2021-12-09
«L’Italia deve diventare leader mondiale del nucleare pulito»
Il deputato di Fdi Fabio Rampelli: «Per la transizione bisogna puntare sulla nuova fusione, abbandonando la fissione»«Conversione piuttosto che transizione». Fabio Rampelli (Fdi) si è sempre occupato di ambiente ed è intervenuto nel dibattito sulla transizione organizzato ad Atreju, la festa di Fratelli d’Italia. Per il vicepresidente della Camera la lotta all’emergenza climatica si fa convertendo le proprie abitudini nella produzione industriale e negli stili di vita. La risposta non può essere data dalla decrescita. L’intervento ad Atreju è un’apertura al nucleare?«Non proprio. Il nucleare come lo conosciamo, quello a fissione di tipo francese per intenderci, per noi non è percorribile. Il referendum del 1987 ce lo ricorda e rincorrere quel tipo di tecnologia sarebbe un errore. Arriveremmo ultimi, il ritardo ormai è incolmabile. Discorso diverso per il nucleare pulito, la fusione che imita le stelle, dove però a capo della ricerca c’è la Francia che è anche la più grande produttrice di nucleare da fissione. Ha un conflitto d’interessi che non la rende credibile: non può permettersi di mandare in pensione i suoi reattori prima rispetto ai tempi di ammortamento per la loro realizzazione».Anche Eni sta sviluppando questo tipo di tecnologia.«Allora bisogna investire. L’Italia deve diventare avanguardia sul nucleare da fusione, ci vorranno anni prima che possa realizzarsi, ma arrivare prima degli altri ci proietterebbe nel cuore della geopolitica. Nel frattempo bisogna capire che questo modello di sviluppo è fallimentare». Perché?«Stiamo facendo la transizione cambiando le fonti di approvvigionamento energetico senza cambiare il modello di sviluppo. Se tutto il mondo consumasse quanto i Paesi occidentali il pianeta non sarebbe in grado di reggere, qualunque fosse la fonte energetica». Lei è per la decrescita?«No, assolutamente, ma non sono neanche per la crescita infinita. La turbo globalizzazione che la vorrebbe ha annichilito il libero mercato e sconfitto le teorie liberiste. Il benessere o la felicità non possono misurarsi solo con il parametro del Pil. Bisogna eliminare gli sprechi: il 30% dell’energia può essere risparmiata senza fare rinunce, tranne per i colossi multinazionali che la producono. L’obiettivo è conservare le cose giuste, le nostre conquiste moderne, conservando il pianeta. Non per niente la difesa dell’ambiente è più un tema dei conservatori che dei progressisti».Come si può fare?«I mezzi a disposizione sono tanti, ma ognuno ha le sue contraddizioni. Le rinnovabili sono verdi ma consumano il suolo. L’idrogeno blu si produce con i combustibili e quindi non è perfettamente green, mentre l’idrogeno verde è ancora molto costoso. Ci siamo fissati con il “lavoro da casa” e la Dad, per impattare meno, ma non si conta quanto inquinamento produca. I prodotti tecnologici, le batterie, il flusso di dati, tutto questo consuma miliardi di Kw e inquina. Bisogna tornare negli uffici e investire sui mezzi pubblici. Oggi sappiamo che la maggior parte dell’inquinamento non deriva dalla mobilità, i nuovi carburanti inquinano molto meno di prima».E quindi da dove arriva l’inquinamento?«Principalmente dalle case riscaldate a carbone e a gas ed è lì che bisogna intervenire. Le nuove costruzioni ad esempio sono fatte tutte in acciaio e vetro e necessitano di grande energia per essere riscaldate d’inverno e raffreddate d’estate, bisognerebbe vietarle se si vuole essere coerenti».Basterà? Come la mettiamo con la Cina?«Non esiste che la nazione con il primato di emissione di CO2 non aderisca agli impegni internazionali. Inutile sacrificarsi in Occidente se lì tutto resta immutato. Il collasso del pianeta dipende dalla globalizzazione e da come il regime comunista la sta usando senza rispettare alcuna regola. Venga buttata fuori dall’Organizzazione mondiale del commercio se non prende impegni oppure vengano applicati severi “dazi di civiltà” sui suoi prodotti».
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