2022-11-16
«Lockdown inutili. E la scienza lo sapeva»
Scott Atlas (Tom Williams/CQ-Roll Call, Inc via Getty Images)
L’accusa dell’esperto che lavorò alla Casa Bianca: «Dal 2006 i tecnici sconsigliavano, in caso di pandemia, di chiudere le scuole e tenere in casa le persone sane. Era noto che le serrate non fermano il virus, mentre possono persino uccidere poveri e vulnerabili»Scott Atlas, professore di Stanford, esperto di sanità pubblica, ad agosto 2020 era entrato nella task force di Donald Trump contro il coronavirus. Già in rotta con Anthony Fauci e i tecnici a lui vicini, si era dimesso pochi mesi dopo. A fine 2021, ha ricostruito la sua esperienza e gli errori dei «chiusuristi» nella gestione della pandemia in un libro, A plague upon our House. Lo abbiamo incontrato a Milano, dove in questi giorni ha lanciato il Global liberty institute, di cui è condirettore e cofondatore. E con il quale promuove la causa della libertà economica, della libertà di pensiero, d’espressione e di cura. Professore, tutti pensano che Trump abbia fatto troppo poco contro il Covid. Lei afferma che, in un certo senso, abbia fatto troppo. Come mai?«Chi ritiene che abbia fatto troppo poco sono i sostenitori del lockdown. Ma i lockdown erano scientificamente sbagliati, perché non proteggevano le persone che correvano un alto rischio di morire. Io difendevo un altro tipo di approccio».Quale?«La “protezione mirata”, che ho invocato sin dal marzo 2020. I lockdown degli individui a basso rischio - chiusura delle scuole, dei negozi, divieto di spostamenti - sono stati estremamente dannosi. In effetti, provocare una battuta d’arresto all’economia uccide le persone ed è nocivo in particolare per le persone con redditi bassi».Bisognava evitarli?«Non sono riusciti a fermare la diffusione dell’infezione - e sapevamo che avrebbero fallito. Non sono riusciti a impedire che le persone ad alto rischio morissero. E hanno danneggiato enormemente quelle a basso rischio».Lei proponeva di tenere tutto aperto?«Quello che io sostenevo era che bisognasse tenere aperte la società e le scuole, ma con più misure protettive a beneficio delle persone a rischio».Ha detto: «Sapevamo che i lockdown avrebbero fallito». C’erano studi scientifici che già lo dimostravano?«Sì. C’erano molti motivi per cui sapevamo che i lockdown avrebbero fallito. Uno era che, dai primi studi di sieroprevalenza, era apparso chiaro che l’infezione si era ampiamente diffusa già all’inizio della primavera 2020. Non puoi fermare un virus che si trasmette con il respiro e che già tanta gente ha contratto. Ma erano 15 anni che era stato fissato il metodo standard per gestire una pandemia».A cosa si riferisce?«Il paper principale fu scritto nel 2006 dal gruppo responsabile per l’eliminazione del vaiolo. Costoro affermarono chiaramente che bisognava raccomandare alle persone malate di restare in casa, ma assicurandosi che tutti gli altri continuassero a lavorare. Specificarono che chiudere le scuole non era consigliabile, perché non avrebbe impedito la diffusione dell’infezione. Specificarono che bloccare i trasporti aerei o su rotaia non era consigliabile. E che non lo erano anche molte altre cose che poi sono state fatte, perché non avrebbero funzionato. Per di più, esse avrebbero avuto effetti distruttivi».Su chi?«Le uniche persone che non sono state seriamente colpite erano i membri delle classi agiate, perché sono in grado di lavorare da remoto, di ordinare il cibo a domicilio, di far studiare i loro figli a casa. Al contrario, le classi lavoratrici e quelle a basso reddito vengono devastate dai lockdown».Se le misure restrittive erano un flop annunciato, come mai sono state attuate lo stesso?«Io sono entrato nella task force ad agosto 2020, quindi, per 6-7, mesi il gruppo aveva suggerito i lockdown. In più, negli Usa, i governatori decidono per i loro Stati. Le prime linee guida furono chiamate “Quindici giorni per rallentare la diffusione”. Apparentemente ragionevole: l’idea era di assicurarsi che gli ospedali funzionassero, potessero assistere i malati e non venissero sommersi». E allora?«Nelle prime fasi, Trump era contrario ai lockdown, perché la dicotomia “scegliere l’economia o la vita umana” era falsa. Quando vai incontro a una profonda recessione, finisci per ammazzare la gente. E lo abbiamo constatato. C’è stato un aumento dei pensieri suicidi e dei tentati suicidi, di malattie psichiatriche, dell’utilizzo di droghe, degli abusi sulle donne e di quelli sui bambini, non scoperti - poiché le scuole, che sono i luoghi principali in cui le violenze vengono notate, erano chiuse». Dov’è stato l’inghippo?«Il presidente permise che le policy venissero delegate ai consiglieri della task force della Casa Bianca, Anthony Fauci e Barbara Birx, che scrisse le linee guida per i governatori e andò in visita in dozzine di Stati, insieme al vicepresidente, dando quei suggerimenti. Dunque, benché il presidente fosse contrario ai lockdown, sbagliò nel delegare a queste persone l’autorità di convincere gli Stati».In Italia, Fauci è molto ammirato dai media mainstream e dall’ex ministro della Salute, Roberto Speranza, che lo ha anche coinvolto nel neonato Centro anti pandemie di Siena. Lei, al contrario, sottolinea che già ai tempi dell’epidemia di Aids, Fauci commise gravi errori.«Il dottor Fauci ha una carriera da burocrate e non si occupa di scienza o medicina da 40 anni. Ha guidato i National institutes of health, che finanziano la ricerca. E ha un retroterra di fallimenti. Ai tempi dell’Aids, il focus di Fauci era ottenere un vaccino piuttosto che una cura. E dopo che le modalità di contagio dell’Hiv erano state scoperte, sostenne che “ancora non sappiamo come si trasmette il virus, lo si potrebbe contrarre con un contatto casuale con i propri figli”. Questi episodi non sono solo dei totali fiaschi, ma inducono anche paura. Sono errori simili a quelli che Fauci ha commesso in questa epidemia, allorché si è messo a spingere per un vaccino anziché dare priorità alle terapie. Inoltre, si è espresso sulla possibilità che i bambini diffondessero il virus o incorressero in gravi conseguenze dopo l’infezione, benché già a marzo-aprile 2020 fosse noto che i bambini non correvano rischi significativi di malattia severa e che non erano superdiffusori. Spesso mi chiedono: qual è l’eredità di Fauci in questa pandemia?».Cosa risponde?«Massiccia distruzione e danni ai bambini. Perdita di fiducia nella sanità pubblica. Perché alcune delle cose fatte sotto la direzione di Fauci sono state indurre deliberatamente paura nella gente ed essere meno trasparenti sui dati. La maniera per influenzare le persone è presentare loro dei fatti, non spaventarli o nascondere loro delle informazioni».Che ne pensa della vicenda delle mail, dalle quali sembra emergere che Fauci e i suoi colleghi avessero provato a occultare le responsabilità cinesi nelle origini del Covid?«Il primo problema è che il dottor Fauci si è messo a difendere da subito la Cina, sostenendo che era stata molto trasparente. Il secondo problema è che i National institutes of health hanno finanziato il laboratorio di Wuhan per delle ricerche sui coronavirus. Non sappiamo se fossero esattamente le ricerche che potrebbero aver dato origine a questo virus, ma sappiamo che esse sono state sovvenzionate nello stesso periodo in cui, negli Stati Uniti, sarebbero state vietate. La domanda è: il dottor Fauci ha finanziato ricerche fuori dagli Usa, con denaro americano, perché queste ricerche erano vietate negli Stati Uniti?».Rispetto a un anno fa, stanno emergendo almeno pezzi di verità: l’inefficacia dei lockdown e degli obblighi di mascherina, gli effetti avversi dei vaccini… Crede che la narrazione dominante, quella che era stata presentata come la sola «scientifica», si stia sgretolando?«Assolutamente. È provato che i lockdown erano sbagliati. È provato che le mascherine, al livello della popolazione, non funzionano e non fermano la diffusione dell’infezione. Peraltro, anche l’inefficacia delle mascherine era nota e oggetto di una pubblicazione dei Cdc, nel maggio 2020, per il caso dell’influenza». Sì?«I virus dell’influenza hanno più o meno la stessa dimensione del Sars-Cov-2, che è più piccolo dei buchi presenti sul tessuto delle mascherine chirurgiche. C’erano almeno dieci trial clinici randomizzati sui virus influenzali, che dimostravano che le chirurgiche non funzionavano». Il mantra ripetuto al popolo è stato un altro…«Le persone devono essere informate. La trasparenza sulle informazioni e un libero dibattito scientifico su di esse sono cruciali per la scoperta della verità. Non si può apprendere la verità scientifica senza dibattito scientifico. Eppure, una delle imprese in cui Fauci è stato coinvolto, insieme al dottor Francis Collins e ai loro amici nei media, era il tentativo di sopprimere e delegittimare scienziati che proponevano altre maniere di gestire il virus. Questo è l’opposto di ciò che la scienza dovrebbe essere. E tale forma di censura del dibattito scientifico, del libero scambio d’idee, è un’altra delle eredità del dottor Fauci».
Pier Silvio Berlusconi (Ansa)
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