2018-11-14
L'Ue dà il via libera ai vini tarocchi. Sberla per l'Italia mentre la Cina continua a crescere
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Un nuovo regolamento emanato da Bruxelles permette di non indicare la provenienza dell'uva usata per le bottiglie da tavola. La misura favorisce Spagna, Cina e Tunisia. Un colpo mortale per il nostro Paese: il settore vale 15 miliardi e 1,2 milioni di posti. La Cina è la seconda area viticola del mondo, boom produttivo e di consumi. E ora fa anche l'extravergine d'oliva. È crollata la produzione di Novello nonostante l'anticipo di calendario. Lo speciale contiene tre articoli.È il caso che il ministro delle politiche agricole oltreché del turismo Gian Marco Centinaio metta mano al dossier Europa e si faccia sentire a Bruxelles. C'è già stata la non felice esperienza di Maurizio Martina, il suo predecessore passato alla segreteria del Pd, che aveva promesso fuoco e fiamme per garantire l'origine dei prodotti e poi è stato respinto con perdite. Di fatto oggi l'Italia ha una legge inutile: abbiamo l'obbligo di indicare la provenienza delle materie prime per la pasta, i pomodori, il riso, la cioccolata, ma siccome c'è un regolamento europeo che si accontenta dell'indirizzo del produttore il falso made in Italy può liberamente circolare per l'Europa. Che peraltro se ne inventa una tutti i giorni per attaccare i nostri prodotti.L'ultima offensiva riguarda il vino. Bruxelles dà via libera ai vini tarocchi non obbligando più a dichiarare le origini delle uve per i cosiddetti vini varietali. Lo fa per agevolare il consumatore? Ma neanche per sogno. Lo fa perché l'Italia del vino vale 6 miliardi di export - con un aumento di fatturato solo quest'anno del 4% - e ci sono paesi comunitari e non che cominciano ad avere le cantine piene di mosti e vini generici che da qualche parte devono pur andare. Ecco allora la leggina europea che consente di vendere vino senza dire dove sono state coltivate le uve. Se Matteo Salvini vuole una buona ragione per bloccare il bilancio comunitario il suo ministro agricolo, che già deve stare molto in campana perché si parla di drastici tagli ai contributi e la riduzione più consistente riguarda proprio le colture mediterranee, gliene può fornire una molto valida. Gian Marco Centinaio ha promesso - anche a fronte dei recenti attacchi che la Francia e altri sei paesi hanno lanciato in sede di Organizzazione mondiale della sanità contro i prodotti italiani chiedendo le famose etichette a semaforo che mettono all'indice i nostri gioielli dell'agroalimentare al pari del cibo spazzatura - una prova di forza. Vedremo se si andrà oltre gli annunci. Intanto la Commissione ha già trasmesso a Consiglio e a Parlamento europeo il nuovo regolamento sul vino per l'approvazione definitiva e se non fosse per la denuncia della Coldiretti nessuno se ne sarebbe dato pena. L'inerzia dell'Italia sarebbe pericolosissima. È vero che non si toccano le Doc e forse le Igt, ma è anche vero che il cavallo di Troia del via libera alle uve d'incerta origine per la produzione di spumanti generici passato l'anno scorso senza che l'Italia dicesse un fiato ora dà altri frutti avvelenati.Il nuovo regolamento comunitario in via di adozione consente di imbottigliare vini varietali - Chardonnay, Syrah, Merlot, Cabernet per dire i più noti - ottenuti da vitigni internazionali dichiarando solo il luogo di trasformazione, ma non la provenienza delle uve. Per capirci si può tranquillamente comprare mosto di Merlot in Spagna o anche in Tunisia, metterci un bel nome italiano affittando una cantina in Chianti e approfittare del successo d'immagine che i nostri vini hanno sui mercati internazionali. Il meccanismo diventa perverso se si considera che i cambiamenti climatici oggi consentono di produrre vino anche nei paesi che un tempo erano importatori netti e oggi potrebbe accadere che con il benestare dell'Europa avvengano delle pericolosissime triangolazioni che generano dumping. La Coldiretti peraltro avverte che sta già avvenendo. L'importazione di mosti e vini generici a fronte di una vendemmia che è stata sì positiva - sui 50 milioni di ettolitri con un aumento del 16% rispetto allo scorso anno - ma che non fa altro che riequilibrare i raccolti scarsi dell'ultimo quinquennio ha già fatto crollare di oltre il 20% i prezzi.Secondo la Coldiretti peraltro questo nuovo regolamento Ue sul vino non fa che confermare una tendenza di penalizzazione del nostro Paese che si manifesta con l'Europa che ammette lo zuccheraggio dei mosti per i paesi del Nord, la produzione di vino da frutta (come ribes o lamponi) nei paesi dell'Est e soprattutto non contrasta i vini fatti con le polveri che sovente portano denominazioni a imitazione delle Doc italiane. Tutto questo in un quadro di mutati equilibri nel commercio mondiale dove si affacciano nuovi paesi come la Cina che è diventata ormai il quarto produttore e dove sempre minori protezioni ci sono per le etichette italiane. Basti dire che il Ceta (l'accordo col Canada) non protegge l'Amarone e altre Doc, che il trattato commerciale siglato col Giappone lascia indifeso il 95% delle nostre Doc, che con il Mercosur l'Europa si avvia a fare una trattativa che non colpisce le imitazioni delle nostre Doc - dal Prisecco al Bardolino fino al Brenello - e che ora queste imitazioni potrebbero addirittura travestirsi da vini varietali italiani. È pur vero che circa il 70% delle uve raccolte in Italia serve a produrre vini certificati, ma il 30% della produzione di uve è destinata a vini comuni che con il nuovo regolamento europeo sarebbero spazzati via. Senza contare che anche l'Igt a seconda di come sarà licenziato questo regolamento potrebbe essere attaccato dal virus del falso. Minando il principale comparto della nostra agricoltura: 15 miliardi di fatturato per oltre un milione e duecentomila posti di lavoro. Un po' troppo per lasciare che l'Europa faccia come le pare.
Manfred Weber e Ursula von der Leyen (Ansa)
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)
Ursula von der Leyen (Ansa)
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L’area tra Varese, Como e Canton Ticino punta a diventare un laboratorio europeo di eccellenza per innovazione, finanza, sviluppo sostenibile e legalità. Il progetto, promosso dall’associazione Concretamente con Fabio Lunghi e Roberto Andreoli, prevede un bond trans-frontaliero per finanziare infrastrutture e sostenere un ecosistema imprenditoriale innovativo. La Banca Europea per gli Investimenti potrebbe giocare un ruolo chiave, rendendo l’iniziativa un modello replicabile in altre regioni d’Europa.