2018-10-02
Lo «svuotacarceri» ha rimesso in giro migliaia di criminali liberi dai controlli
Attualmente sono 10.989 i condannati che, grazie al decreto, sono agli arresti domiciliari. Da dove continuano a delinquere.Dovrebbero trovarsi chiusi in carcere. Perché condannati in primo, secondo o terzo grado a una pena detentiva da scontare dietro le sbarre. Eppure in Italia negli ultimi nove anni 24.116 persone hanno beneficiato di una misura alternativa: gli arresti domiciliari. Hanno ottenuto la possibilità di terminare il periodo di reclusione a casa propria, nonostante i giudici ne avessero sentenziato la carcerazione a causa della natura dei reati commessi. È l'effetto del cosiddetto «decreto svuota carceri»: una legge entrata in vigore nel 2010, con l'obiettivo di risparmiare denaro pubblico e alleggerire il sovraffollamento delle strutture penitenziarie del nostro Paese. Intento anche condivisibile, che però ha di fatto rimesso in circolazione migliaia di persone potenzialmente pericolose. Per la maggior parte italiani e per 31,4% di origine straniera.l'allarme sociale C'è un solo limite: la pena da scontare, o la parte residua, non può essere superiore ai 18 mesi. Inoltre sono esclusi i reati di particolare allarme sociale, come quelli che coinvolgono delinquenti particolarmente pericolosi, abituali, professionali e quelli sottoposti a regime di sorveglianza speciale. Ma alla prova dei fatti non si può stare tranquilli: venerdì scorso a Milano è stato arrestato un pedofilo a cui erano stati concessi i domiciliari e che aveva più volte violato. Nel 2014 era stato sorpreso in un parco mentre filmava una bambina di 7 anni semisvestita che aveva adescato con dei pretesti. Questa volta molestava gli alunni all'uscita di una scuola in via Padova. Quello della pedofilia è dunque considerato un reato di scarso allarme sociale? Sembrerebbe di sì, sennò non lo avrebbero rimesso fuori.I dati sui domiciliari sono stati diffusi dal ministero della Giustizia e fotografano la situazione fino al 30 agosto 2018. Attualmente sono 10.989 i condannati «graziati» dallo svuota carceri. Un numero calcolato in difetto perché la statistica non considera chi si trova in custodia cautelare. Ovvero chi è privato della libertà in attesa del processo.Risultati dubbi Grazie a questa misura lo Stato è riuscito a tagliare le spese. Ogni detenuto costa, infatti, fra 150 e 200 euro al giorno. Ma, almeno a giudicare dagli ultimi numeri pubblicati dallo stesso dicastero, la legge non ha risolto il problema principale. Quello delle carceri strapiene ben oltre il limite. I detenuti nel nostro Paese sono 58.569, ma la capienza massima delle 190 strutture penitenziarie è di 50.615 posti. Non si può quindi asserire che questo provvedimento abbia centrato l'obiettivo: non ha reso più vivibili le carceri, pur rimettendo in circolazione cittadini che possono rappresentare un pericolo per la società. E che oltretutto, se l'idea era di risparmiare, delinquendo rappresentano una spesa sociale.La classifica Solo poco più di un mese fa, un detenuto ai domiciliari nella provincia di Venezia ha massacrato la moglie a botte. Mentre i casi di spacciatori che continuano a «lavorare» da casa non si contano. Soprattutto in Lombardia.Non è un caso che la «capitale» italiana dello svuota carceri sia proprio la Lombardia: qui la legge 199/2010 ha infatti concesso i domiciliari a quasi 4.000 reclusi. Al secondo posto si trova la Sicilia con 2.567 e al terzo la Campania con 2.205 persone. Seguono Piemonte, Lazio, Toscana, Veneto, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Liguria, Emilia Romagna, Calabria, Umbria, Friuli Venezia Giulia, Trentino e Marche. Gli ultimi tre posti della speciale classifica sono occupati da Molise, Basilicata e Valle d'Aosta. Se poi si considera il numero di stranieri beneficiari del decreto, al primo posto resta comunque la Lombardia con 1.904 condannati mandati a casa. Quindi Toscana con 1.075 e Piemonte con 922 reclusi non italiani rimessi in qualche modo in semilibertà. Minore sicurezzaAlla luce di questi dati c'è da chiedersi se la norma, così come altre che prevedono misure alternative e permessi premio, abbia prodotto più vantaggi o più problemi. A giudicare da recentissimi fatti di cronaca sembrerebbe che, a fronte di qualche milione di euro risparmiato e di qualche penitenziario alleggerito, l'Italia debba fare i conti con una perdita di sicurezza sociale. Lo scorso luglio, tanto per citare un caso, un uomo della provincia di Napoli è tornato dietro le sbarre perché, mentre era ai domiciliari per scontare una pena per abusi sessuali, ha ripetutamente violentato due bambine di 11 e 12 anni. Ovviamente se si fosse trovato rinchiuso in carcere, non avrebbe potuto reiterare il reato. Solo un mese dopo una donna, Maria Beccarello, è stata uccisa a calci e pugni dal marito ai domiciliari da 5 anni nella casa di famiglia a Cavarzere. Venerdì scorso il caso del pedofilo seriale di Milano, fermato solo perché i cittadini hanno denunciato la sua presenza davanti alla scuola. Chi doveva controllarlo? Certo le forze dell'ordine non hanno un organico per piantonare 10.989 persone. Infatti nessuno si preoccupava di cosa combinasse.La cronaca è piena di episodi violenti legati a detenuti ai domiciliari. Lo scorso anno un uomo di Torino è stato denunciato dalla madre perché, incurante dell'obbligo di dimora, usciva di casa per rapinare banche, supermercati e centri scommesse. In soli tre mesi aveva messo a segno 16 colpi, con pistole e coltelli. E poi spacciatori, gente che evade e fa perdere le tracce, truffatori, molestatori, pirati della strada, ladri, stalker e bulli. Se questo decreto non ha svuotato le carceri, allora a cosa è servito? A risparmiare? Può anche darsi, ma allora qualcuno dovrebbe spiegarlo alle due bambine violentate da un bruto a Napoli.