2023-01-17
L’Oms prepara il nuovo Regolamento contrario alla nostra Costituzione
Tedros Adhanom Ghebreyesus (Getty Images)
Nella riforma del documento che ispirerà gli interventi contro i rischi sanitari scompaiono i riferimenti alla libertà e alla dignità della persona. Mentre si parla di certificati digitali di vaccinazione e guarigione.I lavori non sono finiti e, quindi, la gabbia non è ancora chiusa con il lucchetto. Ma la riforma del Regolamento sanitario internazionale dell’Oms parte da premesse poco incoraggianti. Anche perché, se gli emendamenti dovessero essere approvati in via definitiva, le disposizioni risulterebbero giuridicamente vincolanti. Della questione ha discusso a Ginevra, dal 9 al 13 gennaio, un apposito Comitato, nel sesto di una serie di incontri ai quali, per ragioni misteriose, non potevano accedere i non vaccinati. Adesso, l’esito delle consultazioni finirà sul tavolo del direttore generale dell’agenzia, Tedros Adhanom Ghebreyesus. Chiariamoci: per com’è oggi, quel documento non funziona. La versione risalente al 2005 ha permesso almeno due grottesche anomalie. Ai sensi del Rsi, i firmatari avrebbero dovuto monitorare il miglioramento delle «capacità» dei propri sistemi sanitari. L’Italia, quando ha condotto le autovalutazioni, si è sempre assegnata voti altissimi. Dopodiché s’è visto con quali grandiosi strumenti e strategie abbiamo affrontato il Covid. Ancora più incredibile il caso cinese: il Dragone s’era attribuito il punteggio massimo in materia di prevenzione della zoonosi, il passaggio dei patogeni da animali a uomini. Eppure, se non è stato un incidente di laboratorio, il Sars-Cov-2 è nato nei pipistrelli. Dai precedenti appare chiaro che quel testo andava modificato. Ed è sacrosanto, ad esempio, lo sforzo per promuovere la comunicazione tempestiva di dati e informazioni su possibili minacce sanitarie. Il guaio è che alcuni degli aggiornamenti rischiano di peggiorare le cose. Partiamo dai cambiamenti alla parte iniziale del Regolamento. Nel nuovo documento è stato ritoccato l’articolo 2, che stabilisce «ambito e finalità» del Rsi, la cui applicazione servirà per fronteggiare non più uno specifico «rischio per la salute pubblica», bensì «tutti i rischi che hanno un potenziale impatto sulla salute pubblica». La definizione è stata quindi estesa: l’apparato si metterebbe in moto non più in presenza di un pericolo attuale, bensì di un pericolo ipotetico. E allargare le maglie di una norma a cui saremo vincolati è sempre un passaggio costellato di insidie. L’intervento più preoccupante, però, è quello sull’articolo 3, che fissa i «principi» del Rsi. Dall’ultima formulazione, infatti, sono stati espunti i riferimenti a «dignità, diritti umani e libertà fondamentali delle persone». L’attuazione del Regolamento sarà basata, invece, «sui principi di equità, inclusività, coerenza e in accordo con le responsabilità comuni ma differenziate degli Stati contraenti, tenuto conto del loro sviluppo sociale ed economico». A suggerire l’emendamento è stata l’India: una nazione tutt’altro che attenta ai diritti individuali. E, persino comprensibilmente, preoccupata di assicurarsi, in situazioni di emergenza, il sostegno finanziario dei Paesi più ricchi, riducendo la quota di impegni che sarebbe tenuta ad assumersi («responsabilità comuni ma differenziate», appunto). La giustificazione di Dehli è che «equità, inclusività e coerenza» sono i cardini della «Global health architecture», una delle fisse del G20, ribadita nel vertice di Bali, lo scorso novembre.In questi termini, l’adozione del Regolamento Oms sembrerebbe cozzare con la nostra Costituzione. All’articolo 32, si legge che i trattamenti sanitari non possono mai «violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana». Dovremmo votare a favore di un trattato che snobba quei controlimiti, che la nostra Carta fondamentale si è preoccupata di inquadrare e rivendicare, per impedire abusi di potere? È vero che, durante la pandemia, certe garanzie sono state calpestate con noncuranza - e con il plauso della stampa, alla faccia del suo ruolo di «cane da guardia». La lettera della Costituzione, però, resta invariata. Facciamo finta di niente? Complicato: il Rsi prevede esplicitamente che venga battezzata un’autorità nazionale che si accerti della sua esecuzione. Eluderlo ancora non è un’opzione.Ecco perché lascia perplessi l’espansione delle facoltà avocate a sé dall’Oms. Il cui vertice si arrogherebbe la prerogativa di dichiarare emergenze a livello regionale e mondiale, assumendo compiti di guida e coordinamento, che le consentirebbero di imporre provvedimenti su quarantene o altre restrizioni. E gli Stati dovrebbero adeguarsi «senza ritardi». Suona un campanello d’allarme soprattutto a leggere i numerosi riferimenti ai moduli riservati ai viaggiatori e ai «certificati», in forma cartacea o digitale, con esplicita menzione dei Qr code, che costituirebbero prova di guarigione o vaccinazione. Le tessere implicherebbero la realizzazione di un sistema interoperabile per la condivisione dei dati e dovrebbero essere «riconosciute e accettate» da tutti i Paesi. È un disegno che va collegato alla sorpresina spuntata nel documento finale del G20 indonesiano. Al punto 23, i leader della Terra avevano celebrato «l’importanza di standard condivisi e metodi di verifica», guarda caso inseriti «nella cornice del Regolamento sanitario internazionale, per facilitare viaggi internazionali senza restrizioni». E grazie a quale meravigliosa invenzione dovremmo guadagnarci, in futuro, la libertà di movimento? Ricorrendo alle «soluzioni digitali e non digitali, inclusi i certificati di vaccinazione». Se tale è l’orientamento delle élite globali, non è esagerato temere uno scenario nel quale, per riottenere diritti che davamo per scontati, saremo sottoposti a obblighi sanitari, con buona pace dei contrappesi cristallizzati da costituzioni e convenzioni sovranazionali. Considerato che l’atto finale sarà in capo alla settantasettesima Assemblea mondiale della sanità, prevista per il 2024, il tempo per contenere i danni c’è. Il rovescio della medaglia è che, per dare l’ok al Regolamento emendato, basterà una maggioranza semplice dei 194 Stati membri dell’organo legislativo dell’Oms. È bene tenere gli occhi aperti: qualcuno vuole rifilarci un’agghiacciante «nuova normalità».