2021-10-16
I legami con Giuseppi hanno permesso a Di Donna di essere il re del 5%
Metteva nero su bianco la percentuale che gli andava riconosciuta per l'aiuto a ottenere commesse pubbliche. Era così sicuro di sé da farsi pagare a cose fatte. C'è già chi ha iniziato a chiamarlo Movimento 5 per cento a causa della provvigione richiesta dagli avvocati Luca Di Donna e Gianluca Carmelo Maria Esposito sulle commesse ottenute per i clienti, grazie alla loro intermediazione, dalla pubblica amministrazione. Un'attività di lobbying che li ha fatti finire sul registro degli indagati della Procura di Roma con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di influenze illecite. Come abbiamo già scritto nei giorni scorsi i due vantavano corsie preferenziali con il governo a guida Giuseppe Conte, essendo stato Di Donna collega e stretto collaboratore proprio dell'ex premier nello studio del giurista Guido Alpa. nero su biancoLa copia di uno dei contratti fatti sottoscrivere dai due legali rivela come i professionisti sotto inchiesta offrissero agli imprenditori un servizio mirato alla gestione dei rapporti con il ministero dello Sviluppo economico (di cui Esposito è stato per anni uno dei direttori generali) e con Invitalia. L'accordo, allegato all'informativa inviata alla Procura dagli uomini del Nucleo investigativo dei carabinieri, è quello che i due avevano sottoscritto il 30 marzo 2020 con la società Jarvit dell'imprenditore calabrese Francesco Alcaro. Alla Verità Alcaro aveva spiegato di non aver cercato lui la coppia di professionisti, ma che erano stati loro a proporsi. Le finalità del contratto di sette pagine sono nero su bianco: fornire «un supporto qualificato» nell'ambito della «realizzazione di un contratto di sviluppo per il tramite di lnvitalia Spa-ministero Sviluppo economico». Per raggiungere l'obiettivo, l'accordo predisposto da Di Donna ed Esposito prevedeva cinque «fasi», tra cui «scouting ed esame preliminare», «assistenza amministrativa nella predisposizione del business plan e del progetto» e «assistenza legale nella procedura amministrativa presso lnvitalia». La parcella? Non proprio economica: «Per tutte le attività professionali descritte nel presente incarico al professionista è riconosciuto un compenso determinato in una percentuale pari al 5%, oltre oneri di legge (rimborso spese forfettario, Iva e Cassa avvocati), da calcolarsi sul totale del valore dell'operazione». Un cinque per cento da pagare, però, soltanto «alla data del relativo decreto di concessione del contributo pubblico». In pratica i clienti pagavano solo a risultato raggiunto. Una condizione che fa intuire con quale disinvoltura i nostri si muovessero nelle stanze dove si distribuiscono i fondi pubblici. Ma, come detto, la forza del duo Esposito-Di Donna non risiedeva solo nei rapporti con Conte.trascorsi gloriosiE per capirlo occorre studiare il curriculum dell'avvocato lucano.Dopo la laurea in legge, dal 2006 al 2014 insegna diritto dell'Ambiente all'Accademia della Guardia di finanza di Tor Vergata.Dopo una difesa vincente davanti al Tar del generale delle Fiamme gialle Roberto Speciale, rimosso dal governo Prodi in seguito alla vicenda delle spigole fresche trasportate con un velivolo della Gdf. Nel 2008 Speciale diventa senatore di Forza Italia e nel 2009 Esposito entra al Mise, in quel momento guidato dall'azzurro Claudio Scajola, come capo della direzione degli aiuti alle imprese e dei programmi europei per la competitività e la ricerca, a cui aggiunge la presidenza del Comitato tecnico per l'innovazione tecnologica. Anni fortunati per la famiglia di Esposito perché nel 2010 il fratello della mamma, Biagio Papaleo, viene chiamato a guidare la struttura di missione dei progetti strategici del ministero del Turismo capeggiato dalla forzista Vittoria Brambilla.Esposito nel 2011 passa alla più potente Direzione per le Pmi e in questi anni sicuramente su molti dossier lavora con Domenico Arcuri che è ad di Invitalia dal 2007.Con il governo tecnico di Mario Monti diventa capo Dipartimento al ministero dell'Agricoltura con Nunzia De Girolamo di Forza Italia. Fino all'arrivo di Maurizio Martina che non lo conferma.Esposito a Roma ha uno studio con i fratelli: un architetto, Francesco Maria, e un economista, Luigi Giuseppe.Il primo dei due compare, seppur non indagato, negli atti dell'inchiesta, in relazione alla ristrutturazione di un hotel a 5 stelle di Maratea. Secondo gli inquirenti Gianluca Esposito puntava a far ottenere alla proprietà della struttura un finanziamento a fondo perduto per una costosa ristrutturazione.In un'intercettazione del 30 marzo i due fratelli, che qualche giorno dopo parleranno di una Ferrari da acquistare, «discutono del coinvolgimento di Francesco Esposito nella progettazione dell'opera per poi procedere alla richiesta del relativo finanziamento» che viene valutato in 30/40 milioni. Pochi giorni prima, in un'altra conversazione con un interlocutore non identificato, Gianluca discuteva «del lavoro di progettazione che dovrà essere concordato tra le «archistar» che seguono Melpignano (famiglia incaricata di gestire l'hotel, ndr) e lo studio del fratello». Dalle carte dell'inchiesta emerge anche un'altra fonte di ricchi redditi da parte non dei clienti privati, ma direttamente degli avvocati in rapporti con un altro allievo di Alpa entrato nella stanza dei bottoni, il quarantasettenne cosentino Giovanni Bruno, l'ennesimo ordinario della nidiata. Nell'agosto 2018 è stato nominato commissario del colosso delle costruzioni Condotte Spa in amministrazione straordinaria dal Mise all'epoca diretto da Luigi Di Maio, mentre Conte era già a Palazzo Chigi. Con lui vennero scelti anche Matteo Uggetti e Alberto Dello Strologo, che, però, ha successivamente lasciato l'incarico senza dare troppe spiegazioni. servizi segretiGiovanni Bruno compare nell'interrogatorio dello 007 Enrico Tedeschi che ha spiegato al procuratore aggiunto Paolo Ielo e al pm Fabrizio Tucci per quale motivo fosse andato alla ricerca di mascherine per conto dell'Aise nello studio Alpa e, più precisamente, nell'ufficio di Di Donna: «L'ho conosciuto a casa della dottoressa Brunella Bruno (giudice amministrativo, ndr), con cui ho rapporti di amicizia, a una cena, alla presenza di magistrati contabili» ha detto a verbale. «Il rapporto si è poi evoluto attraverso Giovanni Bruno, professore alla Sapienza e fratello di Brunella Bruno, che credo fosse presente anche alla cena di cui ho parlato».Il nome di Bruno ricorre molte volte nell'indagine di Perugia su Luca Palamara, il quale, intercettato, lo cita per l'incarico conferito dalla Condotte Spa all'avvocato Domenico Ielo (fratello dell'aggiunto di Roma).Ieri Palamara e il giudice Stefano Fava, autore di un esposto (archiviato) al Csm contro il suo ex capo Giuseppe Pignatone, sono stati rinviati a giudizio per la presunta spifferata alla Verità su un allegato all'esposto, mentre Fava, a causa della denuncia, è imputato pure per abuso d'ufficio e per accesso abusivo a banca dati per le indagini sull'incarico concesso da Bruno all'avvocato Ielo, avendo il fratello Paolo, trattato un procedimento penale nel quale era imputata Brunella Bruno, finito con un'assoluzione a cui Ielo non si è opposto. Decisione che in un'intercettazione Fava stigmatizzava così nel maggio del 2019: «[…] Lui non ha impugnato e suo fratello, il fratello di Brunella Bruno, al fratello di Ielo gli dà quell'incarico pazzesco […]».Il procuratore aggiunto ha sempre sdegnosamente respinto ogni sospetto e si è costituito parte civile a Perugia. Sul sito di Condotte è ancora indicato l'incarico a rinnovo annuale conferito a suo fratello Domenico, in «raggruppamento» con altri colleghi, il 27 dicembre 2018, da 265.000 euro il primo anno con progressive riduzioni del 15 per cento in caso di rinnovo. Nel sito ci sono anche altre consulenze con gli importi indicati al netto dell'Iva e della Cassa avvocati: due del 10 aprile e del 31 dicembre 2019 da 21.600 euro ciascuna, un'altra del 2 febbraio 2021 da 10.000 euro, due del 7 aprile da 25.600 euro complessivi. Un ulteriore contratto, riferito ad altri associati dello studio Ielo, conferito in via urgente il 31 gennaio 2020, ha un valore di 14.100 euro.cifre importantiAll'avvocato Di Donna Condotte ha, invece, assegnato un incarico, come a Domenico Ielo, il 27 dicembre 2018 e uno il 2 febbraio 2021 da oltre 20.000 euro al mese comprensivi di Iva e spese generali. Ricordiamo che Di Donna, tra il 2018 e il 2020, ha già incassato 637.000 euro, comprendendo i pagamenti delle società collegate alla società in amministrazione straordinaria.Infatti attraverso la controllata Condotte immobiliare, il 18 febbraio 2020, è stata autorizzata per l'avvocato indagato l'«estensione dell'incarico di consulenza legale» alle altre partecipate, con un compenso «unico» da calcolare in base ai «medi tariffari decurtati del 55%» oltre a un premio risultato tra 150.000 e 250.000 euro. Alla stessa data, con il medesimo oggetto, risulta un affidamento da «18.000 euro/mese oltre success fee» anche da parte di Inso, mentre il 10 dicembre 2019, Di Donna ha ottenuto un altro incarico da Nodavia ed Ergon, per 8.000 euro.Anche il coindagato Esposito risulta tra i legali ingaggiati dal general contractor. Per lui un solo incarico, autorizzato il 5 maggio 2020. L'importo non è precisato.La società, il 12 novembre 2019, ha affidato una consulenza anche ad Alpa, «con una parte fissa di 38.000 euro oltre allo 0,5% delle somme ricavate dall'accordo. Il tutto comunque entro un massimo di 138.000 euro e oltre accessori».Ma se Condotte era per gli allievi di Alpa e i loro soci una procedura molto remunerativa, Esposito e Di Donna non si sono accontentati e si sono inventati i contratti con la percentuale del 5 per cento. Una mossa che spiega bene perché un collega intercettato abbia definito Di Donna «aviduccio».
La sede della Corta penale internazionale dell’Aia (Ansa)