
Cifra record pagata a un istituto spagnolo che per 5 anni, avvalendosi dell'apporto di studiosi di università francesi, italiane e inglesi, puntellerà la politica migratoria di Bruxelles con argomenti vestiti da pseudo scienza.A quanto pare l'Unione europea ha molti soldi nostri da scialare. Infatti ha appena staccato un assegno da 10 milioni di euro - cifra record per una ricerca del genere - all'Istituto universitario di lingue del Mediterraneo e del vicino Oriente di Madrid, affinché approfondisca l'influenza «decisiva» del Corano nella cultura europea. Il progetto, senza precedenti, è denominato «Il Corano europeo» e vuole indagare fino a che punto questo testo sia importante in Europa tra i non musulmani (ovvero tra cristiani, ebrei, liberi pensatori, atei) dal Medioevo sino a oggi. La ricerca durerà per 5 anni, avvalendosi dell'apporto di studiosi di università francesi, italiane e inglesi. «La nostra ipotesi di lavoro», spiega Mercedes García-Arenal, la storica a capo della ricerca, «è che il Corano abbia svolto un ruolo tanto cruciale quanto insospettato nello sviluppo intellettuale e religioso dell'Europa. Ecco perché vogliamo studiarne il portato in tutti i Paesi europei. Noi siamo interessati ai processi di ibridazione e contagio culturale e vogliamo dimostrare come le identità nazionali siano da sempre miste e fluide. Credo», prosegue la García-Arenal, - «che “Il Corano europeo" sia il primo progetto di ricerca umanistica a ricevere una simile sovvenzione dall'Unione europea, principalmente perché riguarda l'islam e l'Europa, due entità di cui oggi si parla con molta foga ideologica e poca cognizione di causa. La conoscenza può essere un'arma molto potente contro l'ideologia». Il team di studiosi come detto è internazionale ma anche interdisciplinare, comprendendo filologi, storici, sociologi, antropologi, in uno sforzo erculeo di big science. I risultati (tutti inevitabilmente incoraggianti per l'Europa di domani) diverranno poi una mostra itinerante che girerà per i musei e le biblioteche delle maggiori città europee, oltre - ed è la ciliegina finale sulla torta - a generare del «materiale educativo» per le scuole di tutti gli ordini, gradi e Paesi.Mentre la Spagna di Pedro Sánchez sta facendo il pieno di migranti islamici come noi un tempo, iniziando - nonostante i sorrisi aquafresh del premier e i suoi vamos compañeros - a scricchiolare socialmente, l'Unione europea ha pensato bene di trovare proprio lì, sotto il tetto colabrodo di quel governo, un perfetto alleato ideologico per puntellare in qualche maniera il disastro della propria politica migratoria. L'idea di fondo è quella di rendere pressoché indolore l'invasione islamica in atto, sposando e dando corso alla tesi che il Corano e l'islam dopotutto sono da sempre parte dell'Europa e anzi - rivelazione pseudo-storica che vale 10 milioni di euro - hanno contribuito potentemente a costruirla. A cercare ben bene con il lentino messo a disposizione dall'Unione Europea, gli storici faranno saltar fuori che il Corano fa capolino nella Magna Carta e ispira la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino del 1789. E, già che ci sono, impegnandosi a fondo, perché non vederne pure qualche barlume anacronistico nel Codice giustinianeo o nella Costituzione degli Ateniesi? Di rivelazione storica in rivelazione si arriverà all'assurdo di dire che il Corano è più europeo degli stessi europei e che alla fine siamo noi gli intrusi, quelli che devono far le valigie e andarsene. Davvero un bel modo per spendere i soldi dei contribuenti europei quello di farli sentire ospiti a casa loro. Insomma, questa più che un'«indagine», più che una ricerca seria e spassionata, assomiglia a una perorazione avvocatizia degna d'un Azzeccagarbugli, volta unicamente ad avvalorare una tesi preconcetta, costruita a tavolino, ma assai comoda e orecchiabile per Bruxelles. Siamo cioè nel regno dell'argomentazione retorica travestita da storiografia o, se si preferisce, dell'accademia al soldo della politica. La fake history, cominciata dapprima su Internet da qualche blogger buontempone, si è sparsa poi a macchia d'olio, non solo nei libri di testo delle scuole, ma anche nelle commissioni europee che decidono dello stanziamento d'ingenti risorse per studi e ricerche. Ricerche ormai tutte ispirate al solito revisionismo in chiave di politicamente corretto.
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





