
Si vuole bene in modo diverso all'amico e al marito, ai cani e ai figli. La morte di un paziente non è quella di un padre. E chi commissiona un bambino a un'indiana o a un donatore di sperma non sa come si ama.«Love is love»: questa frase si sente ossessivamente, è ovunque. È una frase completamente insensata: «Love is love» è una frase che interpreta l'amore come un fenomeno o tutto o nulla, o c'è o non c'è e se c'è è di un unico tipo e di un unico formato. Un esempio di fenomeno o tutto o nulla lo abbiamo nella sinapsi, l'impulso che passa fra una cellula nervosa e l'altra: o passa o non passa. Non è aumentabile, opzionabile, porzionabile. O c'è o non c'è. Possiamo avere un altro esempio di fenomeno o tutto o nulla nell'interruttore della luce: o l'accende o non l'accende. Otteniamo sempre lo stesso risultato, la luce accesa, sia che schiacciamo l'interruttore con una grandissima energia che con la forza appena sufficiente per ottenere che la luce si accenda. Se la forza è insufficiente, la luce non si accende in maniera più flebile: non si accende proprio. O tutto o nulla. L'amore non è qualcosa che o c'è o non c'è. L'amore non è una cosa che quando c'è è sempre la stessa, di un tipo solo, di una stessa intensità. L'amore può essere di quantità diverse: può essere piccolino, può essere enorme. L'amore può essere di tipi diversi e può essere anche molesto, molto molesto quando è basato sul possesso. L'amore potrebbe essere paragonato al cibo: abbiamo diversi tipi di cibi, diverse qualità e diverse quantità. Possiamo avere gli spaghetti aglio e olio e il budino al cioccolato e non sono paragonabili proprio perché appartengono a categorie diverse. Amo i miei amici ma non è l'amore che ho per mio marito è un amore diverso e in più alcuni amici li amo di più e altri di meno. Mio marito lo amo moltissimo e di un amore non paragonabile ad altri.Amo molto i bambini e amo molti bambini in particolare e molte persone giovani, ma l'amore infinito che ho per mio figlio è diverso, è un'altra cosa. Ho amato i miei cani, ne ho avuti diversi e anche loro li ho amati in maniera non sempre uguale: Favola è stata di gran lunga la preferita. Ma l'amore che ho dato ai miei cani non è nemmeno lontanamente paragonabile all'amore per i figli: ogni riferimento alle persone che considerano i cani come i figli è puramente intenzionale. Molte persone che non hanno figli e hanno cani, scambiano i due sentimenti perché non conoscono il più importante dei due. Ho amato i miei pazienti e ho sofferto quando qualcuno di loro è morto, ma non è paragonabile al dolore per la morte di mio padre.L'amore può essere paragonato al cibo. Il cibo può essere la pastiera: ho un'amica che la fa benissimo, come quella di mia madre. La sua pastiera e quella di mia madre non sono paragonabili alla merendina farcita di grassi idrogenati o, peggio ancora, al pacchetto di gomma da masticare. Qualcuno potrebbe dire: ma sono tutti dolci, no? «Love is love» come «sweet is sweet», ma non diciamo fesserie: la pastiera è la pastiera e il pacchettino di gomma da masticare è una schifezzella. Lo spezzatino di cinghiale al Prosecco (ho già dato la ricetta) non è paragonabile alla salsiccia scadente sottovuoto già scaduta da qualche mese e un po' ammuffita. «Love is love» con gli amori intercambiabili: ci sono persone come per esempio Nicole Kidman, Oprah Winfrey, il calciatore Cristiano Ronaldo, l'attrice Sarah Jessica Parker, il cantante Elton John, che sicuramente ameranno i loro bambini fatti da altri e comprati staccandoli dal corpo che li ha portati, ma il loro amore non è stato abbastanza grande da volere il meglio per i loro bambini.Il meglio per un bambino è passare la gravidanza caldo e comodo e sicuro, senza essere abortito: la fivet moltiplica il rischio di aborto e di parto prematuro. Il meglio per un bambino è vivere senza tumori, e sono sempre più numerosi gli studi che ipotizzano un aumento di tumori nei bambini nati da fivet. Il meglio per un bambino è che lui sia nato da quella tenerezza che lega un uomo a una donna e una donna a un uomo, al punto tale da spingerli a diventare genitori dello stesso bambino dopo essersi scelti e amati. Il meglio per un bambino è essere concepito nella gioia e nel piacere. Il meglio per un bambino è che suo padre sia stato vicino alla sua mamma nei nove mesi in cui si formava dentro di lei, e l'abbia sostenuta quando il peso di quella vita portata si faceva sentire. Il meglio per un bambino è che la donna che lo ha portato lo tenga in braccio, lo allatti e lo allevi. Il meglio per un bambino è conoscere il viso della donna e dell'uomo di cui ha i cromosomi, ed essere allevato da loro. Il meglio per un bambino non è sapere di essere nato da una sconosciuta, un'indiana o un'ucraina povera pagata per questo, mentre la donna di cui ha i cromosomi ha subito una sindrome da iperstimolazione ovarica. Il meglio per un bambino non è sapere che il padre è un venditore di sperma che ha preferito restare anonimo.Quindi: piantatela con questo pacchettino di gomma da masticare spacciato per una pastiera. Quando un bambino nasce ha già nove mesi, e questi nove mesi di vita sono importanti e fondamentali.Voi che avete comprato un bambino, non avete sostenuto sua madre, la famosa indiana povera che probabilmente non invitereste nemmeno a casa vostra. Le avete fatto firmare un contratto dove si impegna a non cercare mai di contattare il bambino che deve crescere senza di lei, non le avete tenuto la testa quando vomitava, non le avete sostenuto le spalle quando aveva mal di schiena. Ma il vostro bambino, quello che voi considerare il vostro bambino, ha i suoi neurotrasmettitori. Tutte le volte che è stata disperata, angosciata o che ha avuto paura, tutto questo è finito dentro al piccolo e ha determinato quello che sarà il suo carattere, quanto sarà ansioso.Oltre alle merendine e alle salsicce c'è un altro cibo che ti salva la vita: la sbobba e il pane nero del gulag, del campo di concentramento, il cibo del carcere. Coloro che sono sopravvissuti ai campi di concentramento sovietici, nazisti, cinesi, cambogiani, affermano quanto sia intenso il momento di gioia quando il cibo arriva, un cibo pessimo, fatto di rape e patate marcite, perché quando sei deportato quel poco che ti danno ti mantiene in vita, ma resta un cibo ignobile dato a un deportato.I bambini imparano a sopravvivere anche con pochissimo amore, si attaccano e amano chi glielo dà, come il deportato ama chi gli dà la mestolata di zuppa: è la loro straordinaria capacità di adattamento. Ma le ferite restano: chi sono? Chi è la donna che mi ha venduto? Chi è mio padre? Ho dei fratelli?Non è vero che «love is love». Ci sono amori che valgono meno.
Lucetta Scaraffia (Ansa)
In questo clima di violenza a cui la sinistra si ispira, le studiose Concia e Scaraffia scrivono un libro ostile al pensiero dominante. Nel paradosso woke, il movimento, nato per difendere i diritti delle donne finisce per teorizzare la scomparsa delle medesime.
A uno sguardo superficiale, viene da pensare che il bilancio non sia positivo, anzi. Le lotte femministe per la dignità e l’eguaglianza tramontano nei patetici casi delle attiviste da social pronte a ribadire luoghi comuni in video salvo poi dedicarsi a offendere e minacciare a telecamere spente. Si spengono, queste lotte antiche, nella sottomissione all’ideologia trans, con riviste patinate che sbattono in copertina maschi biologici appellandoli «donne dell’anno». Il femminismo sembra divenuto una caricatura, nella migliore delle ipotesi, o una forma di intolleranza particolarmente violenta nella peggiore. Ecco perché sul tema era necessaria una riflessione profonda come quella portata avanti nel volume Quel che resta del femminismo, curato per Liberilibri da Anna Paola Concia e Lucetta Scaraffia. È un libro ostile alla corrente e al pensiero dominante, che scardina i concetti preconfezionati e procede tetragono, armato del coraggio della verità. Che cosa resta, oggi, delle lotte femministe?
Federica Picchi (Ansa)
Il sottosegretario di Fratelli d’Italia è stato sfiduciato per aver condiviso un post della Casa Bianca sull’eccesso di vaccinazioni nei bimbi. Più che la reazione dei compagni, stupiscono i 20 voti a favore tra azzurri e leghisti.
Al Pirellone martedì pomeriggio è andata in scena una vergognosa farsa. Per aver condiviso a settembre, nelle storie di Instagram (che dopo 24 ore spariscono), un video della Casa Bianca di pochi minuti, è stata sfiduciata la sottosegretaria allo Sport Federica Picchi, in quota Fratelli d’Italia. A far sobbalzare lorsignori consiglieri non è stato il proclama terroristico di un lupo solitario o una sequela di insulti al governo della Lombardia, bensì una riflessione del presidente americano Donald Trump sull’eccessiva somministrazione di vaccini ai bambini piccoli. Nessuno, peraltro, ha visto quel video ripostato da Picchi, come hanno confermato gli stessi eletti al Pirellone, eppure è stata montata ad arte la storia grottesca di un Consiglio regionale vilipeso e infangato.
Jannik Sinner (Ansa)
Alle Atp Finals di Torino, in programma dal 9 al 16 novembre, il campione in carica Jannik Sinner trova Zverev, Shelton e uno tra Musetti e Auger-Aliassime. Nel gruppo opposto Alcaraz e Djokovic: il duello per il numero 1 mondiale passa dall'Inalpi Arena.
Il 24enne di Sesto Pusteria, campione in carica e in corsa per chiudere l’anno da numero 1 al mondo, è stato inserito nel gruppo Bjorn Borg insieme ad Alexander Zverev, Ben Shelton e uno tra Felix Auger-Aliassime e Lorenzo Musetti. Il toscano, infatti, saprà soltanto dopo l’Atp 250 di Atene - in corso in questi giorni in Grecia - se riuscirà a strappare l’ultimo pass utile per entrare nel tabellone principale o se resterà la prima riserva.
Il simulatore a telaio basculante di Amedeo Herlitzka (nel riquadro)
Negli anni Dieci del secolo XX il fisiologo triestino Amedeo Herlitzka sperimentò a Torino le prime apparecchiature per l'addestramento dei piloti, simulando da terra le condizioni del volo.
L'articolo contiene una gallery fotografica.
Gli anni Dieci del secolo XX segnarono un balzo in avanti all’alba della storia del volo. A pochi anni dal primo successo dei fratelli Wright, le macchine volanti erano diventate una sbalorditiva realtà. Erano gli anni dei circuiti aerei, dei raid, ma anche del primissimo utilizzo dell’aviazione in ambito bellico. L’Italia occupò sin da subito un posto di eccellenza nel campo, come dimostrò la guerra Italo-Turca del 1911-12 quando un pilota italiano compì il primo bombardamento aereo della storia in Libia.
Il rapido sviluppo dell’aviazione portò con sé la necessità di una crescente organizzazione, in particolare nella formazione dei piloti sul territorio italiano. Fino ai primi anni Dieci, le scuole di pilotaggio si trovavano soprattutto in Francia, patria dei principali costruttori aeronautici.
A partire dal primo decennio del nuovo secolo, l’industria dell’aviazione prese piede anche in Italia con svariate aziende che spesso costruivano su licenza estera. Torino fu il centro di riferimento anche per quanto riguardò la scuola piloti, che si formavano presso l’aeroporto di Mirafiori.
Soltanto tre anni erano passati dalla guerra Italo-Turca quando l’Italia entrò nel primo conflitto mondiale, la prima guerra tecnologica in cui l’aviazione militare ebbe un ruolo primario. La necessità di una formazione migliore per i piloti divenne pressante, anche per il dato statistico che dimostrava come la maggior parte delle perdite tra gli aviatori fossero determinate più che dal fuoco nemico da incidenti, avarie e scarsa preparazione fisica. Per ridurre i pericoli di quest’ultimo aspetto, intervenne la scienza nel ramo della fisiologia. La svolta la fornì il professore triestino Amedeo Herlitzka, docente all’Università di Torino ed allievo del grande fisiologo Angelo Mosso.
Sua fu l’idea di sviluppare un’apparecchiatura che potesse preparare fisicamente i piloti a terra, simulando le condizioni estreme del volo. Nel 1917 il governo lo incarica di fondare il Centro Psicofisiologico per la selezione attitudinale dei piloti con sede nella città sabauda. Qui nascerà il primo simulatore di volo della storia, successivamente sviluppato in una versione più avanzata. Oltre al simulatore, il fisiologo triestino ideò la campana pneumatica, un apparecchio dotato di una pompa a depressione in grado di riprodurre le condizioni atmosferiche di un volo fino a 6.000 metri di quota.
Per quanto riguardava le capacità di reazione e orientamento del pilota in condizioni estreme, Herlitzka realizzò il simulatore Blériot (dal nome della marca di apparecchi costruita a Torino su licenza francese). L’apparecchio riproduceva la carlinga del monoplano Blériot XI, dove il candidato seduto ai comandi veniva stimolato soprattutto nel centro dell’equilibrio localizzato nell’orecchio interno. Per simulare le condizioni di volo a visibilità zero l’aspirante pilota veniva bendato e sottoposto a beccheggi e imbardate come nel volo reale. All’apparecchio poteva essere applicato un pannello luminoso dove un operatore accendeva lampadine che il candidato doveva indicare nel minor tempo possibile. Il secondo simulatore, detto a telaio basculante, era ancora più realistico in quanto poteva simulare movimenti di rotazione, i più difficili da controllare, ruotando attorno al proprio asse grazie ad uno speciale binario. In seguito alla stimolazione, il pilota doveva colpire un bersaglio puntando una matita su un foglio sottostante, prova che accertava la capacità di resistenza e controllo del futuro aviatore.
I simulatori di Amedeo Herlitzka sono oggi conservati presso il Museo delle Forze Armate 1914-45 di Montecchio Maggiore (Vicenza).
Continua a leggereRiduci











