
I generali che hanno disertato la parata del 2 giugno per protestare contro Elisabetta Trenta hanno fatto bene, ma si sono svegliati tardi. Le Forze armate vengono umiliate da tempo nel silenzio dei vertici: per alcuni la divisa si è trasformata in un'uniforme da cameriere.Cari colleghi generali, piss-e-lov. Il nuovo saluto, offertoci dall'autorità di vertice; adottiamolo con l'accento e la pronuncia anglovelletrana ch'ella sfoggiò in Parlamento. Nulla è più triste d'una bassezza che non dà i suoi frutti. Eppure il ministro piss-e-lov non ispira tristezza, tutt'altro. Un gendarme francese, uno fra quanti violano il confine italiano, davanti al televisore domenica mattina si scompisciò: «Questa è la Difesa italiana? Piss-e-lov? Dovrei temerla quando oltraggio il loro confine, scaricando quanti noi scacciamo? Domani faccio un'altra incursione».Quattro generali hanno rifiutato l'invito alla sfilata di piss-e-lov. Alcuni li sostengono, altri li criticano. Con due di essi ho lavorato e li stimo moltissimo. Condivido la loro scelta. «Non posso stringere le mani a chi ignora i soldati» ha sottolineato il generale Mario Arpino. «Troppe disattenzioni del governo nei confronti della Difesa» ha aggiunto il generale Vincenzo Camporini.Condivido la scelta e tuttavia mi chiedo se non si dovesse farla prima. L'uniforme è divenuta come il frac dei camerieri. Secondo Karl Kraus: «Un cameriere porta un frac senza che nessuno se ne accorga. Per contro taluni hanno l'aspetto di cameriere appena mettono un frac. Così in ambedue i casi il frac non ha nessun valore». L'uniforme come il frac del cameriere, mentre sfilavano i vigili urbani di Roma, cantando il loro bellicosissimo inno sulle note di Jimmie Dodd per il Topolino di Walt Disney. I generali in piedi applaudivano, in frac.Alla sfilata c'erano più fanfare che soldati veri. Il capitano Corelli, con il suo mandolino, avrebbe rifiutato l'invito, sentendosi superfluo e persino inadeguato.Cari colleghi generali, negli ultimi tempi, beninteso dopo essere andati in pensione, siamo più loquaci, rilasciamo interviste, evochiamo blocchi navali e sfracelli, denunciamo che l'esercito sta morendo. Facciamo bene a dirlo, facciamo bene a protestare. Mentre il mondo corre verso la guerra, noi spingemmo i nostri soldati verso il prossimo disastro. Facciamo bene, quindi a farci sentire. Mi chiedo nuovamente se non fosse stato il caso di iniziare prima. Era il 1989. Un Paolo Cirino Pomicino, ministro del Bilancio e della programmazione economica, uomo di specchiata onestà, additò la Difesa come il salvadanaio cui attingere per aggiustare i conti dello Stato. Il Muro era caduto. La Guerra fredda era terminata, figurarsi se scoppiava quella calda, dissero. Saccheggiarono la Difesa senza ammodernare un bel nulla. Come accadde spesso negli anni successivi. Quell'anno non ci fu la parata del 2 giugno, ma sono certo che avremmo partecipato tutti.Due anni dopo scoppiò la guerra in Iraq. Non avevamo neppure una brigata da «spendere», su 24, dico su 24! Non eravamo pronti. I responsabili di quell'impreparazione hanno fatto carriera. Offrimmo la brigata paracadutisti per l'Iraq, ma gli Usa non la vollero; ne avevano a sufficienza. Alla fine mandammo appena sette velivoli dell'Aeronautica militare. Inviammo la Folgore in Somalia, esponendola alla vendetta di Bill Clinton che dalla Somalia voleva cacciarci. In Somalia lasciammo la Folgore e la dimenticammo per oltre nove mesi, dal 28 dicembre 1992 al 3 settembre 1993. E la Folgore fu selvaggiamente attaccata per alcuni episodi controversi accaduti in quei lunghi mesi. Nessuno di noi protestò. Piss-e-lov. La sfilata del 2 giugno era intanto stata soppressa. Perché? Nessuno di noi protestò. Riprese nel 2001 per volere del presidente, Carlo Azeglio Ciampi. Fu un grande successo, ma erano iniziate pure le contaminazioni. Le forze di polizia, smilitarizzatesi e sindacalizzate sin dagli anni Ottanta, occuparono una porzione troppo importante della sfilata. D'altronde era normale, per uno Stato di polizia quale eravamo nel frattempo divenuti. Nessuno di noi fiatò. Cosicché accettammo di buon grado la sceneggiata dei Vespri siciliani, impiegando soldati veri in finti presidi nelle vie palermitane, nell'estate del 1992, accreditando la «lotta alla mafia», mentre le polizie andavano in vacanza. Eravamo divenuti nel frattempo il Paese con più polizia al mondo, rispetto al numero dei cittadini e all'estensione del territorio. Oggi ci stupiamo se il sindacato, dopo aver sottomesso le polizie, si fa strada in mezzo alle truppe da noi abbandonate a sé stesse.Rimanemmo in silenzio anche quando soldati e carabinieri furono costretti a sfilare davanti a chi volle intitolare un'aula del Parlamento a un tal Carlo Giuliani. Neanche i generali dei carabinieri protestarono, anzi plaudirono, in frac.Riflettiamo infine, sulla «riserva selezionata». Il ministro piss-e-lov, proveniente da quei ranghi, vi trasse la convinzione di poter guidare le Forze armate. Essa è la dimostrazione del fallimento della selezione. Quando si dice la coincidenza piss-e-lov fu «selezionata» dai vertici militari di oggi. E gli sta bene. Plaudono in frac, senza assentarsi dalla fiera.Ma sì abbiamo fatto bene a disertare la sfilata quest'anno, ma negli anni scorsi le umiliazioni inflitte ai soldati non sono state meno dolorose di quelle inferte oggi dal ministro piss-e-lov e da chi toglie cinque fucili ai soldati mentre fa la messa in piega.Non da domenica scorsa dunque, la sfilata del 2 giugno e un qualunque Gay pride sono equivalenti in quanto a stupidità, disordine, improvvisazione. Il Gay pride tuttavia ha un messaggio di gran lunga più coerente di quello del 2 giugno. Un messaggio sconcio? Il ministro piss-e-lov non è dello stesso avviso e comunque nessuno di noi ha mai fiatato. Dopo le dichiarazioni di Roberto Fico e le onorificenze elargite dal Quirinale, le prossime edizioni si adorneranno con una delegazione di rom, una di scafisti, una di Fratelli musulmani e vedrei bene anche una processione di monsignori accoglienti, perché no? Piss-e-lov, cari colleghi generali. Sarebbe anche appropriata una folta e impettita delegazione dei 5.000 furbacchioni, colonnelli e generali con pensioni da 5.000 euro e più al mese, che hanno fregato una casa alla Difesa, ai quali il ministro piss-e-lov sta dando l'opportunità di comperarsela a prezzi stracciati. Piss-e-lov.D'altronde, se in nome dei valori (?) europei l'identità nazionale italiana non ha titolo a sopravvivere - come vaticinò il predecessore di Roberto Fico -è ovvio che la sfilata del 2 giugno rifletta la discordia, iniettata nelle vene degli italiani, mentre noi, cari colleghi generali, tacevamo, anzi alcuni di noi hanno propalato l'infezione, genuflettendosi ai padroni franco prussiani. Una famigerata foto ne dà testimonianza nel Web. Piss-e-lov, finché di questo passo non ci scanneremo per le strade e fino alla prossima guerra. Come dite? La guerra è improbabile? Lo dicevate anche nel 1989, e stiamo ancora piangendo morti e invalidi, grazie alla nostra incompetenza. Piss-e-lov.www.pierolaporta.it
L' Altro Picasso, allestimento della mostra, Aosta. Ph: S. Venturini
Al Museo Archeologico Regionale di Aosta una mostra (sino al 19 ottobre 2025) che ripercorre la vita e le opere di Pablo Picasso svelando le profonde influenze che ebbero sulla sua arte le sue origini e le tradizioni familiari. Un’esposizione affascinante, fra ceramiche, incisioni, design scenografico e le varie tecniche artistiche utilizzate dall’inarrivabile genio spagnolo.
Jose Mourinho (Getty Images)
Con l’esonero dal Fenerbahce, si è chiusa la sua parentesi da «Special One». Ma come in ogni suo divorzio calcistico, ha incassato una ricca buonuscita. In campo era un fiasco, in panchina un asso. Amava avere molti nemici. Anche se uno tentò di accoltellarlo.