2025-09-29
Luca De Carlo: «Sul candidato in Veneto la scelta spetta a noi di Fdi»
Luca De Carlo (Imagoeconomica)
Il coordinatore regionale: «O ascoltiamo il territorio, dove siamo al 37%, o decidiamo di essere generosi e lasciamo la Regione a un alleato. Se la Meloni me lo chiede, corro io».Luca De Carlo, senatore di Fratelli d’Italia, restiamo in spasmodica attesa. Chi vincerà nell’Ohio d’Italia?«Sono sicuro che i marchigiani premieranno lo straordinario lavoro del mio amico Acquaroli».Seguiranno le elezioni in altre cinque regioni, tra cui il Veneto. Da Peschiera del Garda a Bibione, lei è il vicerè meloniano. «Coordinatore regionale da più di duemila giorni».Ha fama di uomo schietto. Se serve, assicurano, non le manda a dire.«Mia mamma dice che, con il tempo, sono diventato un po’ democristiano. Io, invece, credo di non essere cambiato. Mi piace mediare. Quando c’è bisogno di andare allo scontro, però, non mi tiro certo indietro».Parlamentare dal 2018, appassionato di rugby, aspro come le sue montagne. Ma soprattutto fedelissimo di Giorgia Meloni.«Fedelissimo e riconoscentissimo». Testiamo la tempra. Luca Zaia, governatore in scadenza, ha già lanciato il suo successore: Alberto Stefani, vicesegretario del Carroccio.«Mi pare normale che la Lega porti al tavolo un suo candidato. Ce lo siamo detti fin dall’inizio: ognuno propone un nome, poi verrà scelto il migliore. Anche Salvini, del resto, ha sempre indicato Stefani». Una fuga in avanti?«Hanno cercato di dare l’impressione dell’accordo già chiuso, quando in realtà non lo era. Tanto che, nemmeno a Pontida, è arrivato l’atteso annuncio».Zaia assicura: «Se non sarà della Lega, sarà un problema».«Per chi?».Chissà. «Proviamo a rispondere alla domanda». Proviamo.«Non credo si riferisse ai veneti, visto che sono ottimamente rappresentati dal centrodestra fin dalla notte dei tempi». Dunque? «Magari quell’affermazione riguarda proprio la Lega: senza il suo governatore, potrebbe avere un calo di consensi. Ma non si può sovrapporre il destino del Veneto a quello di un partito». Non era, per caso, una velata minaccia a Fratelli d’Italia?«Zaia non ha certo bisogno di intimidire a mezzo stampa. Il rapporto con il sottoscritto è franco, ma cordiale».Intanto, sono apparsi giganteschi manifesti con il volto del Doge e lo slogan cheguevariano: «Veneto sempre».«Potrebbe essere il suo messaggio di congedo dopo quindici anni. Oppure, l’annuncio di una campagna elettorale come capolista. Se si candida Luca, io sono felicissimo. Può intercettare i voti di tanti suoi estimatori che non si riconoscono nei partiti».Ci sarà la lista Zaia?«Non conviene nemmeno alla Lega. E sarebbe anche abbastanza inusuale, dato che non sarà lui a correre per la presidenza. Non s’è mai vista, in passato, una cosa del genere».Magari farà il ministro. «Può fare qualsiasi cosa, eccetto il presidente del Consiglio: perché c’è chi già lo fa benissimo. Luca ha dimostrato di avere capacità straordinarie. Io, difatti, l’ho votato per tre volte di seguito. Mi piacerebbe che, adesso, lui votasse per noi».Intanto, lo stallo prosegue. Eppure, si vota a fine novembre. «È tempo di scegliere: non perché sia tardi, ma perché i veneti vogliono sapere chi sarà il prescelto».Quando verrà annunciato?«A giorni». Alcuni leghisti lamentano: si briga sempre e solo a Roma.«La prima candidatura di Zaia venne annunciata da Berlusconi, durante una puntata di Porta a Porta. È normale che, in regioni così importanti, decidano i leader nazionali, dopo aver valutato il quadro generale». Potrebbe essere uno di voi? «Me lo auguro. La nostra classe dirigente, in questi anni, è cresciuta molto. Due o tre persone sarebbero pronte». Chi?«Questo non posso dirlo». Un po’ democristiano. Allora ha ragione sua madre.«Sarebbe irrispettoso verso chi è meno pronto».La Lega, comunque, sembra certa di spuntarla. «Fa parte della loro strategia: dare per scontato ciò ancora che non lo è. Io, però, sono molto più possibilista. Non credo che esista nessun automatismo. Dopodiché, Fratelli d’Italia ha due possibilità». Sentiamo la prima. «Essere giusta. Ascoltare il territorio e riconoscere che il candidato ideale è nostro. Non esiste nessuna valida motivazione per decidere il contrario, se non la realpolitik. Alle ultime europee in Veneto abbiamo preso il 37%. Mentre la Lega, che pure nel 2019 aveva il 43, si è fermata al 13. Non spuntarla, con questi numeri, sarebbe davvero inusuale».Veniamo alla seconda. «Essere generosi: lasciare a un nostro alleato il governo del Veneto. In entrambi i casi, però, è ovvio che la decisione debba essere di Fratelli d’Italia». Quantifichiamo le probabilità: cinquanta e cinquanta? «Sì, credo che al momento non ci siano favoriti».I forzisti spingono invece per Flavio Tosi, ex sindaco di Verona.«Mi pare che, nelle regioni, siano già ben rappresentati». Fratelli d’Italia, in cambio dell’eventuale desistenza, otterrà in cambio la Lombardia?«Sono cose che difficilmente possono stare sullo stesso piano. Lì si vota nel 2028. Tre anni, in politica, sono un’era geologica. Non ho mai creduto che i destini delle due regioni fossero legati». E la Lega, senza Veneto, arriverà alla rottura?«Non ci credono neanche loro. Che senso avrebbe? I cittadini non capirebbero. Dove siamo andati divisi, come Verona e Vicenza, abbiamo perso. Conviene trovare una quadra. E dal giorno dopo, si parte subito pancia a terra».Potrebbe spuntarla lei, magari.«Sono il felice e gaudente presidente della Commissione Industria e agricoltura: la più veneta che si sia. Mi sono impegnato a farlo fino al termine del mandato, nell’interesse di tutti. Oggi, per esempio, gli impegni mi portano a Bruxelles».L’Europa è matrigna?«Negli ultimi cinque anni ha trasformato gli agricoltori in giardinieri. Adesso è stato deciso di tagliare i fondi del 22%. Proprio mentre gli altri sfruttano le materie prime anche come arma geopolitica. Dal 2000 a oggi la Russia ha aumentato la produzione di grano, diventando il principale esportatore mondiale. La Cina ha annunciato che l’indipendenza alimentare sarà una priorità nazionale assoluta. E pure gli Stati Uniti spingono sulla loro sovranità. Le grandi potenze lo hanno capito da tempo: chi controlla il cibo, controlla l’economia». L’Unione, invece? «Prima ha trattato l’agricoltura come se fosse la maggiore fonte di inquinamento del pianeta, imponendo regole ambientali assurde. Ora toglie risorse, proprio nel momento in cui avremo bisogno di interventi e sostegni per produrre di più e meglio».Lei s’è battuto contro l’uso di farine di insetti.«Non sono per il divieto, ma per avere chiare indicazioni sulle etichette, che sono volutamente equivoche. Due miliardi di persone mangiano insetti da secoli. Che continuino pure. L’importante è non provare a stravolgere la nostra cucina».È stato relatore in Senato del disegno di legge contro la carne sintetica.«Applicando il principio di precauzione del regolamento europeo, dovrebbe essere vietata fino a quando non viene dimostrato che non ci sono rischi. Comunque, è un subdolo tentativo di sostituire le proteine animali con qualcosa che viene costruito in laboratorio. Distruggerebbe la nostra economia. L’industria alimentare italiana fonda il suo successo su biodiversità e qualità».Ha proprio un’azienda agricola a Feltre. «La gestisce mio figlio, che fortunatamente ha la mia stessa passione. Ogni tanto, per scaricare la tensione, porto le vacche a pascolare qualche ora. Mi riappacifico con il mondo. Per me è un vero anti stress».Di buon mattino, il primo dell’anno, ha pubblicato un video mentre lavorava in campagna: carriola carica, vanga in mano, berretto calato sulla testa.«Spiegavo che, per ottenere risultati, bisogna concimare il terreno con il letame».Sindaco di Calalzo, paesino di 1.807 abitanti nel bellunese, per tre mandati. «Il mestiere più bello. Fai una scelta, apri la finestra, vedi il risultato. Ancora oggi, quando intervengo in aula, penso sempre a cosa direbbe quel Luca ai suoi concittadini».Siete gente di montagna. «Difficile impressionarci».E se la premier dovesse chiedere al ruvido De Carlo di diventare il nuovo Doge?«Non conosco nessuno che abbia mai detto di no a Giorgia Meloni».
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