2022-08-27
Le liti sul rigassificatore di Piombino sono la prima prova per la Meloni
Nei riquadri il sindaco di Piombino Francesco Ferrari e Ignazio La Russa (Ansa-iStock)
Il sindaco di Fdi assicura: «Non si farà, i vertici concordano». Ignazio La Russa lo smentisce. La leader ha la chance di sostenere il progetto per rimediare ai danni del Pd sulle acciaierie o di individuare dei siti alternativi.Il dibattito sul rigassificatore di Piombino (Livorno) ieri ha fatto scattare in Fratelli d’Italia la sindrome Nimby, «Not in my backyard», ovvero «Non nel mio cortile». In questo caso, non nel Comune dove abbiamo un sindaco dei nostri. Cosa è successo? Partiamo dalla cronaca. E dalle scadenze. Snam ha presentato la richiesta il 29 giugno: la sua nave Golar Tundra è un rigassificatore galleggiante e per entrare in servizio ha bisogno solo del collegamento alla rete nazionale gas, una condotta di circa 8 chilometri che il gruppo afferma di poter realizzare in pochi mesi, non appena avrà il via libera per iniziare i lavori. Il 19 settembre si apre la Conferenza dei servizi dove 30 enti esamineranno il progetto, le osservazioni presentate da soggetti qualificati, ma anche da semplici cittadini e comitati e le integrazioni di Snam. Il presidente della Regione Toscana nominato commissario dal governo, Eugenio Giani (Pd), ha tempo fino al 29 ottobre per rilasciare l’autorizzazione. Mario Draghi ha parlato dei rigassificatori al Meeting di Rimini definendo la loro realizzazione, a Piombino e Ravenna, nei tempi previsti «un obiettivo fondamentale per la sicurezza nazionale». Giovedì in tv, Ignazio La Russa di Fratelli d’Italia aveva assicurato: «Noi siamo a favore del rigassificatore» a Piombino, «perché riteniamo che il problema dell’autonomia energetica sia prioritario. Poi è giusto aiutare la città e faremo di tutto. Bisogna dire sì o no e noi diciamo sì, il problema dell’autonomia energetica è vitale. Non si può stare come sempre avvenuto col sì, ma non nel mio giardino. Glielo dico anche al sindaco» di Piombino, l’esponente di Fratelli d’Italia Francesco Ferrari. Che, però, in un’intervista uscita ieri su Repubblica ha risposto picche: «Ne ho parlato spesso anche con Giorgia Meloni. La posizione del partito è chiara: in linea di massima Fdi è favorevole ai rigassificatori, ma la scelta di Piombino è assolutamente sbagliata». E poi la replica al vicepresidente del Senato: «Io ho un contatto diretto coi vertici nazionali, ma evidentemente La Russa non ha seguito la questione di Piombino. Ha espresso un giudizio, che non è quello del partito, in maniera inaspettata. Appena sentita la dichiarazione ho parlato coi vertici nazionali che mi hanno confermato la posizione del partito, ovvero che Fdi, in linea generale, è a favore dei rigassificatori per far fronte all’emergenza energetica ma che la scelta di Piombino è assolutamente sbagliata. Sono state rassicurazioni per me importanti», ha ribadito Ferrari. Resta da capire chi detti la linea a Fratelli d’Italia, se La Russa - che poi ha aggiustato un po’ il tiro - o il sindaco. Se a decidere l’agenda fosse Ferrari di certo sarebbe un problema per la Meloni. Che proprio giovedì in un’intervista alla Reuters aveva parlato alla platea internazionale assicurando che non farà «cose pazze» se Fdi sarà al governo. Un messaggio di responsabilità e appunto di rassicurazione. La comunicazione da futuro premier, però, deve valere anche per le questioni interne, e non solo per le relazioni con l’Europa. Gestire il Paese significa anche gestire la filiera degli interlocutori, compresi quelli espressione della propria forza politica. Come il sindaco di Piombino. Assecondare il no al rigassificatore serve per la campagna elettorale? La posizione del sindaco è quella del partito e della sua leader? Va fatta chiarezza. E se davvero, come dice Ferrari, la Meloni è d’accordo nell’alzare barricate allora spieghi anche i motivi contingenti di questa scelta. Anticipando anche delle soluzioni: dove fare il rigassificatore con gli stessi costi, gli stessi effetti, gli stessi tempi. Altrimenti anche Fdi rischia di ripetere lo stesso copione recitato dai grillini con il gasdotto Tap e pure dal Pd che a Piombino ha già fatto danni sulla gestione dell’acciaieria. Danni che ora anche il sindaco dovrebbe imputare ai dem facendo in modo di sfruttare la débâcle sull’acciaio per ottenere maggiori vantaggi da nuove industrializzazioni. Non a caso, a livello toscano, ora il Pd temporeggia e chiede che il rigassificatore sia sottoposto a una valutazione di impatto ambientale passando così dall’agenda Draghi all’agenda Fratoianni-Bonelli. Sul tema il partito di Enrico Letta è in forte imbarazzo. A Piombino ha già perso il Comune, dopo 50 anni di dominio incontrastato. Lo scorso 1° luglio, durante una grande manifestazione con tanto di «catena umana» organizzata per dire no al rigassificatore, il bersaglio numero uno non erano Draghi e il suo governo ma Giani, presidente della Regione cui viene rimproverato di aver accettato di fare il commissario per la realizzazione di questo impianto, considerato strategico a livello nazionale per evitare il razionamento. La nave acquistata da Snam, una volta a pieno regime, potrà trasformare fino a 5 miliardi di metri cubi all’anno di gas. Gli stessi abitanti della cittadina in provincia di Livorno hanno bisogno di risposte a problemi concreti, che esigono decisioni responsabili e non reazioni scomposte. Ma se l’agenda Meloni diventa l’agenda Ferrari, tutte le rassicurazioni alle agenzie internazionali saranno solo parole al vento.