2019-01-07
L’uomo che vuole tutti i porti aperti guadagna il doppio grazie a Delrio
Pietro Spirito, capo dello scalo di Napoli, invoca gli attracchi dei migranti sotto il Vesuvio e spara contro Matteo Salvini. Vicino al Pd, nominato dall'allora ministro, è passato dai 100.000 euro per il part time all'Atac ai 230.000 attuali.Qualche malalingua attribuisce l'attivismo del presidente dell'Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Centrale, Pietro Spirito, nel cannoneggiare il governo sulla Sea Watch e sulla gestione dei migranti, alla acclarata incompatibilità politica coi gialloblù e quindi al rischio molto concreto, anzi quasi scontato, di terminare al primo mandato l'esperienza di manager di uno dei più grandi porti del Mediterraneo. Quello di Napoli, per intenderci. Lo scalo da cui dovrebbero partire, dando per buone le promesse del sindaco partenopeo Luigi de Magistris, la ventina di imbarcazioni raccattate dal primo cittadino sul Web per andare a recuperare i 49 ospiti africani della nave della Ong olandese, fluttuante al largo di Malta, e trasferirli all'ombra del Vesuvio. Non si sa dove né con quali risorse, essendo l'amministrazione comunale a un passo dal dissesto finanziario. Ma con Giggino de Magistris questi sono dettagli.Spirito è stato il primo presidente di un'Autorità portuale in Italia a criticare apertamente il ministro Matteo Salvini e a sollevare il tema degli atti posti a fondamento della chiusura degli scali: «Non si parla più per decisioni amministrative, ma per slogan o, peggio ancora, per tweet», ha scritto Spirito in un articolo su Repubblica Napoli. «Da diversi mesi, e in modo carsico, si sente dire - e si legge - che i porti italiani sono chiusi. Non è così. Nessuno controlla, tutti ripetono parole vuote di senso», ha attaccato ancora.Spirito è un abile navigatore dei mari della politica. È considerato vicino al Pd e all'ex ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, che lo scelse personalmente due anni fa per affidargli la guida dell'area portuale che, oltre a Napoli, raggruppa anche Salerno e Castellammare di Stabia. Da direttore investimenti dell'Atac, l'azienda dei trasporti pubblici del comune di Roma, con Ignazio Marino sindaco, Spirito finì nel mirino dell'assessore alla Mobilità Stefano Esposito per il contratto part time da 100.000 euro che gli permetteva di essere in azienda appena due volte alla settimana. Alla guida dell'ente di Piazzale Pisacane, invece, il manager di origine casertana ha raddoppiato gli emolumenti: oggi guadagna 230.000 euro l'anno ai quali bisogna aggiungere le spese sostenute per le «missioni relative all'assolvimento dei compiti istituzionali», secondo la delibera del comitato di gestione. Per dire: il presidente russo Vladimir Putin ne guadagna 145.000.Oltre a ribadire che non esiste una ordinanza del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli che impedisca l'attracco nei porti italiani alle imbarcazioni delle Ong, Spirito ha fatto risuonare anche le sirene dei «profili penali» per l'«omissione di soccorso in mare», evidentemente riferendosi a chi, come Salvini, ha tutta l'intenzione di non autorizzare gli ancoraggi. «L'Italia sinora si è meritatamente e meritoriamente distinta in questi anni per il costante impegno della guardia costiera e della flotta mercantile, che hanno svolto un ruolo decisivo a salvaguardia delle vite umane», è stato l'accorato appello del presidente dell'Autorità portuale del Mar Tirreno Centrale che ha richiamato le parole di papa Francesco e il «problema di coscienza» legato alla sofferenza altrui. Bocciando, senza tentennamenti, i «furbeschi effetti annuncio che possono magari farci passare la nottata delle divisioni che ci dilaniano», ma non essere risolutivi. A cominciare dai cinguettii del titolare del Viminale.Dunque, per Spirito, i porti sono aperti e così resteranno in mancanza di decisioni motivate da parte delle autorità che, per lui, sono del tutto insussistenti. Anzi, vanno nel senso opposto. «Peraltro, emergono con chiarezza i profili per poter invocare i motivi di sicurezza e di preservazione della vita umana, sia a norma delle convenzioni internazionali (sottoscritte dall'Italia) sia che, in senso lato, a norma della Convenzione europea dei diritti dell'uomo (articoli 2 e 3) e della nostra Costituzione», ha aggiunto.All'affondo di Pietro Spirito (che negli ultimi mesi è stato bersagliato da sei interrogazioni parlamentari firmate dai grillini campani sulle inefficienze e la disorganizzazione del porto di Napoli, ma questo evidentemente ha poco influito sulla sua vis polemica) sono seguiti quelli di due colleghi del nord Italia: Carla Roncallo (presidente dei porti della Spezia e Marina di Carrara) e Pino Musolino (numero uno dell'Autorità portuale di Venezia). Scali, comunque, che sono fuori dalle possibili rotte degli scafisti. Una contrapposizione frontale che ha costretto il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, a minacciare azioni disciplinari in un post su Facebook. «Nessuna Autorità di sistema portuale italiana può arrogarsi prerogative che travalicano le sue funzioni amministrative», ha ammonito. «Darò mandato alle strutture del mio ministero di valutare eventuali accertamenti di natura disciplinare». «Non ho emanato alcun decreto di chiusura dei porti», ha spiegato, «perché non serve, non essendo alcun porto italiano interessato alle operazioni e non avendo il Mrcc (Maritime rescue coordination centre) italiano coordinato i soccorsi».