2023-12-02
Lo sciopero non basta. Adesso Landini & C. boicottano i trasporti in fascia di garanzia
Proteste per i treni saltati anche durante l’orario «protetto» Il leader Cgil: «Non ci fermiamo, ma non prometto risultati».Primo dicembre, venerdì mattina, in piena fascia di garanzia di un giorno di sciopero, a Gallarate in provincia di Varese, tre treni su dieci sono stati cancellati. Cavaria (sempre Varese) la situazione ancora in fascia «protetta», quella che non dovrebbe essere toccata anche se i sindacati protestano, è decisamente più complicata: i viaggi eliminati sono tre su quattro, due dei quali avevano come destinazione Milano. La stessa Milano che nella centralissima stazione di Cadorna ha registrato un fenomeno analogo, con effetti ovviamente decuplicati, il giorno prima: mezzi di trasporto «garantiti» che non partivano o partivano con ore di ritardo e passeggeri, che pensavano di potersi spostare nonostante lo sciopero proclamato dai principali sindacati di categoria (Cgil, Cisl e Uil), rimasti in triste attesa sui binari. Non solo Cadorna. Perché segnalazioni dello stesso tenore sono arrivate da diversi scali del capoluogo lombardo. Se è questa la nuova frontiera della lotta sindacale, dopo il tira e molla sulla precettazione con il ministro Matteo Salvini, non è per nulla divertente. Anzi. Manda su tutte le furie i cittadini che già arrivavano estenuati dalle ultime settimane di disagi continui e adesso sono costretti a subire la beffa della cancellazione dei treni negli orari garantiti dalla legge. Con la prospettiva che la protesta sia destinata a continuare. L’ha detto chiaramente il segretario della Cgil, Maurizio Landini, nell’ultima data delle cinque giornate di protesta annunciate a inizio novembre. «Noi non intendiamo fermarci, non intendiamo limitarci alle manifestazioni che abbiamo fatto», ha spiegato l’ex Fiom sul palco di Napoli dove si è concluso il tour di proteste in giro per l’Italia iniziato il 17 novembre, «ma devo essere onesto, non so se saremo in grado di portare a casa delle cose perché oggi abbiamo un governo che, formalmente, ha la maggioranza in Parlamento, che non sta discutendo con nessuno e pensa che può fare quello che gli pare». Come a dire: cari lavoratori, non vi preoccupate, noi continueremo a proclamare scioperi e a litigare con il ministro Salvini e a salire sul palco per spiegare quello che bisognerebbe fare per il bene del Paese, voi se ci seguite continuerete a perdere soldi in busta paga, ma ci dispiace non possiamo garantirvi nessun risultato concreto. Non che dovesse dirlo Landini. Il messaggio era talmente chiaro che già da tempo, al di là dei numeri fatti trapelare dal sindacato, i lavoratori avevano mollato la protesta di Cgil e Uil. E i dati di ieri non hanno fatto che confermare il trend. Risulta che nelle principali aziende edili del Mezzogiorno le percentuali di adesione si siano attestate intorno all’1%, che in piazza a Napoli le persone presenti erano non più di 4 o 5.000 contro le 30.000 indicate da Landini e compagni e che, registrato il flop nelle piccole e medie imprese, solo nelle grandi aziende più politicizzate ci sia stata una partecipazione che oscilla nella forchetta tra il 10 e il 15%. Insomma, non proprio un exploit.Del resto, il punto è molto semplice ed era stato già evidenziato prima che Landini e Bombardieri partissero lancia in resta nell’idea di mitragliare di scioperi il Paese. Lo sciopero, spingere un lavoratore a perdere una giornata di lavoro in busta paga, deve sempre rappresentare una extrema ratio della protesta. L’ultimo step non il primo a prescindere come è invece successo nelle ultime settimane. Pena, il non avere più altre armi negoziali da contrapporre al governo. Con il paradosso che poi non ti resta che boicottare le fasce di garanzia. Ma a sentire Landini la lezione non è servita. «Noi non intendiamo fermarci», ha scandito dal palco di Napoli. Un avvertimento a questo punto solo per i cittadini che già sanno che dovranno fare i conti con lo sciopero dei medici del 5 dicembre, in questo caso si tratta di una protesta proclamata da Anaao Assomed, Cimo-Fesmed e Nursing up che ha la sua fondatezza nel caso limite e specifico dei tagli alle pensioni previsto in manovra e rispetto al quale il governo dovrebbe intervenire con il maxi-emendamento. Poi la manifestazione romana dei pensionati della Cgil del 15 dicembre. E lo sciopero del commercio (in questo caso è coinvolta anche la Cisl) del 22 dicembre per il mancato rinnovo dei 4 contratti del settore scaduti ormai dal 2019. Poi la manovra verrà approvata e il segretario della Cgil avrà sicuramente degli altri motivi per avviare altre manifestazioni, chiedere scioperi e tornare sul palco fino alle Europee del giugno 2019. «Dicono che il sindacato vuole fare politica, che Landini e Bombardieri si vogliono candidare», ha evidenziato ieri, «io sinceramente mi sono rotto le scatole. C’è una campagna aperta sui giornali e in tv, addirittura fanno dibattiti su questo, ma sono dibattiti sul nulla. E sapete perché lo fanno? Perché non vogliono confrontarsi con le proposte che noi stiamo facendo loro». Proposte, detto per inciso, che porterebbero 87 miliardi di maggior spesa e 13 di coperture e un buco da 73 miliardi da tappare con la lotta all’evasione. Facile così.