2023-12-09
L’Ue fa melina sul Patto di stabilità. Le crisi allontanano la riforma
A destra Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Germania e Francia in difficoltà . Tutto rimandato al prossimo Ecofin. Giancarlo Giorgetti: «Momenti eccezionali, serve periodo transitorio. Piuttosto che un cattivo accordo meglio quello precedente». Ok alla revisione del Pnrr.La trattativa sul nuovo Patto di stabilità finisce ai supplementari. Un accordo non è ancora stato trovato e il confronto andrà avanti nei prossimi giorni fino alla prossima riunione straordinaria dell’Ecofin che potrebbe tenersi tra il 18 e il 21 dicembre (dopo il Consiglio europeo fissato per il 14 e il 15 dicembre). «Servono giorni o settimane di lavoro», ha detto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ribadendo che «piuttosto che un cattivo accordo meglio le regole esistenti». Mentre alcuni tecnici - come l’economista Nicola Rossi e pure l’ex membro della Bce Lorenzo Bini Smaghi - sottolineano i rischi dell’arrivare a un compromesso «purchessia» con prove muscolari e pensano che sia più opportuno rinviare la riforma a dopo le elezioni europee. «Progressi sostanziali ma missione non ancora compiuta», ha dichiarato ieri il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, sintetizzando la lunga notte dell’Ecofin informale in cui i 27 ministri delle Finanze hanno cercato l’intesa sulla riforma del Patto. Otto ore di negoziati non sono però stati sufficienti. Il braccio di ferro riguarda sempre il ritmo di aggiustamento del deficit che i Paesi che sforano il 3% dovranno adottare. Il ministro francese delle Finanze, Bruno Le Maire, a inizio giornata giovedì aveva affermato che l’intesa tra Parigi e Berlino era del 90%; dopo la maratona negoziale ha portato la percentuale al 95%. Più cauto il collega tedesco Christian Lindner che, pur riconoscendo i progressi, si ferma al 92%. Ci sono poi i «falchi» di Paesi Bassi, Austria, Svezia e Finlandia, che non vedono di buon occhio l’idea di alleggerire i percorsi di aggiustamento.Uno degli elementi che hanno avvicinato l’intesa tra Germania, Francia e Italia nei negoziati riguarda l’introduzione di un periodo di transizione 2025-2027 che conceda la flessibilità nel rientro del deficit per i Paesi sotto procedura per deficit eccessivo (i piani settennali prevedono un rientro dello 0,5% l’anno) in caso di un aumento degli interessi sul debito. I Paesi frugali hanno insistito sul conteggio anche degli interessi nel calcolo del deficit. La via d’uscita potrebbe essere un «considerando» che preveda una disposizione transitoria che permetta ai Paesi con alto debito di avere una flessibilità in caso di aumento degli interessi. Non viene identificata una percentuale di flessibilità ma si tratterà di una valutazione che verrà fatta caso per caso. Un’ulteriore modifica riguarda le salvaguardie del deficit: a ieri era stato chiesto un 1,5% per tutti i Paesi con debito sopra il 60% del Pil. Nella nuova versione viene fatta una distinzione: la salvaguardia dell’1,5% viene prevista per i Paesi sopra il 90% di debito. Per quelli tra il 60 e il 90% la soglia viene abbassata all’1% (possono quindi fare deficit al 2%). Per Giorgetti, che esce dall’Ecofin «molto stanco», è «un passo nella giusta direzione» e andrebbe reso «permanente per essere logico e coerente con la necessità di finanziare le priorità strategiche europee in termini di sicurezza, clima e digitalizzazione. «La posizione dell’Italia è sempre la stessa: riteniamo che viviamo circostanze eccezionali e che serva un periodo transitorio per tener conto di queste circostanze eccezionali che speriamo non si applichino ancora per molto e che debbano essere tenute in conto quelle che sono le finalità strategiche che l’Europa si è data in termini di sicurezza e in termini di transizione digitale e energetica ambientale», ha spiegato al termine della riunione. «Queste grandi finalità politiche richiedono delle regole fiscali coerenti per poterle finanziare. Le regole fiscali sono un mezzo per realizzare questi fini, non un fine», ha aggiunto. Il problema, oltre alla minaccia di veto dell’Italia, sono anche le distanze tra la Francia e la Germania che non è riuscita ad approvare il bilancio e rischia di dover ricorrere all’esercizio provvisorio. Insomma, con le crisi in corso, il patto comincia a diventare indigesto un po’ per tutti. «L’ipotesi di riforma del Patto di stabilità è un compromesso, chiaramente introduce elementi ulteriori, in termini di salvaguardia, ci sono nuovi elementi addizionali, che effettivamente rendono questa proposta meno semplice», ha detto il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis. Le salvaguardie aggiunte nel compromesso sono state sostanzialmente accettate anche dalla Francia, che propone, in compenso, di diminuire dallo 0,5 allo 0,3%, lo sforzo strutturale di bilancio annuale imposto ai Paesi con un deficit/Pil oltre il 3%, quando questi Paesi si impegnano a fare investimenti e riforme strutturali nelle aree raccomandate dall’Ue. Parigi vede la proposta come irrinunciabile ma ha trovato un’opposizione da parte della Germania. «Non penso che cambiare le regole delle procedure per deficit eccessivo sia necessario», ha infatti detto giovedì il ministro delle finanze tedesco Lindner. Che però a casa sua deve fare i conti con il buco creato dalla decisione della Corte federale che ha definito incostituzionale la decisione del governo di riallocare al suo fondo per il clima i 60 miliardi di debito inutilizzato dell’era della pandemia. Il bilancio tedesco per il 2024 non verrà approvato dal Bundestag entro la fine dell’anno e il rischio è quello di andare in esercizio provvisorio, che consente solo le spese necessarie al mantenimento dell’amministrazione e all’adempimento degli obblighi di legge. Nel frattempo, ieri i ministri delle Finanze dell’Ue hanno dato il via libera alla revisione dei Pnrr italiano e di altri 12 Paesi. «Un altro grande risultato del governo che conferma la serietà e l’efficacia del lavoro svolto in questi mesi», ha detto Giorgia Meloni. Soddisfatto anche il ministro per il Pnrr Raffaele Fitto che definisce quello di ieri «un passaggio decisivo ma non un punto di arrivo. Il governo, in costante collaborazione con la Commissione europea, è già a lavoro per l’attuazione del Piano rivisto, a partire dagli obiettivi previsti per la quinta rata la cui richiesta verrà presentata in tempi brevi». Quanto al Mes, la discussione sulla ratifica è stata calendarizzata alla Camera per il 14 dicembre, ovvero cinque giorni prima del prossimo round all’Ecofin sul Patto. Ieri Giorgetti ha sottolineato: «Non è nelle mie mani, è nelle mani della Camera, decide la Camera dei deputati».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.