
L'ex sottosegretario (grillino) alla Salute nel Conte 1: questa malattia diventa letale solo in pochi casi, quelli di persone già fragili. Per questo farmaci e vaccini non saranno la salvezza: occorre formare e potenziare tutto il Ssn a cominciare dai dottori di base.Se qualcuno al Ministero della Salute avesse avuto tra le mani l'editoriale di Richard Horton (Lancet 396: 874,2020), avrebbe forse posto in essere, con maggior convinzione, azioni più coerenti con lo stato reale delle cose per far fronte alla pandemia che ha provocato fino ad oggi oltre un milione e mezzo di morti a livello globale. Invece si continua imperterriti a correre solo e soltanto dietro al virus, un po' come Forrest Gump. La provocazione è tale che lancia lo spunto per diverse riflessioni.Covid-19 non è considerata sensu stricto una pandemia, bensì una «sindemia», ovvero come l'interazione di una malattia infettiva altamente contagiosa (culminante in una bassa percentuale di casi con una sindrome respiratoria acuta severa), con una serie di condizioni patologiche croniche non trasmissibili, cosiddette NCDs (non-comunicable-diseases), quali ad esempio diabete, ipertensione, obesità, malattie cardio-vascolari e polmonari croniche e malattie oncologiche, decisamente prevalenti nella popolazione più anziana.La sovrapposizione dell'infezione virale con il decorso di queste condizioni morbose, inserite in un panorama di disparità socio-economiche ben noto, ha esacerbato il decorso stesso di ogni singola condizione patologica innescando criticità cliniche spesso fatali. Da qui il gran numero di decessi, ma non per effetto diretto ed esclusivo del Covid-19. Non è un caso che di solo Covid-19 difficilmente si muoia, vedi numero irrilevante di decessi nella popolazione pediatrica-giovanile in buono stato di salute, infettata da Sars-CoV2, mentre l'elevato tasso di mortalità riguarda invece la popolazione ultrasettantenne, comunemente affetta da una o più malattie croniche intercorrenti e soggetti appartenenti ad ambienti socio-economici più disagiati. Mica male l'intuizione di Horton! Del resto chi sostiene questo è l'editore di una delle riviste mediche più prestigiose al mondo. Più si è anziani, più si combatte con una o più malattie croniche e più si richiedono prestazioni sanitarie per tirare a campare. Poi arriva un virus contagioso che funziona da stress-test, tanto per ricordare ai decisori politici che trattano di salute pubblica che devono darsi una svegliata. L'approccio alla pandemia richiede certamente azioni energiche per contrastare la diffusione del virus che, come i virologi seri ben sanno, non sarà mai debellato (morbillo docet), ma con il quale dovremo convivere, non solo l'uomo ma anche altre specie animali che fungono da serbatoi, come avviene per le cosiddette «epizoonosi» (solo il vaiolo è stato debellato grazie alle campagne di vaccinazione di massa e non è un epizoonosi). L'approccio sindemico invece richiede ben altro:1) Contrasto alla diffusione del virus; 2) Azioni energiche per implementare la medicina generale e del territorio (evitando così l'assalto ai pronto-soccorso); 3) Migliorare la presa in carico delle cronicità; 4) Superare le diseguaglianze socio-sanitarie, 5) Incrementare le campagne di prevenzione oncologica e l'accesso alle cure; 6) Migliorare lo stato di salute e le condizioni socio-economiche e lavorative della popolazione.L'approccio sindemico è certamente complesso e multifattoriale, ma nessun vaccino, farmaco o cura specifica per Covid-19 potrà mai permetterci di uscire dal tunnel in maniera definitiva se non si possiede una visione d'insieme e un minimo di capacità programmatica.Occorrono competenze specifiche di politica sanitaria per adottare un approccio integrato che sia finalizzato prima di tutto a comprendere, per poi trattare, condizioni patologiche e sociali molto diverse tra loro, ma che interagiscono tra loro. Stati patologici che possono facilmente precipitare a causa della sovrapposizione di un agente infettivo, di per sé anche poco patogeno, come è SARS-CoV-2. L'approccio sindemico per il superamento delle criticità suesposte sarà certamente più efficace a lungo termine della sola campagna vaccinale, che ha il limite di guardare solo al virus.Durante la breve esperienza di governo come Sottosegretario di Stato al ministero della Salute in epoca pre-Covid, ho partecipato a innumerevoli tavoli di confronto con le forze politiche, con le sigle sindacali, con le società scientifiche, con i tecnici dei ministeri competenti e con molti altri interlocutori istituzionali e della società civile, con l'intento di affrontare in maniera critica e costruttiva ciascuna delle sei tematiche sopra elencate (dalle politiche vaccinali all'accesso ai farmaci innovativi). Il superamento dell'imbuto formativo per aumentare il numero dei medici di Medicina generale e degli specialisti al fine di sopperire alle gravi necessità del territorio e delle strutture del Ssn; l'istituzione degli infermieri di famiglia; la promozione della cultura della prevenzione; la risoluzione sulla trasparenza nelle procedure di negoziazione sul prezzo dei farmaci e dei vaccini sono solo alcuni dei temi affrontati in maniera seria e dettagliata, che oggi devono essere ripresi con urgenza.Tutti i decisori sembravano concordi sul da farsi e in particolare sul fatto che il Ssn, vecchio di 40 anni, avrebbe bisogno di un restyling urgente, per poter garantire ancora a lungo il suo carattere distintivo più importante: l'universalità. Il fattore limitante per l'attuazione di queste politiche condivise e dirette al perseguimento degli obiettivi sopra esposti era come al solito rappresentato dalla «copertura finanziaria». Ora ci si chiede: ma con tutte le risorse finanziarie potenzialmente disponibili oggi per l'emergenza in corso, c'è qualcuno tra i decisori politici con un po' di buon senso residuo, disposto a riprendere dossier già in fase avanzata di discussione ? Ci vuole molto - magari con un dpcm - ad assumere tutti i medici di Medicina generale e della Medicina territoriale che occorrono per superare questa crisi o dobbiamo aspettare ancora? Per l'imbuto formativo dei medici specialisti, aspettiamo le decisioni dei rettori o mettiamo in condizione gli ospedali e le altre strutture del Ssn di attingere al più presto agli specializzandi in formazione già disponibili? Non credo che uno specializzando in pneumologia o cardiologia del terzo anno non sia in grado di recarsi al domicilio del paziente per auscultarne il torace e registrare i dati relativi a pressione arteriosa, saturazione e frequenza cardiaca. Cosa dobbiamo aspettare, che completi la lezione sull'epidemiologia della bronchite cronica in Italia ed accedere finalmente al IV anno di corso per farli lavorare? Per ora, a quanto sembra, sono stati stanziati i fondi per l'acquisto di monopattini!Conclude Richard Horton nel suo interessante editoriale che «l'approccio integrato alla sindemia che permette di comprendere e trattare tutte le criticità intercorrenti potrà avere molto più successo del semplice controllo dei contagi. La grave crisi economica alle porte non sarà risolta né da un farmaco né da un vaccino». Serve rivitalizzare il Paese, riconsiderare e potenziare con la massima serietà, e non a chiacchiere, le politiche dirette a promuovere la ricerca scientifica e tecnologica, a implementare e migliorare il Ssn, a garantire un impiego per tutti, a garantire la possibilità di curarsi e l'accesso ai farmaci innovativi, a promuovere un corretto stile di vita e a selezionare, almeno per una volta, una classe politica competente e con un po' di memoria. «Fino a che i governi non adotteranno politiche e programmi diretti a superare le profonde disparità sociali ed economiche e a tutelare il sano invecchiamento della popolazione garantendo una qualità di vita degna per la razza umana, nessuna società sarà al sicuro dal Covid-19» e da tutti gli altri virus che verranno.
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Per intercettare dei mezzi piuttosto lenti la risposta occidentale è stata sproporzionata.
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