
L'«avvocato del popolo» Giuseppe Conte affronta le tempeste con la calma di un Budda, ma non sa rinunciare ai vestiti costosi. Da premier ha sbaragliato Emmanuel Macron prolungando il summit fino alle 5 di notte. Da buon pugliese ha un santino di Padre Pio, nella pochette.Come un Budda serafico in un mare in tempesta, Giuseppe Conte affronta le burrasche del suo governo con la quieta eleganza di un uomo in frac. Porta sempre il fazzoletto tricuspide nel taschino e i gemelli nelle bianche camicie en soie de Chine. Il suo sarto Paolo Di Fabio - titolare della Di Fabio & Cappetta, con due showroom nei quartieri romani Prati ed Eur - è stato avvistato almeno una volta a Palazzo Chigi. Con lui, Conte sceglie le stoffe degli abiti scuri, inclinando spesso per i cachemire Loro Piana, i bottoni in corno o madreperla e, ça va sans dire, le asole aperte fatte a mano. Il ciuffo pendulo sull'ampia fronte, completa lo stile sciccoso del neo presidente del Consiglio.L'attenta cura di sé, peraltro encomiabile in tempi sciatti, è la sola debolezza di questo cinquantatreenne, per il resto austero e riservato. Un riserbo confinante con l'ermetismo. Tanto che nella facoltà di giurisprudenza di Firenze, dove ha la cattedra di diritto privato, i colleghi ne ignoravano le inclinazioni grilline, giudicandolo un tecnico puro, sordo alla politica. È stato il premier a raccontare, nelle scarse interviste concesse, come ha variamente votato nel corso degli anni: un po' Pd, un po' centristi, mai Fi e Fli, e solo quest'anno M5s.Scoccato il terzo mese di guida del governo gialloblù, mi pare di poter dire che lo Sciccoso dimostri equidistanza tra i due poli, il grillino Luigi Di Maio e il leghista Matteo Salvini. Ha fatto capire di non temerne le intemperanze o le liti poiché, alla fine, a prevalere è lui. «Quando ci sono posizioni diverse», ha confidato al Fatto Quotidiano, «la mia mediazione di giurista pragmatico, vince sempre».Caratteristica di Conte è dirsi orgogliosamente avvocato senza spacciarsi mai per politico. È convinto che la sua arma più forte sia la destrezza nel cavillare. L'abitudine professionale di discutere all'infinito i più minuti codicilli, gli ha dato un doppio atout: una notevole resistenza fisica nei tornei verbali e una lucida attenzione alle quisquilie. Fu lui stesso a raccontare come abbia prevalso su Emmanuel Macron in un summit di tre settimane fa. Quando al termine dell'incontro, monsieur le président dichiarò che non c'era stato accordo, Conte ha ribattuto: «Era stanco. Lo smentisco». E ha dato la sua versione, confermata dagli altri. Erano le 5 di mattina e il parigino, cresciuto tra trine e broccati, barcollava esausto. Ripeteva caparbio che l'Italia doveva tenersi gli immigrati senza pretenderne la redistribuzione. «Rifiutava», ha raccontato lo Sciccoso, che a quell'ora della notte era in perfetta forma, «persino la dichiarazione iniziale per cui chi sbarca in un Paese europeo, cioè soprattutto in Italia, sbarca in Europa». Ma dopo una pausa di 15 minuti per dare modo a Macron di rinfrescarsi, «la seduta è ripresa e il principio è passato», ha concluso Conte, col tono di chi si considera imbattibile su commi e capoversi. Insomma, questo premier è un giurista a tutto tondo. In passato, abbiamo avuto come capi di governo due tipologie. O dei politici in cui, seppure giurisperiti (Aldo Moro, Giovanni Leone, Francesco Cossiga, altri), dominava il primo aspetto. Oppure dei tecnici alla Mario Monti, esperti di economia. Puri legulei, mai. In ciò, lo Sciccoso è un unicum per noi e in tutta la Ue. Un battistrada.Il principio imposto da Conte che la costa italiana è frontiera esterna dell'Ue e chi arriva un problema di tutti, è l'uovo di Colombo. Un'ovvietà. Ma andava formulata e il Nostro l'ha fatto. È come la distinzione tra emigranti economici, da rifiutare; e quelli in fuga dalle guerre, da accogliere. Idea spartiacque che, concepita alcuni anni fa a Berlino, ha cambiato il dibattito alla radice. D'ora in avanti, sarà così anche col teorema Conte che ci toglie dall'isolamento in cui ci gettò lo sciagurato Mare nostrum di Enrico Letta e Angelino Alfano. Poiché l'Ue è un coacervo di regole inestricabili, avere alla guida un Azzeccagarbugli capace di scardinarle è forse una fortunata circostanza. Vedremo presto se abbiamo fatto Bingo.La già accennata riservatezza di Giuseppe si è spinta al punto da nascere (8 agosto 1964) a Volturara Appula, un posto di 403 anime, in cui si capita solo smarrendosi. Giace sul versante pugliese dell'Appenino molisano, in costante balia del libeccio. Il papà, Nicola, ci arrivò con la moglie, Lillina, maestra elementare, come segretario comunale. Con la stessa funzione, passò poi a San Giovanni Rotondo, l'impero di Padre Pio, dove il ragazzo frequentò come scout la parrocchia e prese la licenza liceale, diventando devotissimo del santo. Ha sempre con sé il santino che cela, secondo indiscrezioni, nella pochette tricuspide.Da solo, si trasferì a Roma. Iscritto a Legge alla Sapienza, fu convittore a Villa Nazareth, edificio novecentesco di proprietà del Vaticano, retto dal porporato di turno. Oggi, il cardinale Pietro Parolin. Un tempo il mitico fondatore, cardinale Domenico Tardini. È luogo di formazione del cattolicesimo democratico, il soggiorno è gratuito e l'investimento sta nel creare devoti di qualità da disseminare nei gangli della nazione. La Villa fu prediletta dagli Oscar Luigi Scalfaro, Romano Prodi, Leopoldo Elia, che vi tennero prediche e seminari. Diventato professore, il Nostro ha poi ricambiato l'ospitalità tenendo corsi per dottorandi.Laureato da par suo in diritto commerciale, subì prima l'influenza del titolare della cattedra, Giovan Battista Ferri, poi del noto docente di diritto privato, Guido Alpa. Da entrambi, ha mutuato il gusto per l'eleganza. Puntando a seguirne le orme, partì come un chierico vagante pellegrinando in decine di università occidentali, per iscriversi a corsi, guadagnare titoli, imparare lingue. Un furioso saltabeccare alla base del noto qui pro quo sul curriculum. Infatti, alcuni atenei esteri inseriti tra quelli visitati, dissero, interpellati, che non gli risultava la frequentazione. Si chiarì che non c'era dolo ma vanità.Rientrato in patria, il sodalizio con Alpa si consolidò con l'ingresso dello Sciccoso nel suo prestigioso studio legale. Poiché Alpa è di sinistra - già amico di Stefano Rodotà, legatissimo a Giorgio Napolitano - quando Di Maio fece il nome di Conte a Mattarella (su suggerimento del grillino Alfonso Bonafede, attuale Guardasigilli), un brivido percorse molte schiene. Si pensava che il debuttante fosse una pedina dei soliti noti. Non pare. Anzi, accettando l'appoggio della Lega, Conte ha deluso il suo ambiente che tifava per l'alleanza M5s-Pd. Alpa, più affettuoso, ha fatto buon viso e difeso il socio sulla storia del curriculum. «È persona perbene», ha detto sobrio. Hanno invece storto il muso i colleghi di Firenze dove passava tre giorni la settimana per le lezioni e il suo temutissimo esame. Se la direttrice del dipartimento, Patrizia Giunti, si è commossa per un suo prof a Palazzo Chigi dicendo: «La storia ci chiama» e un'alunna ha aggiunto che lo Sciccoso «ha una voce profonda che ti rapisce», i cattedratici hanno taciuto torvi, lasciando parlare il decano, Ugo De Siervo. È l'ex presidente della Consulta che, con qualche svolazzo, ha detto papale: il premier non ha polso, è un pupazzo di Salvini, la sua leadership è rasoterra. Lo Sciccoso si è affidato a Padre Pio e ha incassato sereno.
Antonio Scoppetta (Ansa)
- Nell’inchiesta spunta Alberto Marchesi, dal passato turbolento e gran frequentatore di sale da gioco con toghe e carabinieri
- Ora i loro legali meditano di denunciare la Procura per possibile falso ideologico.
Lo speciale contiene due articoli
92 giorni di cella insieme con Cleo Stefanescu, nipote di uno dei personaggi tornati di moda intorno all’omicidio di Garlasco: Flavius Savu, il rumeno che avrebbe ricattato il vicerettore del santuario della Bozzola accusato di molestie.
Marchesi ha vissuto in bilico tra l’abisso e la resurrezione, tra campi agricoli e casinò, dove, tra un processo e l’altro, si recava con magistrati e carabinieri. Sostiene di essere in cura per ludopatia dal 1987, ma resta un gran frequentatore di case da gioco, a partire da quella di Campione d’Italia, dove l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti è stato presidente fino a settembre.
Dopo i problemi con la droga si è reinventato agricoltore, ha creato un’azienda ed è diventato presidente del Consorzio forestale di Pavia, un mondo su cui vegliano i carabinieri della Forestale, quelli da cui provenivano alcuni dei militari finiti sotto inchiesta per svariati reati, come il maresciallo Antonio Scoppetta (Marchesi lo conosce da almeno vent’anni).
Mucche (iStock)
In Danimarca è obbligatorio per legge un additivo al mangime che riduce la CO2. Allevatori furiosi perché si munge di meno, la qualità cala e i capi stanno morendo.
«L’errore? Il delirio di onnipotenza per avere tutto e subito: lo dico mentre a Belém aprono la Cop30, ma gli effetti sul clima partendo dalle stalle non si bloccano per decreto». Chi parla è il professor Giuseppe Pulina, uno dei massimi scienziati sulle produzioni animali, presidente di Carni sostenibili. Il caso scoppia in Danimarca; gli allevatori sono sul piede di guerra - per dirla con la famosissima lettera di Totò e Peppino - «specie quest’anno che c’è stata la grande moria delle vacche». Come voi ben sapete, hanno aggiunto al loro governo (primo al mondo a inventarsi una tassa sui «peti» di bovini e maiali), che gli impone per legge di alimentare le vacche con un additivo, il Bovaer del colosso chimico svizzero-olandese Dsm-Firmenich (13 miliardi di fatturato 30.000 dipendenti), capace di ridurre le flatulenze animali del 40%.
Matteo Bassetti (Imagoeconomica)
L’infettivologo Matteo Bassetti «premiato» dal governo che lui aveva contestato dopo la cancellazione delle multe ai non vaccinati. Presiederà un gruppo che gestirà i bandi sui finanziamenti alla ricerca, supportando il ministro Anna Maria Bernini. Sarà aperto al confronto?
L’avversione per chi non si vaccinava contro il Covid ha dato i suoi frutti. L’infettivologo Matteo Bassetti è stato nominato presidente del nuovo gruppo di lavoro istituito presso il ministero dell’Università e della Ricerca, con la funzione di offrire un supporto nella «individuazione ed elaborazione di procedure di gestione e valutazione dei bandi pubblici di ricerca competitivi».
Sigfrido Ranucci (Imagoeconomica)
- La trasmissione lancia nuove accuse: «Agostino Ghiglia avvisò Giorgia Meloni della bocciatura del dl Riaperture». Ma l’attuale premier non ebbe alcun vantaggio. Giovanni Donzelli: «Il cronista spiava l’allora leader dell’opposizione?». La replica: «Sms diffusi dal capo dell’autorità».
- Federica Corsini: «Contro di me il programma ha compiuto un atto di violenza che non riconosce. Per difendersi usa la Rai».






