2023-12-31
«L’uomo può essere elegante anche con cappotto e jeans»
Alessandro Squarzi (Getty Images)
Il patron di Fortela Alessandro Squarzi: «Costruiamo capi come una volta. Mia figlia mi ruba i vestiti dall’armadio, significa che sono senza tempo».Rigorosamente in Italia. Di preciso, «in Sicilia, a casa di amici, super relax». Il Capodanno di Alessandro Squarzi, imprenditore, creatore del brand Fortela, sarà all’insegna della famiglia e della tranquillità. D’accordo, ma Squarzi è sempre Squarzi, anche il 31 dicembre. Come si vestirà questa sera? «Easy. Ma anche nel tempo libero cerco di seguire la mia eleganza, però senza costrizioni. Una cena a casa di amici vuol dire essere rilassati. Una bella maglia in cashmere o in shetland che è come la coperta di Linus: quando hai qualcosa che dura nel tempo ti ci affezioni. Oggi c’è sempre la rincorsa a comperare il nuovo e il nuovo spesso va a finire nel dimenticatoio. Mentre sono dell’idea che nell’armadio bisogna avere pochi pezzi, belli, riparabili e tramandabili».E quando è un Capodanno elegante? «Se c’è un dress code rispetto sempre l’etichetta. Sono un amante dello smoking, ma da noi non c’è la cultura d’indossarlo. Ci sono gli smoking con la giacca color crema (non bianca perché non è chic) e pantalone nero che si indossa da primavera fino al 20 di settembre, il resto dell’anno, invece, è il classico tutto nero. Lo smoking, o dinner jacket come lo chiamano in Inghilterra, è bene farlo fare dal sarto? «È chiaro che il sarto te lo costruisce sul tuo corpo, decidi per il collo sciallato o a lancia, monopetto o doppiopetto. Nella giacca non ci deve mai essere lo spacco dato che è un capo elegante. Sartoriale è per tutta la vita ma chi non se lo può permettere può trovare ottimi smoking, noi con Fortela, li produciamo a Napoli, un semi sartoriale a prezzi abbordabili». Uno smoking è una sorta di rito, impossibile uscire dallo schema. «E invece no. Si può addirittura trasgredire mettendo sotto il tuxedo una camicia di jeans. Obbligatorio il papillon annodato, per carità quelli che si acquistano già pronti. Meglio un fiocco fatto male piuttosto di quelli fatti, piccoli e brutti. Se è una serata dove si può uscire dall’etichetta della camicia bianca, trovo che lo smoking con camicia di jeans sia il massimo dell’osare». A Capadanno, porta buono qualcosa di nuovo. «Un paio di calze colorate sia sotto lo smoking, che porta la calza nera di seta, che con qualsiasi altro pantalone. La calza a contrasto, anche forte, significa personalizzare qualsiasi scelta». Nella classifica 2018/19 di Esquire Uk, lei è stato il primo nella lista «I 40 uomini meglio vestiti del mondo». Questione di stile? «Non si tratta solo di ciò che si indossa ma sono più fattori che concorrono a creare uno stile inconfondibile. Il portamento, il modo in cui si interpreta l’abbigliamento, il saper unire e assemblare. A differenza della donna che ha tante forme di espressione nel vestire, l’uomo è standard, è banale. Oggi vedi ancora uomini che hanno il fondo dei pantaloni a 17/18 centimetri quando dovrebbe essere minimo 20, indossano pantaloni stretch, antiestetici, nati per le donne convertiti per gli uomini che hanno perso l’eleganza nei volumi. Puoi essere elegante anche con un cappotto e un paio di jeans. È ovvio che se ho dei jeans che sono dei profilattici da polpaccio, con una scarpa da ginnastica che sembra un 54, un cappotto stretto che arriva sotto al sedere, ecco che faccio ridere». Quando e perché è nato il tuo brand? «Nel 2014, quindi con il nuovo anno festeggiamo i dieci anni. Ora c’è pure la collezione donna. Viaggiando molto ho creato un archivio di oltre 6.500 capi e mi mancava qualcosa che mi riportasse nel quotidiano certi pezzi dagli anni 40 agli anni 60. Le vestibilità di Fortela, che possono piacere o non piacere, rispecchiano molto quel periodo. Abbiamo deciso di usare solo tessuti nobili o 100% lane o 100% cotone. Produciamo solo in Italia e una piccola produzione in Giappone. Capi costruiti come una volta, per durare. La cosa meravigliosa è vedere mia figlia che mi ruba i capi dall’armadio, vuol dire che sono cose senza tempo. Sono talebano sulla qualità, cuciamo ancora con le macchine da cucire vecchie, solo filo di cotone. Tutte caratteristiche che danno al capo unicità, non c’è nulla in giro di questo tipo. Se ora ci arrivano anche gli altri vuol dire che stiamo facendo la cosa giusta». Quasi 350.000 follower, quanto conta vederla sui social? «Fortela è diventata una comunity, chi può acquista Fortela, chi non può segue cercando anche nel vintage. Ragazzi che mi continuano a seguire perché in questi anni ho raccontato un modo di vestire e di essere. Non ero il blogger che postava cose per fare cassetto. Parlo di tanti argomenti, dalla cultura del jeans alla differenza tra un denim e un altro. Senza essere professore ho cercato di tramandare quelle che sono le mie conoscenze, il mio modo di pensare come deve essere vestito un uomo. Con poco si può essere persone eleganti». Lei è stato un consulente del progetto Fay Archive. La storia continua? «Lavorare per certi gruppi come Tod’s di Diego Della Valle è una grande esperienza arricchente. In più, per me, il Fay, fin da quando ero ragazzo, è sempre stata la giacca culto che portavo anche a 40 gradi. Il famoso 4 ganci rimarrà per sempre, perfino copiato dalle grandi firme. Fay Archive è una collaborazione nata nel 2018, in futuro si vedrà».
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 30 ottobre con Carlo Cambi