
Lo vogliono fare diventare italiano a tutti i costi. Non il ragazzino eroe, quel figlio di immigrati che ha dato l'allarme sventando il sequestro e la probabile strage di 51 scolari sequestrati sull'autobus. No, vogliono fare diventare italiano a tutti i costi il terrorista che ha dirottato la corriera, arruolandolo per forza, contro il suo parere fra i cittadini della Repubblica.
Oh, immagino già le obiezioni: tecnicamente, avendo ottenuto la cittadinanza, Ousseynou Sy è da considerarsi cittadino italiano. Ma aver ottenuto un passaporto non fa venir meno le origini e l'autista del bus era e rimane senegalese e come tale è stato presentato. Del resto, a dispetto di Gad Lerner, che in un tweet, oltre a sostenere che il rapimento di 51 ragazzi è l'esito di chi si contrappone ai migranti, ha definito italiano e non africano il sequestratore, è lo stesso Ousseynou Sy a ribadire le proprie origini. È lui che per giustificare il suo gesto ha accusato il governo di aver fatto morire i suoi fratelli nel Mediterraneo. Lui che spedisce in Senegal, agli amici, il videomessaggio di rivendicazione del gesto. E ancora lui che dichiara di essere «panafricanista» e di aver avuto intenzione di prendere un aereo per tornare in Africa. Tutto dunque riconduce lì, al continente nero. Non all'Italia. E perciò, anche se tecnicamente Ousseynou risulta italiano, perché sposandosi con una nostra connazionale ha ottenuto la cittadinanza, l'autista rimane originario del Senegal.
Questo ovviamente non piace ad alcuni, perché citare la provenienza fa venire a galla anche le motivazioni del gesto, che si vorrebbero rimuovere. Già, perché in molti a sinistra preferiscono cancellare l'evidenza, anche con effetti paradossali. Sulla scia di Lerner abbiamo dunque potuto leggere Luca Bottura, un altro scrittore di Repubblica, che sempre in un tweet ha spiegato non solo che «un senegalese con cittadinanza italiana è un italiano», ma ha anche aggiunto che il titolo della notizia non è quello dato dal ministro Matteo Salvini, quando in Parlamento ha annunciato che un senegalese con cittadinanza italiana aveva dirottato uno scuolabus, ma «un autista squilibrato crea colonne sulla Paullese». Risultato, secondo Bottura, avendo detto che Ousseynou Sy è africano, «il nostro ministro dell'Interno è razzista». Roba da chiamare il 118. Per lo scrittore, non per il conducente.
Anche David Puente, il cacciatore di bufale che si occupa di fact-checking per conto del sito di Enrico Mentana, ritiene che definire Oussenynou Sy senegalese sia sbagliato, perché la cittadinanza del nostro Paese ne annullerebbe le origini. Che importa se è nato in Francia da genitori giunti dal Senegal. Già, perché sbianchettare la sua storia, evitando di contestualizzare da dove arrivi questo signore che una mattina si è svegliato con un coltello in mano e nell'altra un accendino cercando di dare fuoco a 51 ragazzini, dopo aver cosparso di benzina l'autobus su cui li aveva sequestrati? Perché aggiungere che l'uomo era di origini senegalesi e voleva vendicare i bambini africani annegati nel Mediterraneo e mangiati dagli squali? Perché raccontare che ha spedito la rivendicazione in Africa e sempre in Africa avrebbe voluto tornare se fosse riuscito a compiere la strage e ad acchiappare al volo un aereo? Insomma, perché riportare tutto ciò? Meglio lasciar perdere i dettagli e concentrarsi sui dati di fatto, quelli certificati: un tizio ha sequestrato dei bambini per protesta e sempre per protesta ha cercato di farli fuori.
Insomma, quanto dà fastidio chiamare le cose con il loro nome e non con quello che vorrebbero i guardiani del politicamente corretto? Loro vorrebbero edulcorare ogni cosa. Soprattutto origini e motivazioni, per lasciar spazio alle analisi in cui è specialista Lerner. Un ribaltamento della verità, dove la responsabilità non la porta il terrorista intenzionato a compiere una strage mai vista, di cui avrebbe voluto si parlasse a livello internazionale (parole sue). No, non è lui, l'uomo che voleva ardere vivi 51 bambini, il colpevole, ma la responsabilità la porta chi ha alimentato il clima d'odio. Non vogliono etichette sul criminale per poi poterne appiccicare altre su chi denuncia i crimini.
Non a caso per il dirottatore spuntano parole di comprensione. È un matto secondo Francesco Merlo. Uno squilibrato secondo Bottura. Un folle criminale secondo Lerner. E il suo avvocato richiede la perizia psichiatrica. Così per lui si prepara una bella assoluzione per infermità mentale. Mentre per chi non la pensa così e insiste a denunciare le origini del male, beh a quelli prima o poi una bella denuncia per razzismo non gliela toglie nessuno.






