2024-08-25
La pista eversiva porta ai Carc che inneggiano a Ilaria Salis
Ilaria Salis, eurodeputato di Avs (Imagoeconomica)
Antiterrorismo in allerta per l’avvertimento alla stampa lanciato da una sigla che vive in clandestinità ed elogia la lotta armata e le Br. Dietro il sito spunta un informatico lombardo, che però si dissocia.Gli esperti dell'Antiterrorismo hanno preso molto sul serio la lista di proscrizione dei presunti «organismi e agenti sionisti» messi all'indice dal «(nuovo) Partito comunista italiano», una sigla che da anni gioca a eccitare i peggiori umori presenti nell'arcipelago dell'estrema sinistra. E lo fa nascondendosi dietro l'anonimato: «La natura clandestina del (nuovo) Pci ci consente libertà d’azione nel raccogliere e divulgare le segnalazioni che ci perverranno», hanno sottolineato i nemici di Israele nel comunicato che adesso è all’esame dell’Antiterrorismo.Del Pci 2.0 si sa che ha una natura transnazionale e che a fondarlo è stato l’ottantacinquenne bergamasco Giuseppe Maj, oggi residente in Francia, dove è riparato durante le indagini antiterrorismo seguite agli omicidi di Massimo D’Antona e Marco Biagi da parte delle nuove Brigate rosse (da cui aveva però preso le distanze non condividendo tempi e modi). Ingegnere chimico con la passione per il giornalismo, già fondatore del centro di documentazione Filo rosso e direttore di Rivoluzione proletaria, organo del Comitato centrale del partito rivoluzionario marxista-leninista d’Italia, è finito in manette per la prima volta l’8 febbraio 1985 con l’accusa di associazione sovversiva e partecipazione a banda armata. Nel 2003 è stato arrestato a Parigi su richiesta delle Procure di Napoli e Bologna che indagavano su nuovi filoni dell’eversione rossa e sull’assassinio di Biagi. Dopo essere stato rilasciato, nel 2004 aveva annunciato via Internet il ritorno alla clandestinità e nel 2005 era finito nuovamente in manette.Maj ha recentemente discusso con altri «comunisti» attraverso uno scambio di lettere aperte.È lui l’unico nome ufficiale del partito clandestino. Sul sito c’è anche un lungo intervento di tale «Ulisse», sedicente segretario generale del comitato centrale.Il nuovo Pci è considerato dagli analisti come il braccio clandestino dei Carc, i Comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo, i quali sono sempre usciti puliti dai processi per associazione eversiva in cui sono rimasti invischiati. I suoi militanti vagheggiano una Repubblica socialista e sono impegnati in attività sindacali e politiche.Sono gli stessi Carc, oggi Partito dei Carc, a scrivere: «Senza l’adesione alla strategia del (nuovo) Pci, anche il P.Carc sarebbe un “partitino” più o meno radicale, più o meno identitario e dogmatico, simile a tanti altri. Ciò che distingue il P.Carc è il legame ideologico e politico con il (nuovo) Pci».Adesso il nostro Antiterrorismo punta a dare nomi e cognomi agli autori della lista che ha messo nel mirino persone fisiche e aziende collegate a Israele. Tra questi anche giornalisti della Verità come il direttore, Maurizio Belpietro, e gli editorialisti Mario Giordano e Paolo Del Debbio.Il dominio del sito Web del nuovo Pci, creato il 26 maggio 2008 e in scadenza nel 2025, riporta tra i contatti tecnici il cinquantatreenne lombardo F. P. e l’istituto comprensivo Bernareggio, scuola della provincia di Monza e Brianza. Riferimenti che sono già finiti al centro delle indagini. F.P., contattato dalla Verità, sembra sorpreso: «Non conosco il Pci, non sono comunista e non mi occupo del loro sito». L’uomo è un informatico di professione e ha una società. L’unica spiegazione razionale che riesce a darsi è questa: «Qualcuno deve aver registrato il dominio con il mio nome e a mia insaputa, mi vedo costretto a sporgere una denuncia». F.P. è apparso subito preoccupato, soprattutto perché l’organizzazione che si è occupata di registrare il dominio risulta «nascosta».Qualche ora dopo deve aver effettuato delle verifiche e un legame l’ha rintracciato: «Devono aver preso i dati dal provider SupportHost, sul quale era registrato un dominio dell’istituto di Bernareggio seguito dalla mia società. È un provider che ha i miei dati». Le indagini diranno se abbia ragione.Gli investigatori negli ultimi tempi non avevano dato particolare peso alle iniziative dei Carc e del (n)Pci, dal momento che in oltre 30 di esistenza si sono segnalati più per i verbosi comunicati teorici che non per le azioni violente. Ma adesso la lista «anti sionista» è considerata un pericoloso upgrade dal momento che indica bersagli precisi, con nomi e cognomi, anche a potenziali lupi solitari o, più in generale, a soggetti frustrati, suggestionabili o mentalmente instabili di cui è piena la Rete.La pubblicazione dell’elenco rende molto meno folcloristico lo statuto del partito. Che nei primi articoli recita: «Il (nuovo) Partito comunista italiano è l’organizzazione che promuove e dirige la lotta della classe operaia e delle altre classi delle masse popolari contro la Repubblica Pontificia per instaurare in Italia il socialismo e guidare il paese verso il comunismo, contribuendo in questo modo alla seconda ondata della rivoluzione proletaria che avanza in tutto il mondo. […] La sua strategia è la Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata».In pratica un invito alla lotta armata che non può non preoccupare alla luce della lista nera pubblicata online.Del resto pure i «moderati» Carc, in occasione della morte dell’ex brigatista Barbara Balzerani, si erano lamentati dell’ondata di articoli che avrebbero diffuso «falsità e alimentato sfiducia nella parte più combattiva e avanzata delle masse popolari», arrivando ad attaccare un articolo del Manifesto, colpevole di «denigrare l’esperienza delle Brigate rosse e di tutto il movimento rivoluzionario del nostro Paese, definendolo “tragedia” “non giustificabile». Per gli autori le critiche alle Br non sarebbero altro che «un’ondata di diversione, intossicazione e disfattismo». Adesso toccherà alle Procure coinvolte nelle indagini dare una qualificazione attraverso gli articoli del codice penale all’iniziativa portata avanti dai più o meno misteriosi membri del partito clandestino.Sul sito dell’organizzazione i «nuovi» comunisti pubblicano anche suggerimenti per comunicare con loro in modo sicuro e tentano arruolamenti.«Non dimenticare il tuo pseudonimo, sarà utile per i futuri contatti», scrivono giocando a fare i brigatisti. Poi invitano ad aprire caselle di posta sicure usando programmi di criptazione e di navigazione anonima. In un memorandum in 15 punti su come collaborare con loro chiedono anche sostegno logistico con tanto di esempi. Tra cui questo: «Metterci a disposizione seconde case o affittare a tuo nome locali per tenere riunioni clandestine». Gradite anche le sottoscrizioni.Disponibili pure adesivi come slogan polverosi, ma non per questo meno inquietanti: «Costruire in ogni azienda, scuola, quartiere Comitati clandestini di partito», oppure «No Ue, no Nato, no Vaticano. Sovranità nazionale!».Alle ultime elezioni europee il nuovo Pci ha apprezzato l’elezione di Ilaria Salis e Mimmo Lucano e quanto la loro candidatura abbia «significato per una parte delle masse popolari del Paese»: «È utile prendere atto che una parte di chi ha votato Avs (Alleanza Verdi e Sinistra, ndr) lo ha fatto come rottura con la sinistra borghese e sarebbe stata disponibile a votare una lista alternativa, di rottura, di “azione”, di lotta». I Carc, invece, hanno diffuso un appello a organizzare «la violazione dei domiciliari» per l’ex sindaco di Riace e supportato la candidatura della Salis (nelle altre circoscrizioni suggerivano di «astenersi e non partecipare al voto»), ritenendola «completamente estranea al sistema politico delle Larghe intese». I Comitati auspicano che «la sua elezione sia uno strumento per alimentare l’antifascismo popolare, la lotta contro la repressione e contro il sistema carcerario della classe dominante».La Salis ha sostituito il Movimento 5 stelle nel cuore di questi nostalgici della rivoluzione socialista. L’augurio rivolto ai grillini è che capiscano «che più si accodano al Pd e alle prassi del teatrino della politica e più perdono voti e raccolgono disprezzo».