2021-08-12
Il M5s conta sull’Ue per salvare il reddito di cittadinanza
Bruxelles appoggia la misura. Se non si può abolire il sussidio, si può almeno smantellare la macchinosa parte sui navigator.Un po' come i responsi della Sibilla Cumana, anche alcune frasi di Mario Draghi si prestano a interpretazioni diverse, in qualche caso perfino opposte. Ad esempio, cosa voleva davvero dire il premier quando la scorsa settimana, nel suo saluto informale ai cronisti, ha buttato lì una considerazione per lo meno aperta sul reddito di cittadinanza? Le parole testuali sono state queste: «È troppo presto per dire se verrà riformato, ma il concetto alla base del reddito di cittadinanza io lo condivido in pieno».Gli avversari della misura hanno letto queste parole come una specie di contentino estivo dato ai grillini, già messi a dura prova dall'approvazione del testo di Marta Cartabia sulla giustizia penale. Dunque, secondo questa lettura, era naturale che Draghi non volesse infliggere ai pentastellati un'ulteriore e plateale umiliazione. Se lo avesse fatto, si sarebbe procurato altre settimane di fibrillazioni dentro gruppi - quelli grillini - che già sono una polveriera. Quindi, meglio una frase vaga e accomodante. I sostenitori del sussidio grillino, però, hanno dato una lettura ben più impegnativa di quelle parole. Le hanno interpretate come uno stop preventivo ai due leader che sembrano più impegnati contro il reddito di cittadinanza, cioè Matteo Salvini e Matteo Renzi, e - più in generale - come una legittimazione forte dell'attenzione sociale che il M5s ama attribuirsi. Pure questa campana è ben consapevole che novità potranno esserci, anche sgradite ai pentastellati, e che la misura non è certo protetta - in prospettiva - da uno scudo insuperabile, ma per il momento in casa grillina ci si accontenta della rassicurazione ricevuta. Questo giornale, da sempre, ha espresso critiche profonde e argomentate contro il reddito di cittadinanza. Ma a maggior ragione gli oppositori della misura devono sapere che spazzarla via, o almeno ridimensionarla moltissimo, non sarà politicamente facile.Per prima cosa, lo stesso Pnrr draghiano non esclude il reddito di cittadinanza. I grillini - su questo - tendono addirittura a esagerare, arrivando a sostenere che, senza sussidio, l'Ue avrebbe bocciato o boccerebbe il nostro Recovery plan. Quest'ultima è naturalmente una sciocchezza, però ha una pezza d'appoggio: quando a febbraio 2021 il Parlamento e le altre istituzioni Ue hanno detto sì al Recovery and resilience facility, il dispositivo ha fatto riferimento alle cosiddette Raccomandazioni della Commissione Ue del 2019 e del 2020. E nelle considerazioni del 2020, sia pure nella parte delle premesse (i «considerando», la parte introduttiva del documento), il reddito di cittadinanza viene citato come strumento che «può attenuare gli effetti della crisi Covid-19». Poi, nella parte più incisiva e politicamente rilevante del documento, non c'è molto altro, però i grillini possono aggrapparsi a quel riferimento iniziale. Non solo: la logica statalista e assistenzialista europea non è certo contraria a misure di questo tipo. Morale: chi osteggia il reddito alla grillina deve prepararsi a nuotare controcorrente, nell'ottica europea. Anzi, nei dibattiti e nella discussione pubblica, sarà bene essere pronti a ritrovarsi di fronte i grillini e i loro replicanti ben felici di poter recitare il più classico dei mantra eurolirici («Ce lo chiede l'Europa»). E c'è di più (questo vale in particolare per i leghisti): occorre sapere che in Ue c'è invece un pregiudizio negativo rispetto a una misura cara al Carroccio, quella quota 100 la cui sperimentazione triennale giunge al termine, e che verrà sostituita entro Natale. Quindi, sul lato destro, non mancano i motivi di preoccupazione. Che fare, allora? Può essere saggio attestarsi su due posizioni politiche inattaccabili, sia in Italia sia in Ue. La prima: nella misura grillina, vale la pena di distinguere tra il sussidio in sé e la parte più indifendibile dello strumento, e cioè la stravagante idea di creare posti di lavoro attraverso centri per l'impiego e navigator. Quell'impalcatura è miseramente fallita, e solo degli statalisti incurabili o delle persone che non hanno mai lavorato potevano pensare di creare occupazione per quella via. Il lavoro lo creano le imprese, a patto che l'economia tiri, e che possano usufruire di un alleggerimento fiscale che le induca ad assumere e a investire. Dunque, è quella parte della misura pentastellata che può essere agevolmente smontata. E a maggior ragione, contestualmente, il centrodestra farebbe bene a riprendere la battaglia a favore di robusti tagli fiscali. La seconda ipotesi di lavoro ha a che fare con il tema del sussidio in sé. Anche grandi figure liberali (uno per tutti: Milton Friedman) non si sono mai opposte a interventi di assistenza per i più poveri. È celebre la proposta di Friedman relativa all'«imposta negativa sul reddito»: sotto una certa soglia di reddito, non dovrebbe scattare una tassa ma un sussidio. Ecco, se sussidio deve esserci, lo si faccia nel modo più chiaro, esplicito e sburocratizzato, senza apparati tipo quelli affidati fino a qualche mese fa a Mimmo Parisi.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)