2025-06-19
Chi finisce prima i missili
Khamenei: «Non ci arrenderemo mai». Il presidente Usa: «Ora è tardi per trattare. Attaccare? Potrei farlo o no, chi lo sa». Però sposta i bombardieri.Lo speciale contiene due articoli.«Ogni attacco da parte degli Stati Uniti contro l’Iran porterà a delle conseguenze». Così ha reagito la Guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei, alla possibilità di un intervento americano, avvisando che, in tal caso, ci saranno «danni irreparabili». Nel videomessaggio, che sancisce il ritorno sulla scena dell’ayatollah dopo venerdì scorso, Khamenei ha anche ribadito che «il nemico sionista deve essere punito e sta venendo punito», intravedendo in Gerusalemme dei segnali di «debolezza e impotenza» comprovati dalla possibile «entrata in scena» degli «amici americani». Sulla stessa linea, inevitabilmente, anche il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Esmail Baghaei, che, intervistato da Al Jazeera English, ha sostenuto che la partecipazione di Washington al conflitto «sarebbe la ricetta per una guerra totale nella regione».E pare che sia già tutto pronto qualora gli Stati Uniti intervenissero a fianco di Israele: il New York Times ha riferito che Teheran ha preparato i missili per colpire le basi americane stanziate in Paesi mediorientali, tra cui la Giordania, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. Per di più, sempre secondo il quotidiano statunitense, l’Iran starebbe valutando di collocare delle mine nello stretto di Hormuz, sempre in risposta al coinvolgimento americano. Nonostante il rapporto dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), ampiamente citato per giustificare l’operazione «Rising lion, il direttore stesso dell’Agenzia, Rafael Grossi, ha dichiarato a Sky News: «Siamo arrivati alla conclusione di non poter affermare che al momento ci sia stato alcuno sforzo sistematico in Iran per cercare di sviluppare un’arma nucleare».Intanto, l’annunciata chiusura dei cieli sopra l’Iran sembra valere solo per l’aviazione civile iraniana, visto che due aerei presumibilmente del governo della Repubblica islamica hanno abbandonato lo spazio aereo nazionale in direzione dell’Oman. Nonostante non si conosca l’identità delle persone a bordo, i due velivoli appartengono alla compagnia Meraj Arlines, già usata nei viaggi ufficiali dei funzionari iraniani, ma anche per spostamenti riservati. Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha però smentito l’indiscrezione di Al Jazeera, secondo cui era stata mandata «una delegazione negoziale» iraniana «in Oman».Ciò che pare invece certo è che «il quartier generale di sicurezza interna iraniano» è stato spazzato via. Lo ha reso noto il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, descrivendo la sede iraniana come «il principale organo repressivo del dittatore iraniano». E sono 40 gli obiettivi in Iran occidentale colpiti dall’Idf, tra cui i depositi di armi, le infrastrutture missilistiche e lo staff militare del regime, mentre nella notte è stato neutralizzato un lanciatore di missili Emad, che era già pronto per colpire Israele. A essere stato bombardato è anche un sito di produzione di missili anticarro situato vicino alla capitale iraniana. Tra l’altro, l’Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) ha confermato su X che sono stati colpiti «due impianti di produzione di centrifughe in Iran», ovvero «l’officina Tesa di Karaj e il centro di ricerca di Teheran». Sempre tra i target colpiti, stando a quanto riportato da alcuni media britannici, ci sarebbe anche un’università di Teheran: la Imam Hossein, sospettata di ricevere finanziamenti da parte della Guardia rivoluzionaria. Proprio i pasdaran hanno comunicato che il lancio dei missili ipersonici Fatah lanciati nella notte di martedì contro Israele sono un messaggio diretto agli Stati Uniti. Il colonnello, Iman Tajik, ha poi spiegato: «L’attacco missilistico di stanotte (la notte tra martedì e mercoledì, ndr) ha dimostrato che abbiamo raggiunto il controllo totale sui cieli dei Territori occupati (Israele, ndr), i cui abitanti sono diventati assolutamente indifesi contro gli attacchi missilistici dell’Iran». Inoltre, per la prima volta dall’inizio dell’operazione Rising lion, l’Iran ha abbattuto un drone israeliano, secondo Irib, oltre ad aver distrutto un F-35 israeliano a Sud della capitale. Nel frattempo, il Paese continua a svuotarsi: sono 29 gli italiani che sono riusciti a scappare dalla Repubblica Islamica arrivando a Baku come comunicato dallo stesso ministro degli Esteri, Antonio Tajani, su X. Anche Pechino è riuscita a permettere la fuga di quasi 800 cittadini cinesi via Turkmenistan. Il presidente dell’Iran, Masoud Pezeshkian, ha fatto un appello per la mobilitazione popolare, chiedendo alle autorità di «portare la gente e i quartieri nella scena e creare partecipazione». Dunque, secondo l’agenzia di stampa Mehr, decine di iraniani si sarebbero riversati sulle strade di Teheran per protestare contro le posizioni del presidente americano Donald Trump e contro «gli atti criminali e terroristi» del «regime israeliano». C’è però da dire che Iran international, il canale di informazione dell’opposizione iraniana che fa base a Londra, ha reso noto che diversi residenti della capitale iraniana hanno avvertito del dispiegamento della polizia antisommossa. Oltretutto l’invito alla partecipazione è andato di pari passo con la richiesta di cancellare Whatsapp in quanto secondo Teheran raccoglierebbe le informazioni degli utenti per poi condividerle con Israele. L’app di messaggistica ha rispedito le accuse al mittente, comunicando di essere «preoccupata che queste false segnalazioni possano essere una scusa per bloccare i nostri servizi proprio nel momento in cui le persone ne hanno più bisogno».
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