2018-09-25
L’uomo di Toninelli molla seminando minacce
Addio al veleno per Gaetano Intrieri. L'esperto nominato dal ministero dei Trasporti, abbattuto dalle condanne e dalle gaffe, lascia intendere di conoscere molti segreti. Tra i suoi bersagli preferiti Matteo Renzi per il suo Air Force e Mario Monti per l'affare Aeroporti di Roma.Alla fine Gaetano Francesco Intrieri ha lasciato per davvero il suo posto da esperto nella struttura di missione del ministero delle Infrastrutture. Negli uffici di Porta Pia i ben informati definiscono le dimissioni «spintanee», anziché spontanee. In pratica lo staff del ministro Danilo Toninelli avrebbe agevolato l'uscita di scena del consulente dopo le polemiche innescate da alcune sue scivolate: una condanna per bancarotta (rivelata dalla Verità), un cv contestato e alcuni commenti sessisti sui social. Una scia di errori e gaffe contro la quale non sono riusciti a fargli da scudo neppure i suoi più acritici sostenitori, come la senatrice 5 stelle Giulia Lupo. La resa è arrivata dopo che Intrieri ha duellato per giorni sui media con giornalisti e presunti mandanti degli articoli che lo riguardavano. Domenica sera su Twitter, a chi gli chiedeva quando sarebbe tornato a occuparsi del Milan (la sua grande passione) Intrieri ha risposto: «Da domani amico mio fine tutto e tornare Gaetano il super tifoso ah ah». Non preoccupatevi non avete letto male, Intrieri scrive così, di botto e senza badare agli strafalcioni. Tanto che qualcuno gli ha suggerito di prendersi un ghostwriter con una «solida licenza media». Essì perché sui suoi titoli accademici si è dibattuto a lungo e lui ha annunciato che porterà in tribunale chi li ha messi in dubbio. Comunque l'«economista» specializzato in «trasporto aereo», dopo aver lavorato per un mese «13 ore al giorno» al Mit, lunedì ha deciso di uscire di scena da par suo, utilizzando i contenuti dei dossier a cui stava lavorando. Compresi quelli sul cosiddetto Air Force Renzi e sul contratto di programma per l'aeroporto di Fiumicino, gestito dal gruppo Atlantia della famiglia Benetton. «Buongiorno sen. Matteo Renzi», ha twittato il 23 settembre, rivolgendosi all'ex premier con intenzioni non proprio amichevoli. Infatti il saluto non preludeva a un invito a cena: «Le vorrei far vedere alcuni documenti in mio possesso sull'ex aereo di Stato A340/500. Sa ci ho lavorato molto e prima di lasciare il ministero mi piacerebbe farle vedere alcune cose nel nome del popolo italiano». Su Facebook, Intrieri ha spiegato, come aveva anticipato il 15 settembre con La Verità, che l'aereo che doveva costare 160 milioni di euro allo Stato, sul mercato non ne varrebbe più di 7. «Ci troviamo di fronte a un danno erariale di notevole entità, all'interno del quale vi sono molti lati oscuri da chiarire, primo fra tutti il fatto che l'operazione di leasing dell'aeromobile viene a essere perfezionata nel giugno 2016, pressappoco in coincidenza con l'emissione da parte di Alitalia di una obbligazione di 217 milioni di euro interamente sottoscritta dalla stessa Etihad che a un'attenta lettura degli accadimenti economico finanziari di quel tempo appare essere molto più di una semplice coincidenza». Intrieri trova «inquietante» che sia stata chiamata la stessa Alitalia, con la scusa della manutenzione, a fare da «intermediaria» dell'operazione di leasing tra il ministero della Difesa e la compagnia emiratina. Per l'esperto quei lavori sull'aereo li avrebbe potuti realizzare la stessa Difesa con la sua organizzazione interna (Armaereo) «se solo l'aeroplano fosse stato registrato con marche militari, come del resto sarebbe stato logico considerandone l'utilizzo». Ma sembra, continua Intrieri, «che la presidenza del Consiglio del tempo (guidata da Renzi, ndr) non fosse dell'idea e fu così che i generali della Difesa, dovettero obbedire a ordini illogici e contro gli interessi dello Stato».L'ex consulente ha inviato un messaggio in bottiglia anche a un altro ex premier: «Buongiorno sen. Monti sarebbe opportuno che Lei insieme al dottor Corrado Passera spiegasse agli italiani il perché un'ora prima delle Sue dimissioni abbia firmato ad Aeroporti di Roma (gruppo Atlantia) il contratto di programma più capestro della storia di questo Paese».Secondo Intrieri, grazie al decreto Monti, le tariffe aeroportuali dello scalo di Fiumicino «negli ultimi 5 anni sono cresciute sino a superare 40 euro per passeggero imbarcato», un importo senza precedenti, soprattutto se si considera il lasso di tempo in cui tale maggiorazione è avvenuta e che ha consentito ad Aeroporti di Roma di aumentare in modo esponenziale il profitto per i propri azionisti passando da 134 milioni di euro del 2012, ai 401 del 2017». Infine l'esperto dimissionario, il 23 settembre, ha pubblicato sul suo blog un articolo in due parti intitolato: «L'ala spezzata». Nel testo alcune chicche del dossier sul fallimento di Alitalia, anche questo anticipato dal nostro giornale. Secondo Intrieri, Alitalia avrebbe «"regalato" […] al vorace salvatore arabo (Etihad, ndr) 5 coppie di diritti di atterraggio sul più importante aeroporto europeo ovvero 5 coppie di slot su Londra Heathrow». Etihad pagò 60 milioni complessivi, mentre «si sarebbero potuti comodamente vendere a 350 milioni». Non basta. Intrieri mette online copia di «una delle tante fatture emesse da Ethiad ad Alitalia riferite all'affitto di quegli stessi slot alla modica cifra di oltre 300.000 euro al mese». Un pessimo affare che si aggiungerebbe ai 160 milioni di leasing dell'Air Force Renzi e alle rate da «500.000 dollari al mese per ognuno dei due Airbus A330 di Etihad che ancora oggi compongono la flotta di Alitalia (valore di mercato 350.000 dollari)». L'ex consulente del Mit ricorda anche che la nostra vecchia compagnia di bandiera «pagò il trasferimento da Roma a Londra della casetta giocattolo del figlio di un dirigente Etihad in forza ad Alitalia» e pubblica «una delle tante fatture» emesse dalla compagnia svizzera Darwin airlines che operava per conto di Alitalia su alcune tratte regionali. «Era uno dei tanti modi con cui venivano drenati i soldi da Alitalia attraverso prestazioni sovrafatturate per servizi inutili e senza logica industriale». E a chi apparteneva la Darwin? «Era di fatto di Etihad, che ne deteneva ufficialmente il 49% per non superare il limite del controllo imposto dalla comunità europea». Non pago, l'esperto scornato esibisce la ricevuta di pagamento da quasi 1.300 euro per un buffet leggero e il «coffee break pomeridiano» di dieci membri del vecchio cda di Alitalia. Questo l'acido commento: «Certo, capisco! Nello stress della situazione prefallimentare, per il dottor Luca Cordero di Montezemolo (ex presidente Alitalia, ndr), Mister Hogan (James, numero uno di Etihad, ndr) e i loro straordinari strateghi, andare a prendersi un panino da 3 euro e 50 sarebbe stata un'operazione assolutamente incoerente e ingloriosa visto il momento e la famosa compagnia sexy». Sexy, come la sognava Hogan.
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