2023-02-28
L’Occidente si fa del male da solo ma incolpa Oriente e i liberi cittadini
Prima ha delocalizzato determinando la crescita del Dragone e ora cerca una contrapposizione per sostituire il modello capitalistico con uno inclusivo, tecnologico e sostenibile. Dove non c’è spazio per la morale umana.Nel 1932 Aldous Huxley pubblicò un romanzo distopico-profetico (o, forse, una profezia romanzata), Brave new world (letteralmente, «Coraggioso nuovo mondo»), assimilabile a 1984 di George Orwell (del 1949) . Oggi sarebbe il caso di scrivere un altrettanto distopico saggio titolato «Imprudent new world». Ciò perché cresce il sospetto che chi ha generato tutti gli errori di cui stiamo soffrendo, non solo non voglia riconoscerne le cause e assumersi responsabilità, ma cerchi invece chi colpevolizzare.Da una parte si direbbe voglia colpevolizzare chi ha tratto vantaggio dai suoi errori, escludendolo dal nuovo progetto geopolitico-economico, e dall’altra parte colpevolizzare proprio quel concetto teologico sostenuto dalla Chiesa cattolica che chiamiamo libero arbitrio, sostituendolo con il determinismo scientifico .La prima «colpevolizzazione» viene percepita leggendo, in questi giorni, importanti quotidiani che spiegano come l’Occidente non voglia la pace, proposta dalla Cina, per la guerra in Ucraina, nonostante questa proposta appaia esser ragionevole o, perlomeno, una premessa per trovare un accordo. Leggo che detta proposta parla di cessazione delle ostilità e di una ripresa del dialogo, propone di evitare rischi di guerra fredda, chiede di cessare le sanzioni unilaterali (Corriere della sera, 25 febbraio). Certo non parla esplicitamente di un ritiro dell’esercito russo ma, interpretando le dichiarazioni, mi pare implicita la disponibilità a intermediare.Penso sia curioso che dopo cinquant’anni di una «globalizzazione occidentalizzante» (fallita) che ha necessitato di uno strettissimo rapporto con la Cina, oggi, in soli cinquanta giorni, si possa decidere una deglobalizzazione che esclude la Cina, di fatto creando nuove occasioni di contrapposizione anziché di pacifica alleanza.Soprattutto perché detta globalizzazione occidentalizzante non è affatto fallita per colpa della Cina, bensì per l’egoistica miopia dell’Occidente, che ha preteso di continuare a esser ricco e potente negando, però, la natalità e limitandosi, per far crescere il Pil, a consumare facendo produrre a basso costo in Asia e determinandone, così, la potenza. Ma non vuole riconoscerlo, così come non vuole riconoscere che è stata questa scelta (consumismo esasperato e produzioni inquinanti a bassissimo costo) a generare il problema ambientale. Ma che cosa è, quindi, più importante per l’Occidente oggi? È lecita l’impressione che chi ha il potere in Occidente potrebbe aver deciso di separare l’Occidente (Usa e Europa) dall’Oriente (Cina, Russia), modificando radicalmente le relazioni soprattutto economiche con la Cina, diventata troppo potente negli ultimi cinquant’anni grazie proprio all’Occidente che ora teme il prevalere della sua forza verso la propria debolezza.Poiché gli Usa necessitano di una Europa alleata fedele, stanno apparentemente suggerendole di porre fine alle alleanze strategiche con la Cina (che sia la Via della Seta o che siano partnership forti come con la Germania ).Per realizzare, però, la scelta di separazione Occidente-Oriente e realizzare una autonomia economica occidentale, si direbbe che si sia scelto anche di modificare il modello capitalistico, trasformandolo in «sostenibile e inclusivo». Il che significa super tecnologico e scientifico, mirante a riprendere le capacità competitive sacrificate nel primo processo di globalizzazione fallito, quando l’Occidente ha deindustrializzato, industrializzando l’Oriente e, conseguentemente, attuare un rapido rimpatrio delle produzioni delocalizzate in Cina e dintorni, a costi competitivi e che permettano di non penalizzare il potere di acquisto.La seconda «colpevolizzazione» percepita è che, alla continua ricerca di capri espiatori, si stia responsabilizzando di tutti gli errori fatti negli ultimi cinquant’anni il libero arbitrio dell’uomo (perché soggettivo, irrazionale, moraleggiante e, soprattutto, non scientifico). Ma è il libero arbitrio che permette all’uomo di agire moralmente oppure no e, pertanto, vincere la miseria morale, causa e origine della miseria materiale che ne è, invece, solo effetto. Sarebbe bene che chi ne ha l’autorità si preoccupasse, pertanto, anche delle cause anziché prevalentemente degli effetti (diseguaglianze, ambiente...) poiché in questo clima necessariamente scientifico-tecnologico si propone di negare il nostro libero arbitrio e sostituirlo con il determinismo scientifico, utile al capitalismo inclusivo e sostenibile. Andrebbe raccomandato all’«Autorità morale» di considerare che questa volontà di cancellare il libero arbitrio è più ispirata da Augusto Comte e Friedrich Nietzsche piuttosto che da San Tommaso, San Giovanni Paolo II o Benedetto XVI. Ma andrebbe anche raccomandato ai potenti del mondo occidentale di studiare bene Aristotele per apprendere a risolvere le cause dei problemi, prima di pretendere di correggerne gli effetti.
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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