2025-12-17
Automotive, Salini: «Con il pacchetto Ue hanno prevalso buonsenso e neutralità tecnologica»
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(Totaleu)
Lo ha detto l’eurodeputato di Forza Italia a margine della sessione plenaria di Strasburgo.
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Negli emendamenti del governo alla manovra spunta una stretta sugli assegni di anzianità e l’adesione automatica alla previdenza complementare per i neoassunti. Agevolazioni prorogate per le imprese che investono. E aumentano le risorse per la casa.
Cambiano i requisiti per le pensioni anticipate e le norme per l’uso ai fini previdenziali del riscatto della laurea breve. Novità anche per la previdenza complementare, l’iperammortamento triennale, la spesa farmaceutica e il Ponte sullo Stretto. Sono alcune delle misure contenute nel pacchetto di emendamenti da 3,5 miliardi presentato dal governo in commissione Bilancio del Senato. La legge di bilancio è entrata nella fase decisiva. L’esame in aula a Palazzo Madama comincerà lunedì prossimo e andrà avanti il giorno dopo per l’approvazione con il voto di fiducia, come spiegato dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani.
Veniamo alle novità. Le più rilevanti riguardano le pensioni di anzianità, che oggi maturano con 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le donne). Per chi ha tali requisiti entro il 31 dicembre 2031, è previsto il posticipo dell’uscita di 3 mesi. Quindi ci si potrà ritirare con 43 anni e 1 mese. La decorrenza aumenta progressivamente: a 4 mesi per chi matura i requisiti nel 2032 e 2033, a 5 mesi per chi li raggiunge nel 2034 e a 6 nel 2035. Si aggiunge l’aumento dei requisiti legati all’aspettativa di vita, per cui va considerato un mese in più nel 2027 e altri due mesi nel 2028. Altra novità riguarda il riscatto della laurea breve. Dal 2031 peserà meno ai fini del pensionamento di anzianità. Sono interessati coloro che maturano i requisiti per l’uscita anticipata (42 anni e 10 mesi di contributi) dal 1° gennaio 2031: non concorrono, al conseguimento dei suddetti requisiti, sei mesi – tra quelli di anzianità contributiva – riscattati dalla laurea breve. Il valore del riscatto diminuisce di anno in anno: per chi matura i requisiti nel 2032 non concorrono 12 mesi tra quelli di anzianità contributiva riscattati, per chi li raggiunge nel 2033 i mesi diventano 18, poi 24 per chi matura i requisiti nel 2034 e infine 30 mesi, cioè 2 anni e mezzo, per chi li raggiunge nel 2035.
Cambiano alcune regole per la previdenza complementare. Si allarga platea delle aziende che versano il Tfr. Vengono inclusi, tra i soggetti che devono versare i contributi previdenziali al Fondo per l’erogazione del Tfr istituito presso l’Inps, anche i datori di lavoro (attualmente esclusi dell’obbligo) con almeno 50 dipendenti negli anni successivi a quello di avvio dell’attività. Sono interessati 2,5 milioni di dipendenti. Dal 1° luglio 2026 inoltre viene introdotto un meccanismo di adesione automatica alla previdenza complementare, con facoltà di rinuncia entro 60 giorni per i neoassunti del settore privato.
Sale il tetto della spesa farmaceutica dal 2026 di un ulteriore 0,1% annuo. Alla copertura dei maggiori oneri (140 milioni di euro annui) si provvede con la riduzione del Fondo per i farmaci innovativi che dal 2026 passa da 1,3 miliardi di euro annui a 1,16 miliardi. L’Inps può usare medici specializzandi per le visite fiscali finalizzate all’accertamento delle assenze per malattia.
Il maxi emendamento contiene poi misure per le imprese. L’iperammortamento diventa triennale (agevolazioni prorogate al 30 settembre 2028) per le aziende che investono in beni strumentali, nuovi materiali funzionali alla trasformazione tecnologica o digitale in chiave Transizione 4.0 o 5.0. L’emendamento elimina inoltre la maggiorazione prevista per gli investimenti green. L’accesso ai benefici è a condizione che i beni acquistati siano Made in Ue. È istituito un fondo da 1,3 miliardi di euro per il 2026 per incrementare le dotazioni di misure a favore delle imprese. Le risorse, specifica la relazione tecnica, «possono essere assegnate limitatamente agli investimenti effettuati prima del 31 dicembre 2025, all’incremento dei limiti di spesa per il credito di imposta» previsto per Transizione 4.0. Arriverà nel 2029 una ritenuta d’acconto dell’1% al netto dell’Iva all’atto del pagamento di fatture tra imprese. È una misura di contrasto alle omesse dichiarazioni e a quelle di insufficiente versamento delle imposte. Sono escluse dall’addizionale le imprese già soggette ad acconto. Il gettito atteso è di circa 1,47 miliardi dal 2029. Sul fronte delle grandi opere, sono stati spostati al 2033 i 780 milioni iscritti a bilancio quest’anno per l’avvio dei lavori del Ponte sullo Stretto, sulla scia dello stop della Corte dei Conti. Una scelta che non ridimensiona il progetto e lascia inalterato il valore complessivo delle somme autorizzate.
Il pacchetto governativo prevede un contributo da 1,3 miliardi a carico delle assicurazioni con un meccanismo di versamento anticipato pari all’85% del contributo dovuto sui premi delle assicurazioni di veicoli e natanti relativi all’anno precedente. Dal 2027 il sistema dovrebbe andare a regime, senza generare maggior gettito aggiuntivo. Spuntano nuove risorse per il Piano Casa per un totale di 300 milioni per il biennio 2026-2027. Previsti anche 1,2 miliardi per il Fondo per la prosecuzione delle opere pubbliche: 800 milioni per il 2026 e 400 milioni nel 2027. È rifinanziato con 3 milioni il fondo per l’Erasmus italiano, che permette agli universitari italiani di svolgere parte del percorso di studi in altri istituti del Paese.
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Alessandra Moretti (Ansa)
Il Parlamento dell’Unione si esprime a favore dell’eliminazione della «protezione speciale» per la dem nel caso Qatargate. Si salva invece, come già avvenuto in commissione Juri, l’altra democratica Gualmini.
Sulla revoca dell’immunità ad Alessandra Moretti il capodelegazione del Pd al Parlamento europeo Nicola Zingaretti ostenta apparente tranquillità: «Sono certo che Alessandra Moretti dimostrerà la sua correttezza e trasparenza rispetto ai fatti contestati. Continuo a pensare che già ora, dopo i chiarimenti prodotti, c’erano tutte le condizioni per tutelare di più le prerogative dei parlamentari ma ora nella fase che si apre ci sarà l’opportunità per verificare la sua estraneità. Intanto ora il suo impegno continuerà nel lavoro parlamentare». Ma la realtà è che la posizione dell’ex governatore del Lazio, numeri alla mano, trova spazio solo tra i dem italiani. E spacca il campo largo, visto che la Moretti non è stata «protetta» dagli alleati del Movimento 5 stelle. A favore della revoca, che si inserisce nel quadro dell’inchiesta sul cosiddetto Qatargate, esplosa a dicembre 2022, hanno infatti votato 497 europarlamentari, mentre 139 hanno votato contro e 15 si sono astenuti.
Salva invece, come già avvenuto durante il voto in commissione Juri, Elisabetta Gualmini, con la cui immunità è stata confermata con 382 voti a favore, 254 contrari e 19 astenuti.
Un finale che si poteva intuire già dalle macroscopiche differenze che emergono dalla lettura delle due relazioni sottoposte al Parlamento.
Nel documento ratificato ieri in seduta plenaria si legge infatti che «l’indagine tenderebbe a dimostrare che diversi vantaggi specifici sarebbero stati proposti, accettati e persino richiesti dall’onorevole Alessandra Moretti». Inoltre, «secondo le informazioni fornite dal procuratore federale belga, presso i coimputati e altri indagati oggetto di indagine giudiziaria sarebbero stati raccolti diversi tipi di prove concernenti una serie di vantaggi specifici che Alessandra Moretti ha cercato e/o ottenuto; che tali prove sarebbero corroborate dai molteplici accertamenti effettuati dai servizi di polizia». «In cambio di tali vantaggi specifici», prosegue il documento, l’eurodeputata «avrebbe partecipato a eventi o incontri in cui avrebbe parlato a favore del Qatar dopo aver presumibilmente non solo ricevuto passivamente istruzioni, ma anche attivamente chiesto consigli su quali azioni intraprendere e cosa dire nei suoi interventi, dove e quando; che avrebbe contattato proattivamente anche altri deputati, offrendosi di sostituirli durante determinate votazioni relative al Qatar».
La relazione sulla Gualmini, aveva invece toni ben diversi: «Secondo la richiesta, nel corso di tale indagine sarebbe emerso che Elisabetta Gualmini potrebbe essere stata coinvolta in atti di corruzione, in quanto avrebbe accettato che la presunta organizzazione criminale esercitasse la propria influenza per ottenere la carica di vicepresidente del suo gruppo politico nell’ottobre 2022 e, in cambio, avrebbe esercitato l’influenza derivante da tale carica all’interno del suo gruppo politico per assecondare gli interessi della presunta organizzazione criminale». Ma, si legge, «il processo di nomina di un vicepresidente del gruppo politico in questione si basa, di fatto, su una procedura dettagliata e consolidata che si conclude con una decisione adottata dalla plenaria del gruppo in modo aperto e trasparente». Inoltre, «il presunto leader dell’asserita organizzazione criminale non ricopriva alcuna carica in seno al Parlamento a partire dal 1º luglio 2019 e, inoltre, apparteneva a un partito politico nazionale diverso da quello di Elisabetta Gualmini, ma, secondo quanto insinuato nella richiesta senza alcuna spiegazione ulteriore, avrebbe esercitato un’ampia influenza sull’intero processo di nomina di un vicepresidente di tale gruppo politico».
Se il difensore della Gualmini, il professor Vittorio Manes, ha espresso «forti perplessità su un procedimento penale che mai avrebbe dovuto nascere, su basi così inconsistenti ed evanescenti», la Moretti ha reagito alla decisione della plenaria facendone una questione politica : «Sono amareggiata, come ho già avuto modo di dire, perché gli elementi su cui era basata la richiesta erano stati da me già smentiti su base documentale e continuo a sostenere che il voto non abbia guardato tanto agli effettivi contenuti della richiesta, ma sia stato condizionato da strategie e convenienze politico-elettorali». Parole che, alla luce dei numeri emersi dalla votazione di ieri, sembrano molto una stoccata agli alleati del M5s. Ma il caso delle due europarlamentari del Pd segna anche una spaccatura nella sinistra europea. La co-presidente del gruppo The Left al Parlamento europeo, Manon Aubry, in conferenza stampa alla plenaria di Strasburgo, rispondendo a una domanda sulla possibile revoca dell’immunità parlamentare alle due colleghe italiane ha dichiarato: «Se i deputati al Parlamento europeo non sono colpevoli, allora lasciamo che la giustizia faccia il suo lavoro. Non saranno dimostrati colpevoli con un sistema giudiziario adeguato». Aggiungendo poi una stoccata che richiama il caso dell’immunità garantita a Ilaria Salis: «Non credo che si possa paragonare il sistema giudiziario belga a quello ungherese, per esempio. Per quanto ne so, non ci sono state questioni di Stato di diritto per quanto riguarda il Belgio». La Aubry ha anche polemizzato con i colleghi, chiedendo riforme «etiche»: «Quello che vedo è che gli eurodeputati cercano di proteggersi a vicenda, ma non sono disposti a fare le riforme necessarie, a partire da un organismo etico indipendente che chiediamo da anni, e da un vero e proprio divieto di viaggi pagati da qualsiasi tipo di entità, che il nostro gruppo ha di norma».
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Luca Palamara (Imagoeconomica)
Luca Palamara patteggiò un anno a Perugia: oggi la Consulta ha giudicato costituzionale la riforma del reato, dandogli l’assist per chiedere la cancellazione della sentenza.
La Corte costituzionale ha stabilito che la riforma attuata dal governo del reato di traffico di influenze illecite è legittima. Con la nuova disciplina, il reato esiste solo se la mediazione è finalizzata alla commissione di un vero e proprio reato da parte di un pubblico ufficiale: non basta più una generica influenza o intermediazione.
La Corte costituzionale ha, invece, chiarito che la scelta del legislatore italiano non viola alcun obbligo internazionale e rientra nella sua piena discrezionalità, anche perché in Italia manca una legge sul lobbying capace di distinguere con chiarezza ciò che è lecito da ciò che non lo è.
Con questa decisione, molte condotte che in passato erano state considerate penalmente rilevanti oggi non lo sono più, perché il quadro normativo è cambiato. Una delle prime e più rilevanti ripercussioni della sentenza riguarderà anche le decisioni di patteggiamento che hanno coinvolto Luca Palamara. Caduta la principale accusa di corruzione, Palamara aveva patteggiato la residuale ipotesi di traffico di influenze illecite. Oggi, alla luce della nuova disciplina e della pronuncia della Corte, anche questa residua imputazione è destinata a cadere, aprendo la strada a una piena riabilitazione. Palamara, con La Verità, commenta i riflessi di questa decisione: «Non ho mai commesso alcun reato e mai avrei potuto farlo per il ruolo e le responsabilità ricoperte all’interno della magistratura. Dopo la decisione della Corte costituzionale, ho conferito mandato ai miei difensori per chiedere la revoca del patteggiamento, relativo a un reato che, a mio giudizio, era inconsistente sin dall’inizio e che oggi non esiste più nemmeno nei termini formali in cui era stato contestato».
L’ex presidente dell’Anm, impegnato nella stesura di un nuovo libro-intervista con Alessandro Sallusti, annuncia la sua prossima battaglia: «Questo percorso è solo all’inizio: chiederò la revoca di tutti i provvedimenti che mi hanno danneggiato, a partire da quelli adottati dall’Associazione nazionale magistrati fino a quello della Corte dei conti, incredibilmente fondato sul presupposto della commissione di un reato che oggi l’ordinamento non riconosce più. Il mio obiettivo è di fare definitivamente chiarezza su quanto accaduto nel maggio del 2019, una vicenda che ha avuto effetti profondi non solo sulla mia posizione personale, ma anche sul funzionamento di una parte della magistratura». Una questione che potrebbe entrare a pieno titolo nella campagna referendaria sulla riforma della giustizia.
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