
Da quando l’allora cardinale Joseph Ratzinger denunciò la «sporcizia» tra i sacerdoti sono passati 19 anni. Benedetto XVI prima e Francesco poi hanno chiesto scusa e si sono impegnati per ripulire l’istituzione nel mondo. Incontrando, però, troppe resistenze.Il 25 marzo 2005, Venerdì Santo, durante la Via Crucis celebrata al Colosseo, vennero proposte le meditazioni scritte per l’occasione dal cardinale Joseph Ratzinger, decano del collegio cardinalizio e prefetto della congregazione per la Dottrina della fede. In quell’occasione fecero grande clamore le parole di denuncia contenute nella meditazione preparata per la nona stazione, cui fu dato ampio risalto mediatico. In esse, pur non essendo nominato esplicitamente il fenomeno degli abusi, si può ravvisare un chiaro riferimento a esso: «Quanta sporcizia c’è nella Chiesa e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza! Quanto poco rispettiamo il sacramento della riconciliazione, nel quale Egli ci aspetta, per rialzarci dalle nostre cadute! Tutto ciò è presente nella Sua Passione». […] Se fino ad allora il tema degli abusi era stato trattato nel magistero pontificio esclusivamente all’interno di documenti ufficiali di carattere giuridico e nel contesto di discorsi rivolti all’episcopato americano, con la Via Crucis del 2005 veniva riconosciuta pubblicamente per la prima volta davanti al popolo di Dio la vergognosa «sporcizia» presente anche tra i membri del clero cattolico. Tale denuncia, riletta oggi, appare come un preludio alla lotta agli abusi portata avanti da Joseph Ratzinger una volta succeduto come romano Pontefice a san Giovanni Paolo II. […] Il nuovo Papa, Benedetto XVI, non godeva certamente della stessa popolarità del suo immediato predecessore né tantomeno della benevolenza che San Giovanni Paolo II si era conquistato nei suoi quasi ventisette anni di pontificato.Così, insieme all’interesse della stampa per i casi di abusi, si intensificò un attacco generalizzato alla Chiesa cattolica e alla persona stessa del Pontefice che favorì la diffusione e l’inasprimento di stereotipi che ancora spesso alimentano una comprensione distorta delle reali cause e delle possibili risposte alla piaga degli abusi. […] Nel 2005 scoppiò un clamoroso scandalo riguardante il fondatore della congregazione dei Legionari di Cristo, Marcial Maciel Degollado, giudicato colpevole di abusi. Al religioso messicano fu inflitta dalla congregazione per la Dottrina della fede, con l’approvazione del Papa, la pena della rinuncia all’esercizio del ministero in pubblico. Pochi mesi dopo, lo scandalo degli abusi commessi da membri del clero investì l’Irlanda. […] Benedetto XVI, dopo aver sottoposto una prima bozza all’episcopato locale per ascoltarne le osservazioni (Holy See press office, 2010), pubblicò la lettera indirizzata ai cattolici dell’Irlanda il 19 marzo 2010, dichiarando il duplice obiettivo di esprimere vicinanza alla Chiesa irlandese e proporre «un cammino di guarigione, di rinnovamento e di riparazione». […] Le forti parole del Papa indicano significativamente il fondamento antropologico e teologico della necessità che i chierici rei di abusi si sottopongano al giudizio dei tribunali civili ed ecclesiastici assumendosi la responsabilità delle loro azioni e riconoscendo le proprie colpe senza disperare nel perdono di Dio. […] Il 21 maggio 2010 Benedetto XVI promulgò delle modifiche alle norme contenute nella lettera Ad exsequendam ecclesiasticam legem. In particolare, oltre a rendere le procedure giudiziali più veloci, l’intervento del Papa equiparò ai minori di diciotto anni, per quanto concerne «il delitto contro il sesto comandamento del Decalogo commesso da un chierico», la «persona che abitualmente ha un uso imperfetto della ragione». Inoltre con le nuove norme fu aggiunta tra i delitti e parificata agli abusi «l’acquisizione o la detenzione o la divulgazione, a fine di libidine, di immagini pornografiche di minori sotto i quattordici anni da parte di un chierico, in qualunque modo e con qualunque strumento». […] Dopo la sorprendente rinuncia di papa Benedetto XVI al ministero petrino, il 13 marzo 2013 il conclave elesse nuovo Papa il cardinale arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio, gesuita, che assunse il nome di Francesco. […] Il 22 marzo 2014 il Pontefice istituì la Pontificia commissione per la tutela dei minori (Pctm). […] L’impegno del Pontefice per la dimissione dallo stato clericale di quanti si fossero resi responsabili del crimine di abusi fu portato avanti anche in casi clamorosi come quello del cardinale statunitense Theodore Edgar McCarrick, al quale fu inflitta tale pena nel 2019.Nel frattempo, però, alla sollecitudine del Pontefice e della Pctm si affiancava la lentezza delle conferenze episcopali nel dare applicazione alle indicazioni ricevute dalla Cdf nel 2011 in merito alla redazione delle linee guida per i casi di abusi commessi da chierici (Lombardi, 2018; O’Malley, 2015). Francesco (2015) sollecitò i vescovi e i superiori maggiori degli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica a dare adempimento a quanto loro richiesto, esortandoli a collaborare con la Pctm e a determinare programmi di prevenzione, formazione e assistenza psicologica e spirituale alle vittime. […] Per contrastare ulteriormente risposte inadeguate alla piaga degli abusi, nell’anno giubilare straordinario della misericordia, con il motu proprio Come una madre amorevole (Francesco, 2016), furono dichiarati perseguibili e punibili con la rimozione dall’incarico coloro che, avendo potestà di governo nella Chiesa, siano negligenti nel trattare i casi di abusi secondo le procedure indicate dalla Santa Sede. Si confermava così la politica di «trasparenza e tolleranza zero» (O’ Malley, 2015) fortemente richiesta dalla Pctm e condivisa dal Pontefice. […] Nel 2018 il Cile fu investito da uno scandalo che per dimensioni e conseguenze non aveva precedenti. Il Papa visitò il Paese all’inizio dell’anno, senza riuscire a ottenere il superamento delle divisioni createsi a causa delle tensioni riguardanti le figure di padre Fernando Karadima, sacerdote e formatore carismatico riconosciuto colpevole di abusi nel 2011 e dei suoi seguaci, tra cui alcuni vescovi accusati di aver commesso il medesimo delitto (Lombardi, 2018). Dopo aver riconosciuto la propria responsabilità e chiesto perdono per aver sottovalutato la situazione cilena, il Papa affidò all’arcivescovo di Malta, Charles Scicluna, e all’officiale della Cdf, Jordi Bertomeu Farnós, l’incarico di inviati speciali nel Paese. […] Nei mesi seguenti il Papa accettò la rinuncia di alcuni vescovi cileni al governo pastorale delle diocesi loro affidate, intervenendo con gradualità ma con fermezza per garantire una risposta efficace alla piaga degli abusi. […] L’anno seguente fu convocato dal Papa un incontro sul tema della protezione dei minori nella Chiesa, allo scopo di fornire un’adeguata informazione che aiutasse i vescovi dei Paesi nei quali ancora non fossero stati avviati programmi di tutela dei minori a riconoscere la diffusione universale del problema e la necessità di un rinnovamento che contrastasse «la tendenza a proteggere se stessi e l’istituzione della Chiesa rifuggendo dalle situazioni difficili e scomode, minimizzando o addirittura occultando la verità». […] A pochi giorni dall’incontro il Papa pubblicò un motu proprio con cui intese «rafforzare ulteriormente l’assetto istituzionale e normativo per prevenire e contrastare gli abusi contro i minori e le persone vulnerabili» […]. Il 7 maggio dello stesso anno Francesco (2019) promulgò il motu proprio Vos estis lux mundi (Velm) con il quale impose alla Chiesa universale «obblighi giuridici, in parte nuovi, in parte più chiaramente formulati rispetto al passato» (Lombardi, 2020, p. 157) tra cui quello di istituire in ogni diocesi «uno o più sistemi stabili e facilmente accessibili al pubblico per presentare segnalazioni, anche attraverso l’istituzione di un apposito ufficio ecclesiastico». […] Pochi mesi dopo la pubblicazione, il Papa rimosse il segreto pontificio che fino ad allora copriva i delitti di abusi e che era stato oggetto di numerose polemiche e contestazioni (Aletti e Galea, 2011; Cucci e Zollner, 2010; Lombardi, 2020). Con la riforma del Libro VI (Francesco, 2021) i delitti riservati alla Cdf, tra cui gli abusi commessi da chierici e la pedopornografia, furono inseriti dal Papa nel Codice di diritto canonico, assumendo in tal modo la connotazione giuridica di norma universale generale.
Leone XIV (Ansa)
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Dopo il doppio disastro nella corsa alle rinnovabili e lo stop al gas russo, la Commissione avvia consultazioni sulle regole per garantire l’approvvigionamento. È una mossa tardiva che non contempla nessuna autocritica.
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Dimmi La Verità | Alessandro Rico: «Le reazioni della sinistra all'omicidio di Charlie Kirk»
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