2023-05-18
Vivendi cala la sua Carta per sbrogliare Tim
Luciano Carta (Imagoeconomica)
Mentre il numero uno di Cdp dagli Usa conferma una posizione aperturista verso Kkr, l’azionista francese chiede di cooptare in cda l’ex direttore dell’Aise e presidente di Leonardo, Luciano Carta. A lui toccherà dialogare con Chigi e gli altri attori della rete.Martedì sera intervistato da Bloomberg in quel di New York, il numero uno di Cdp, Dario Scannapieco, è intervenuto sulla impasse della rete Tim. «Non ritiriamo l’offerta», ha detto, ma continueremo a trovare soluzioni con Macquarie per rispondere alle ulteriori richieste di Tim». Il messaggio per certi versi non poteva essere diverso. Due settimane fa il Mef aveva diramato una velina per far comprendere a tutte le parti in causa, oltre a Cdp, il fondo australiano, anche Kkr e l’azionista di maggioranza Vivendi, che la soluzione migliore per il governo è quella condivisa. Il fatto che Scannapieco abbia deciso di parlare negli Usa forse non è casuale. Un microfono più vicino ai vertici di Kkr. Vedremo a breve quale sarà la risposta. Nel frattempo a sparigliare ci hanno pensato i francesi. Nella giornata di martedì hanno inviato alla società di tlc una lettera con richiesta di optare nel cda al posto di Arnaud de Puyfontaine l’ex numero uno dell’Aise e presidente di Leonardo, Luciano Carta. La mossa non è da poco. E chiaramente è mirata ad avviare un dialogo diretto con le istituzioni italiane. In passato a gestire i rapporti di Vivendi in Italia era Andrea Pezzi. Emerse una serie di problematiche (rappresentate dal nostro quotidiano e anche da Report), il testimone è transitato a Daniele Ruvinetti, un passato in Telecom e un presente in MedOr, l’associazione di Marco Minniti con i fondi di Leonardo. Con l’ingresso in campo di Carta si inaugura un nuovo percorso con l’obiettivo di aprire un valico tra le Alpi. Fino ad oggi infatti erano mancati rapporti tra governo e governo. Non ci risulta alcun incontro tra Palazzo Chigi e l’ambasciata di piazza Farnese nelle ultime settimane. Eppure era chiaro che servisse un canale politico e al tempo stesso istituzionale. Per di più Carta conosce bene le dinamiche dell’ingresso di Vivendi in Italia, avendole osservate dalla tolda dell’Aise. Insomma, una figura chiave che avrà molto da correre. A breve c’è infatti da sbrogliare non una ma ben tre matasse. Una riguarda la rete Tim, la secondo il ruolo dell’amministratore delegato, Pietro Labriola, su cui i francesi vorrebbero scaricare un po’ tutte le colpe, dopo averlo scelto all’indomani dell’uscita di Luigi Gubitosi e la terza riguarda la rete di Open fiber, un vero ginepraio di numeri. C’è la ricerca, insomma attraverso il coinvolgimento dei governi, di una strada diversa. Anche perché il progetto originario di Cassa depositi e prestiti di arrivare alla rete unica basandosi sul perno di Open fiber possedeva e possiede un grande limite, che è quello della stessa società voluta da Matteo Renzi. Il conglomerato nato per cablare il Paese non naviga in buone acque e la situazione sia finanziaria che industriale è sempre più pesante.Non è un mistero per nessuno che la società guidata da Mario Rossetti dovesse completare il cablaggio delle cosiddette aree bianche (a bassa densità abitativa) entro il mese di giugno. Si parlava di coprire più di sei milioni di abitazioni e siamo bene al di sotto della metà. O onor del vero non per colpa di Rossetti, ma per via dell’eredità che si è ritrovato a gestire. La speranza è quella di riuscire nell’operazione entro un anno, ma non sarà affatto semplice. Perché finanziariamente parlando le cose vanno pure peggio. Il bilancio 2022 ha chiuso con un indebitamento in crescita da 3,3 a 4,6 miliardi e un Ebitda (margine operativo lordo) di 179 milioni. Con questi numeri e le banche, tra le quali ci sono pure le francesi Bnp Paribas, Société Générale e Crédit Agricole, che hanno terminato la pazienza non stupisce affatto sentir parlare della richiesta ai soci di un nuovo aumento di capitale (400 milioni) e che si continui a bussare alle porte del Tesoro per chiedere compensazioni (altri 300 milioni?) per il cablaggio delle aree grigie (quelle a fallimento di mercato).Senza contare che i tempi stringono: il nuovo limite per la presentazione dei rilanci sulla rete è stato fissato per il 9 giugno. Altre tre settimane di passione entro le quali sicuramente Kkr e a questo punto anche Cdp e Macquarie proveranno ad avvicinarsi il più possibile alle richieste di 31 miliardi del primo azionista francese. Il fondo Usa si era spinto a quota 21, mentre la cordata italo-australiana era ferma sui 19,3. L’aspetto economico resta importantissimo, va ricordato che il colosso dei media transalpino in Tim ha investito 4 miliardi con perdite superiori ai 3, ma a questo punto è entrato in campo un jolly per sparigliare la partita. Non sappiamo quali saranno le mosse del nuovo consigliere. Si capirà meglio il clima una volta insediato. E anche dalle tempistiche di insediamento, nel caso si faccia un cda straordinario proprio per accelerare i tempi. Resta infine da capire chi a Palazzo Chigi prenderà in mano la palla. Ma che presto arrivi Palazzo Chigi e bypassi i ministeri è solo questione di tempo.
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