fasher e da altre aree colpite dal conflitto sono state sistemate nel nuovo campo di El-Afadh ad Al Dabbah, nello Stato settentrionale del Sudan (Getty Images)
Donald Trump torna a guardare all’Africa. Il presidente americano si è infatti impegnato ad agire per cercare di portare a termine il sanguinoso conflitto civile che agita il Sudan da oltre due anni.
«Pensavo fosse solo una cosa folle e fuori controllo. Ma ora capisco quanto sia importante per te e per molti dei tuoi amici qui presenti il Sudan. E inizieremo a lavorare sul Sudan», ha dichiarato l’inquilino della Casa Bianca, rivolgendosi al principe ereditario saudita, Mohammad bin Salman. Ricordiamo che la guerra civile in corso è esplosa nell’aprile del 2023 tra le Forze armate sudanesi e il gruppo paramilitare Rapid Support Forces. Secondo The Hill, «più di 150.000 persone sono morte nel conflitto, circa 14 milioni sono state sfollate e si prevede che circa metà della popolazione di 50 milioni di persone soffrirà la fame quest'anno».
Ecco #DimmiLaVerità dell'1 dicembre 2025. Il nostro Alessandro Rico commenta l'ipotesi che la Nato lanci attacchi ibridi preventivi contro la Russia.






