2024-11-18
«La Cisl tratta con tutti e aumenta gli stipendi. Altri appiccano fuochi»
Il sindacalista Luigi Sbarra: «La manovra alza i salari a 15 milioni di persone. Landini sbaglia a invocare rivolte, basta poco e scatta la violenza». Rottura con Cgil e Uil sui contratti e non solo, saga Stellantis, questione salariale e manovra. Sono tanti i temi sul tavolo del numero uno della Cisl Luigi Sbarra, ma dopo gli incidenti in piazza degli ultimi giorni che hanno riproposto la dinamica del conflitto con le forze dell’ordine, l’intervista non può non partire dalle recenti dichiarazioni del collega Landini. Segretario, era proprio il caso di evocare la rivolta sociale?«C’è un vecchio proverbio che dice: chi semina vento, raccoglie tempesta. Bisogna stare attenti a non usare toni esasperati, un linguaggio equivoco, soffiare sul fuoco del disagio sociale è molto pericoloso perché, al di là delle intenzioni, la violenza è sempre dietro l’angolo e a volte basta una scintilla per farla deflagrare, come si è visto in molte manifestazioni. Il sindacato confederale ha una grande responsabilità: deve cercare di fare sintesi nella società, costruire le condizioni per un dialogo costruttivo tra istituzioni e attori sociali, arginando ogni possibile atto antidemocratico. Lo abbiamo fatto negli anni di piombo e nelle stagioni più difficili della storia repubblicana. Dobbiamo farlo anche oggi».La divisione sindacale (Cgil e Uil da una parte e Cisl dall’altra) si è manifestata in modo plastico durante il vertice sulla manovra. Perché lei non ha portato regali alla Meloni a differenza dei colleghi?«Abbiamo ritenuto che a Palazzo Chigi, per il rispetto che nutriamo verso le istituzioni, fosse più importante portare idee e proposte, non gadget. È da qualche anno, ormai, che registriamo una differente visione di merito e di metodo sindacale. È accaduto con il governo Draghi e nelle due precedenti manovre dell’attuale esecutivo. C’è una diversità nel giudizio che diamo sui risultati ottenuti rispetto alle rivendicazioni, ma direi anche nel modo di interpretare il ruolo stesso del sindacato». In che senso? «Noi abbiamo un’ossessione: contrattare, negoziare, costruire affidamenti, assumere responsabilità nelle trattative, confrontarci con le difficoltà e nella difficile condizione data conquistare risultati per le persone che noi rappresentiamo nella prospettiva di migliorare le condizioni sociali dei lavoratori e dei pensionati. Tutto questo lo facciamo con pragmatismo e continuando a far pressing per migliorare gli interventi».Qualche sindacato fa politica?«Ogni volta che si proclama uno sciopero generale nazionale, in cuor suo, un leader sindacale dovrebbe sentire di aver fallito nella fase negoziale. Qui siamo al quarto di fila. O c’è un problema di rappresentanza o c’è un pregiudizio ideologico. Quello che è certo è che è sbagliato confondere il ruolo del sindacato con quello dell’opposizione politica». Cosa pensa dello sciopero proclamato per il 29 novembre?«Proclamare uno sciopero generale contro una manovra che destina più di due terzi delle risorse a lavoratori, pensionati, famiglie, contratti pubblici e coesione mi sembra fuori dai principi del sindacato. Bisogna difendere ciò che abbiamo conquistato e trovare soluzioni, fuori e dentro la legge di Bilancio, per migliorare le criticità».Quali sono le criticità?«Penso al bisogno di aumentare le pensioni minime e il sostegno alla non autosufficienza. Va eliminato il taglio strutturale degli organici nella scuola e il blocco parziale del turnover nella Pa, nell’università e nella ricerca. Vogliamo che si torni indietro nei tagli al fondo automotive almeno per il 2025 per sostenere le imprese dell’indotto, finanziare la proroga della cassa integrazione e tagliare il costo dell’energia».C’è chi è convinto che Landini stia scalando la sinistra.«La soggettività politica del sindacato si basa su un pilastro fondamentale: quello dell’autonomia. Se si fa o si cerca di fare da traino alla rappresentanza partitica si finisce per danneggiare sé stessi e i soggetti che si vorrebbero aiutare».A proposito di politica, cosa pensa dello stallo sull’elezione di Fitto alla Commissione Ue? Il sistema Italia dovrebbe restare unito?«Noi ci ritroviamo nella posizione seria ed equilibrata espressa dal presidente Mattarella. L’Europa è a un bivio storico, e su questi passaggi fondamentali deve recuperare l’ambizione di ritrovarsi in uno spirito bipartisan. Vale tanto più per l’Italia, che oggi ha l’opportunità di esprimere, nella persona di Raffaele Fitto, bravissimo politico e ministro illuminato, un vicepresidente esecutivo con deleghe fondamentali. L’auspicio è che Fitto venga votato da tutti i partiti italiani». Parliamo di lavoratori e quindi di salari. A che punto siamo con il rinnovo dei contratti? «Stiamo recuperando in tutti i contratti il potere d’acquisto perso in questi anni con aumenti significativi. Bisogna proseguire su questa strada. Occorre incentivare accordi aziendali che facciano accedere i lavoratori alle decisioni, agli utili e alle innovazioni organizzative delle proprie imprese, per elevare la produttività e trasformarla in buste paga più pesanti e orari più leggeri. Questo è l’obiettivo della nostra legge sulla partecipazione».Se ci fosse unità sarebbe possibile firmare più accordi? Il caso degli statali è emblematico, firma separata nei ministeri e spaccatura anche sul rinnovo degli enti locali.«Sarebbe stato irresponsabile lasciare centinaia di migliaia di lavoratori senza miglioramenti degli istituti normativi e adeguamenti di stipendio dopo anni di pesante inflazione. Per la prima volta ci troviamo di fronte a dotazioni finanziarie per due cicli di rinnovi nella Pa. Bisogna capitalizzare e non bloccare i negoziati anche per le altre amministrazioni». Sulla vicenda Stellantis invece la posizioni di Landini è abbastanza tiepida verso la proprietà. «Non voglio esprimere giudizi su quello che dicono o fanno gli altri sindacati. Noi chiediamo al management e agli azionisti di Stellantis di dare risposte concrete sull’aumento della capacità produttiva, sui nuovi modelli e sugli investimenti in Italia che assicurino la saturazione degli stabilimenti. Lo abbiamo detto con chiarezza: nessun incentivo dello Stato se non ci sarà un serio e credibile piano industriale per l’Italia».Speranze di chiudere il contratto dei metalmeccanici? «L’atteggiamento di Federmeccanica è stato finora molto discutibile. Le distanze sono ancora enormi sulla parte economica e quella normativa. Inoltre non si può pensare di peggiorare le condizioni salariali dei lavoratori posticipando di sei mesi il pagamento nei casi di scostamento tra inflazione prevista e quella reale. Gli industriali devono capire che è interesse di tutti avere relazioni partecipative».Da questo punto di vista il governo sta facendo abbastanza per aumentare gli stipendi? «Nella manovra è previsto l’accorpamento degli scaglioni Irpef e il taglio strutturale del cuneo fiscale per i redditi fino a 40.000 euro, che da solo garantirà un aumento fino a 1.200 euro annui sulle buste paga di oltre 15 milioni di lavoratori. Sono altrettanto importanti la defiscalizzazione sui salari di produttività, il consolidamento e l’ampliamento della detassazione sui fringe benefit. Abbiamo ottenuto poi 5,5 miliardi per il rinnovo dei settori pubblici nel triennio 2025-2027, con l’accantonamento di risorse anche per il ciclo successivo. Sono segnali importanti».
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