2019-07-20
L’Ue demonizza Putin, poi ci fa affari e gli mette in mano i dati sensibili
Durante lo spegnimento dei suoi satelliti l'Europa si è appoggiata anche al sistema russo. Pizzino di Ursula von der Leyen al Carroccio.Da poco insediata e ancora senza la squadra di commissari Ue, Ursula von der Leyen trova il tempo di rilasciare un'intervista fotocopia a una serie di quotidiani. La versione italiana, pubblicata sulle colonne della Repubblica, ha una variante importante. La si legge nel titolo: «La Russia vuole dividere l'Europa. Noi risponderemo». Il messaggio si arricchisce di un secondo pizzino destinato alla Lega (che non l'ha votata) e fondamentalmente fa sapere che, sebbene sia stato superato il tema della procedura d'infrazione, i conti del nostro Paese restano sotto osservazione. Per l'ex ministro tedesco la Russia è un pericolo sotto tutti i punti di vista. Cerca di invadere la nostra politica e di infiltrarsi nei gangli vitali dell'Ue. Insomma, a Bruxelles c'è qualcuno pronto a prendere sul serio Carlo Calenda che, pur di attaccare Matteo Salvini, ha chiesto all'Europarlamento di avviare una commissione d'inchiesta per verificare se Gianluca Savoini abbia messo in pericolo la sicurezza nazionale. Anzi, meglio ancora, quella dell'intero Vecchio Continente. Poco importa se in sede di Copasir i vertici dell'Aise abbiano confermato di seguire da vicino Savoini ma di ritenerlo irrilevante e innocuo. Quello che conta è alzare il polverone, seguendo il medesimo schema applicato (in modo alquanto fallimentare) dalla famiglia Clinton contro Donald Trump. Il Russiagate negli Usa sarà un boomerang elettorale anche per la corsa del 2020. Non contenti i socialisti e i democratici, per bocca della von der Leyen, gridano al lupo russo ma non si rendono conto che, facendolo solo per ragioni politiche anti Lega, finiscono con l'infilarsi in un vicolo cieco ridicolo. La scorsa settimana La Verità vi ha raccontato di un fatto molto grave e tenuto sotto silenzio dai media europei e dai governi locali, molto probabilmente su pressioni tedesche e francesi. La galassia dei 26 satelliti europei denominata Galileo e costata più di 10 miliardi si è spenta (fatta eccezione delle attività di ricerca e soccorso) per almeno otto giorni. Le autorità competenti si sono limitate a dichiarare che il motivo sarebbe da cercare in disguidi nei centri di gestione a terra, come quello del Fucino in Abruzzo. La notte scorsa i satelliti sono stati riaccesi. Spiegazioni: nessuna. Dubbi su infiltrazioni nella rete. Ma la cosa buffa è che nel periodo di spegnimento tutto il sistema si è appoggiato sui satelliti del Gps (americano) e sul sistema Glonass, che è russo. Marcello Spagnulo, ingegnere aeronautico con specifico background, ha da poco pubblicato un libro dal titolo Geopolitica dell'esplorazione spaziale. Un capitolo è dedicato al Gps o ai sistemi gemelli (come Galileo o i satelliti russi) e spiega come per anni la supremazia americana nella costruzione degli orologi spaziali abbia consentito agli Usa di accedere a dati fondamentali per le aziende civili e militari e per osservare lo sviluppo di attività finanziare o fintech. Compresa l'importanza dei satelliti, chiedere aiuto anche solo per otto giorni a quelli russi (oltre a quelli di Washington) ci porta a una domanda di fondo. Se Savoini è un pericolo per la sicurezza, avere affidato milioni di dati sensibili a Mosca che cosa è? La risposta ovvia svela l'ipocrisia della von der Leyen e di tutti coloro che cavalcano tali temi come clava politica. E nella realtà razzolano in base a interessi specifici. Al centro di tale ipocrisia c'è soprattutto la Germania. Ieri, pure la cancelliera, Angela Merkel, è intervenuta sulla vicenda dei presunti fondi russi alla Lega: «Un chiarimento tocca all'Italia. Penso che il Parlamento italiano o altri chiederanno chiarezza sulla vicenda», ha esclamato. Ma sul ruolo di Mosca ha aggiunto: «Il fatto che i partiti populisti in Europa ricevano il sostegno della Russia è motivo di preoccupazione». Peccato che Berlino sia la nazione più vicina a Vladimir Putin. Anzi sia la nazione storicamente più vicina alla Russia. La Commissione tedesca sull'energia ha imposto l'eliminazione del carbone per giustificare la costruzione del Nord stream 2. Un filo diretto pieno di gas che legherebbe a doppia mandata le due nazioni per i prossimi 50 anni. Non a caso i vari ambasciatori Usa si sono apertamente scagliati contro il progetto. Il cancelliere Gerhard Schröder pochi mesi dopo la fine del suo incarico si è infilato l'uniforme di Gazprom ed è diventato responsabile del progetto Nord stream. Se non è sicurezza nazionale questa, non sappiamo che altro possa esserlo. Eppure la politica europea continua a guardare altrove. A puntare il dito sulle sanzioni purché non riguardino i temi fondamentali per le economia francese e tedesca. Il medesimo paradosso di coloro i quali gridano al pericolo Savoini, e non per le presunte tangenti ma per la sicurezza nazionale, e allo stesso tempo si fanno un selfie con Faceapp che è una società russa alla quale stanno donando gratuitamente i propri dati biometrici. D'altronde in migliaia usiamo Telegram (sempre russa) senza interrogarci sul perché. Senza capire che non esiste una sovranità europea. Non certo per colpa dei partiti populisti, ma perché l'Ue non ha la capacità di essere autonoma né tecnologicamente né energeticamente. Altro che Russiagate.
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