2022-05-15
L’Ossezia del Sud sarà il nuovo Donbass?
Fissato al 17 luglio il referendum per sancire il distacco dalla Georgia della regione separatista, ma il futuro presidente Alan Gagloev frena: «Non so se è il momento giusto». Tblisi avverte: «La votazione non ha alcun valore legale». Al Cremlino, invece, esultano.A poche ore dalla decisione della Finlandia di aderire alla Nato è arrivata, nella giornata di ieri, la notizia che la repubblica separatista dell’Ossezia del Sud indirà un referendum per confermare la sua secessione dalla Georgia e la conseguente annessione alla Russia. «Guidato dal desiderio storico del popolo della Repubblica dell’Ossezia del Sud per la riunificazione con la Russia e in conformità con il paragrafo 16 dell’articolo 50 della Costituzione della Repubblica dell’Ossezia del Sud, il presidente Anatoly Bibilov ha firmato oggi un decreto sulla convocazione del referendum Repubblica dell’Ossezia del Sud», si legge sul sito internet della Repubblica secessionista dove c’è anche il testo del quesito che sarà sottoposto agli elettori: «Sostieni l’unificazione della Repubblica dell’Ossezia del Sud e della Russia?». In precedenza, l'agenzia stampa russa Tass aveva reso noto che la Corte suprema di Tskhinvali (capitale dell’Ossezia del Sud), aveva dato il via libera al decreto firmato dal presidente per indire la consultazione che si terrà il 17 luglio prossimo. Anatoly Bibilov, che sarà presto sostituito dal veterano della guerra russo-georgiana Alan Gagloev, ha dichiarato: «Russia e Ossezia del Sud sono legate da una storia comune, hanno un rapporto di fiducia paragonabile a quello di due fratelli, dove il fratello maggiore capirà e sosterrà sempre, a parole e con i fatti, il fratello minore, e quest’ultimo rispetterà e aiuterà il fratello più grande, pienamente consapevoli dell’autosufficienza e dell’uguaglianza dei diritti di ciascuno. È ora di unirci una volta per tutte. Per diventare più forti in questa unione ormai ufficiale». A proposito delle elezioni dello scorso 8 maggio, Alan Gagloev aveva ottenuto il 54% dei voti mentre Anatoly Bibilov, che dell’annessione ne aveva fatto un cavallo di battaglia durante la campagna elettorale, si era fermato al 43%. E proprio Gagloev ha commentato l’iniziativa, avanzando più di un dubbio a riguardo: «Sostengo pienamente l'idea di una riunificazione del popolo osseto con la Russia, ma un'altra questione è se questo sia il momento giusto per spingere per questo referendum».L’Ossezia del Sud si trova nel Caucaso meridionale, lo Stato ha una superficie di 3.900 chilometri quadrati e la maggior parte della sua terra si trova più di 1.000 metri sopra il livello del mare. Conosciuto ufficialmente come la Repubblica del Sud Ossezia, lo Stato ha una popolazione stimata di 55.000 persone e la sua capitale è Tskhinvali. L’Ossezia del Sud ha dichiarato l’indipendenza dalla Georgia in 1991, fatto che la Georgia riconosce. L’Ossezia del sud, così come l’Abkhazia, è una repubblica non riconosciuta a livello internazionale: oltre alla Russia, la sua indipendenza è stata riconosciuta solo dalla Siria, dal Venezuela, dalla Repubblica di Nauru (che è uno stato insulare dell’Oceania della Micronesia), e dal Nicaragua. L’Ossezia del Sud ha una storia travagliata fatta anche di due guerre: la prima fu combattuta tra il 5 gennaio 1991 e il 24 giugno 1992 e vide affrontarsi da una una parte l’esercito georgiano e dall’altra i secessionisti sud-osseti e volontari nord-osseti supportati da unità militari russe. La guerra finì nel 1992 dopo che la Georgia accettò il cessate il fuoco imposto dalla Russia. Il governo georgiano e i separatisti dell’Ossezia del Sud raggiunsero un accordo per evitare l’uso della forza tra di loro, e la Georgia scelse di non applicare sanzioni contro la regione e fu istituita una forza di peacekeeping composta da georgiani, osseti e russi. Dopo qualche anno di relativa calma, seppur tra molte tensioni, nell’agosto del 2008 scoppiò la seconda guerra in Ossezia del Sud che è conosciuta anche come «la guerra dei cinque giorni». Per Human rights watch, «tutte le forze in conflitto hanno commesso numerose violazioni delle leggi di guerra». Il rapporto, pubblicato nel 2009, sostiene anche che «nei giorni successivi al ritiro delle truppe da parte di Tiblisi, le forze dell’Ossezia del Sud hanno distrutto deliberatamente e sistematicamente villaggi abitati da popolazioni di etnia georgiana». Nel frattempo, un rapporto indipendente commissionato dall’Ue, sempre del 2009, ha rivelato che la Georgia aveva sì iniziato il conflitto con la Russia, ma che Mosca era colpevole di una lunga serie di provocazioni, e che aveva reagito in modo sproporzionato. Da allora, Mosca ha fornito sostegno finanziario alla regione, inviato truppe nel suo territorio, e offerto la cittadinanza russa e altri benefici ai suoi abitanti.E a Mosca che ne pensano del referendum? Non è certo un mistero che il governo di Vladimir Putin abbia parecchio interesse, specie in questo momento, nell’assecondare le volontà dei filorussi all’estero e in questo caso, non appena la notizia è diventata di pubblico dominio, si sono susseguite dichiarazioni di approvazione tra le quali c’è quella del vicepresidente della commissione della Duma per gli affari della Comunità di Stati indipendenti, l’integrazione eurasiatica e le relazioni con i compatrioti, Viktor Vodolatsky, che ha affermato che «l’ingresso dell’Ossezia del Sud in Russia è il sogno di molti dei suoi abitanti dal 2008». Nel marzo scorso, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov aveva affermato che «Mosca rispetterà i risultati del referendum in Ossezia del Sud sull’unificazione con la Russia» mentre il ministro degli Esteri georgiano David Zalkaliani, aveva risposto che un referendum sull’adesione dell’Ossezia del Sud alla Russia non avrebbe alcun valore legale». Intanto a Tskhinvali le persone sono scese in piazza per festeggiare con caroselli di auto, musica ad alto volume e bandiere russe.
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