2021-07-15
L’Invalsi certifica: scuola rovinata dalla Dad
Il rapporto è impietoso. Quasi la metà dei maturandi ha competenze a livello di terza media. In fondo alla classifica Campania e Puglia, dove le aule sono rimaste chiuse più a lungo. Il tasso di dispersione sale al 23%. Il presidente: «Responsabilità politica».Un esercito di somari e non per colpa loro. I test Invalsi fotografano i danni provocati dalla Dad senza lasciare margine ad attenuanti: grazie alla didattica a distanza due quattordicenni su cinque passeranno dalle medie alle superiori con competenze da quinta elementare, mentre due maturandi su cinque sono rimasti fermi come preparazione alla terza media, al massimo alla prima superiore. Le prove dell'Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione sono le prime, standardizzate, dopo un anno e mezzo di pandemia e hanno coinvolto oltre 1,1 milioni di allievi della primaria (seconda e quinta elementare), 530.000 studenti di terza media e 475.000 di quinta superiore. Non poter stare in classe, a seguire le lezioni, ha aggravato il livello di apprendimento, la dispersione scolastica e il divario formativo tra Nord e Sud, dove l'impreparazione e l'abbandono della scuola sono a livelli preoccupanti. In tutto il Paese è salito al 23% il tasso di dispersione dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni, che conseguono il titolo di scuola secondaria di primo grado o una qualifica di durata non superiore ai due anni, con competenze di base insufficienti. E sono il 9,5%, ovvero oltre 40.000, i giovani di 18-19 anni che escono da scuola impreparati: «Sono la metà della città di Ferrara, un terzo di Modena», ha fatto notare Roberto Ricci, responsabile nazionale delle prove Invalsi. Se alle elementari non si sono registrati grossi problemi, con genitori che hanno potuto sostituirsi alle maestre negli insegnamenti basilari, a parte difficoltà con la matematica registrate in quinta classe, ben altre conseguenze ha prodotto la Dad nella scuola secondaria di primo e di secondo grado. Alle medie il 39% degli studenti non ha raggiunto il livello di accettabilità in italiano (nel 2018 e nel 2019 era al 34%), con punte del 50% al Sud e nelle Isole. Unica eccezione, la provincia di Trento, che ha migliorato rispetto al 2018. Ancora peggio è andata con la matematica, con il 45% degli studenti che non arriva alla sufficienza (erano al 39% del 2019) per sfiorare punte del 60% sempre al Sud, soprattutto in Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna. In entrambe le discipline, ad avere i risultati più negativi sono stati gli alunni socialmente svantaggiati e tra questi è sempre più bassa la quota di studenti che riescono a distinguersi. Se questo è il desolante quadro dei ragazzi della terza media, la vera preoccupazione nasce guardando ai risultati nell'ultima classe della scuola secondaria di secondo grado. Gli insufficienti in una materia come l'italiano rappresentano il 44% (erano il 35% nel 2019), con punte del 61% al Sud. Dalle prove Invalsi, otto Regioni sono sotto la media nazionale del 2019: Lazio, Abruzzo, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna. In matematica è addirittura uno studente su due (il 51%) a non essere preparato, con una perdita di nove punti rispetto al 2019. Al Sud, più di due ragazzi su tre (il 70%) non sanno fare calcoli ed equazioni. In molte Regioni del Mezzogiorno oltre la metà degli studenti non raggiunge nemmeno la soglia minima di competenze in italiano (Campania 64%, Calabria 64%, Puglia 59%, Sicilia 57%, Sardegna 53%, Abruzzo 50%) e l'insufficienza cresce in matematica con la Campania al 73%, Calabria e Sicilia al 70%, Puglia al 69%, Sardegna al 63%, Abruzzo al 61%, Basilicata al 59%, Lazio al 56%, Umbria al 52% e Marche al 51%. Giova ricordare che Puglia e Campania sono state Regioni dove per molto tempo si è ricorso alla didattica a distanza per decisione dei rispettivi governatori di sinistra. «Una responsabilità politica c'è», ha sottolineato Anna Maria Ajello, presidente Invalsi, «perché nei fatti Campania e Puglia sono state chiuse a lungo. C'è stata una svalutazione della scuola, considerata non granché. Quando si dice che si può non andare a scuola, si svaluta la scuola, perché è come dire che possiamo farne a meno». Ha poi aggiunto: «Quando andavo a scuola io, in presenza di un alto tasso demografico, si faceva lezione anche il pomeriggio», lasciando capire che se si volessero raddoppiare i turni per evitare le classi pollaio, soluzioni ci sarebbero. Quanto all'inglese, se il rapporto Invalsi precisa che risultati disastrosi non sono emersi, bisogna però dire che i nostri maturandi non hanno brillato nella conoscenza di una lingua indispensabile per muoversi nel mondo. Il 51% non ha raggiunto la sufficienza nella prova di lettura e il 63% in quella di ascolto. Una soluzione sarebbe bocciare chi non ha potuto apprendere grazie alla Dad, per consentirgli di non finire gli studi impreparato? «La bocciatura non cambia le cose», fa notare Ricci, «è più funzionale all'organizzazione della scuola che alle competenze. I dati dicono che anche gli studenti che hanno avuto una bocciatura, continuano ad avere esiti sensibilmente più bassi, dunque non è la soluzione». Però bisogna pensarci bene, a prospettare ancora una volta la didattica a distanza, magari solo per i ragazzi non vaccinati.