2019-12-16
Giovanni Favia: «I 5 stelle peggio della vecchia casta»
L’ex grillino bolognese si scatena: «Il Movimento non voleva cambiare il sistema, ma farne parte. Conte è il re del trasformismo, Di Maio un lupo travestito da agnello. Con i giallorossi il Parlamento è un club di scambisti»L’aggettivo che più si addice all’ex grillino Giovanni Favia è «primo». Bolognese, organizzatore del primo Vaffa day in piazza Maggiore, primo consigliere comunale in un capoluogo di provincia, tra i primi consiglieri regionali in Emilia Romagna, e ancora primo espulso eccellente nella storia del Movimento. Nel 2012 lo cacciò Beppe Grillo in persona e via blog, con l’accusa di aver partecipato a una trasmissione televisiva criticando la mancanza di democrazia nel partito. Oggi non fa più politica e non gli manca, si è dedicato alla ristorazione. Ma la politica, quella refrattaria alle poltrone, continua a scorrere nelle sue vene.Le sardine le ricordano i 5 stelle di un tempo?«Per nulla. Somigliano più al popolo viola, di cui non è rimasta traccia. Lasciamo passare un po’ di tempo e accadrà altrettanto».Qual è la differenza?«Le sardine sono simpatiche in quanto naif, ma di fatto servi muti del Pd. Noi criticavamo un sistema, non una parte politica a favore di un’altra»Pensa che le sardine possano spostare voti o ingrosseranno il serbatoio degli astenuti?«No, non muoveranno un voto. Il nostro è un Paese strano, l’unico al mondo dove le proteste di piazza non son contro chi governa ma contro l’opposizione. Roba da psichiatra. Non c’è politica al loro interno, non c’è analisi e nemmeno prospettiva. Funzionano esclusivamente perché è un’iniziativa ludica, leggera e perché la richiesta di meno populismo e odio sarebbe condivisibile anche da Hannibal Lecter. In questo rappresentano un ulteriore passo indietro rispetto i girotondi, che perlomeno avevano un senso critico più alto».Come vede il governo giallorosso? Assistiamo a continui scontri tra Pd e M5s, dal salva Stati alla prescrizione…«Era difficile superare la vecchia casta per attaccamento alla poltrona. I 5 stelle sono riusciti nell’impresa. Si alleerebbero persino con l’Isis pur di non lasciare la vita dorata da parlamentari. Lavorare non piace a nessuno. Non hanno né morale né etica, per loro conta solo la comoda vita da parlamentare. Hanno tradito gran parte degli impegni elettorali. Hanno ingannato milioni di persone. La pagheranno cara, questo è certo. Il premier Giuseppe Conte è il peggiore di tutti per me, il vero re del trasformismo».Quindi avrebbero tradito gli elettori…«Per molti che li hanno votati i 5 stelle erano l’ultima speranza. Si sono presi una tale fregatura che non torneranno alle urne per un po’. A livello elettorale adesso c’è un vuoto politico spaventoso e nessuno è in grado di intercettarlo. La prosa che ha stregato quegli elettori non c’è più».Un fallimento.«Peggio, un’apocalisse. Quel mondo fatto di purezza, dirette streaming e promesse mirabolanti è esploso sotto i colpi impietosi della realtà. In quanto a promesse non mantenute sono riusciti a fare meglio di tutti i loro predecessori. Hanno preso in giro i cittadini: non volevano cambiare il sistema, volevano solo farne parte».Bandiera del governo è la lotta all’evasione fiscale, condivide?«L’evasione fiscale si può combattere semplicemente: abbassando drasticamente le tasse e definendo dei regimi forfettari. Fino a quando lo Stato farà lo sceriffo di Nottingham è difficile biasimare il barista in difficoltà che cerca di ridurre la pressione fiscale affinché il negozio non chiuda e non licenzi i lavoratori. Il resto sono manovre orwelliane di dittatura finanziaria».Addirittura dittatura finanziaria?«Con la moneta elettronica ci vogliono mettere nelle mani delle banche e dei governi, come in Cina. Basterà un clic per essere cancellati».Come andranno per il Movimento le elezioni in Emilia Romagna del 26 gennaio?«I 5 stelle non esistono più qui. Ci sono ancora dei voti, ma non più un Movimento. Sono un comitato di aspiranti politici, un ufficio di collocamento per mediocri in pieno declino».Allora, per limitare i danni, perché non allearsi col Pd anche in quest’occasione?«Perché sarebbe follia. In questa Regione nascevamo contro il Pd. I consiglieri ci hanno provato in realtà quando hanno capito che non sarebbero stati tutti rieletti, ma hanno dovuto desistere. I pochi elettori rimasti sarebbero andati a prenderli a casa con il forcone».Ritiene che l’esito delle regionali possa determinare le sorti del Conte bis?«Non credo proprio, perché le sorti del governo nazionale dipendono da altre variabili come le pressioni internazionali, quelle istituzionali e del Quirinale, oppure anche semplici interessi personali».Federico Pizzarotti, ex 5 stelle come lei, ha deciso di sostenere Stefano Bonaccini.«La politica ci ha abituato a queste piroette, basta guardare i 5 stelle. Federico ha combattuto al mio fianco il Pd per anni. Pd di cui Bonaccini era segretario regionale. Se ora ha cambiato idea e ne condivide le politiche, alzo le braccia. Però le politiche del Pd non sono cambiate, forse politicamente è cambiato lui. Gli faccio comunque il mio in bocca al lupo».Ma lei, se vuole dircelo, per chi voterà?«Aspetto di vedere la presentazione delle liste, non so ancora. So di certo chi non voterò: il Pd. Possono far credere a chi guarda la televisione che qui il Partito democratico ben governi ma chi li conosce da vicino sa che non è così. Decine di anni di governo ininterrotto del territorio, hanno incrostato clientele, radicato favoritismi, facilitato la corruzione e addormentato la classe dirigente. I politici sono come i pannolini, dopo un po’ vanno cambiati. Nei mei anni da consigliere regionale sa quanti esposti ho portato in Procura? Quanti scandali ho smascherato?».Quanti?«Tanti. La nostra sanità funziona grazie alle persone che lavorano alla base della piramide. Nonostante il Pd sprechi centinaia di milioni di euro. La domanda che i cittadini dovrebbero farsi è questa: visto il gettito miliardario, come mai le liste d’attesa sono così lunghe, le code ai pronto soccorso infinite, i cantieri per i nuovi ospedali un pozzo senza fondo di soldi pubblici, i punti nascite in montagna chiusi? E potrei continuare per ore. Potremmo avere molti più servizi a parità di gettito».Torniamo ai pentastellati: ci sono altri senatori pronti a passare alla Lega.«Non stupisce più nulla, né in un senso né nell’altro. Dopo il governo giallorosso non è più un Parlamento, ma un club di scambisti».E Beppe Grillo comanda ancora?«Comanda quando gli va. Di fatto il Movimento è tecnicamente suo».Lei ritiene che nell’alleanza con il Pd abbiano contato anche le vicende personali di Grillo?«Questione delicata. È un fatto psicologico. A mio avviso ha voluto calmare le acque. Alfonso Bonafede alla Giustizia e le correnti più forti dell’Anm unite al governo. Non è un salvacondotto ma si dorme sicuramente più tranquilli. Comunque solo lui può conoscere la verità, ma qualcosa di certo è successo. Grillo ha sempre detestato il Pd ritenendoli il peggio del peggio».Si spieghi meglio quando parla di fattore psicologico.«Ovvio che un padre si spaventa quando ha un figlio indagato per stupro, ti crolla tutto addosso, anche la politica passa in secondo piano. Questa situazione, secondo me, ha influito sulla posizione di Grillo.».E di Luigi Di Maio cosa mi dice? Preferisce lui o Matteo Salvini?«Penso che tra Di Maio e Salvini quello intimamente più di destra sia l’attuale ministro degli Esteri».Cioè?«Di Maio è un lupo travestito da agnello. Salvini invece è raccontato come il cattivo lupo nero delle favole, in realtà è un innocuo yorkshire. Abbaia più di quanto morde».Come giudica il ritorno in scena di Alessandro Di Battista? Un tentativo di rifarsi la verginità?«Prossima domanda?».C’è un problema di mancanza di trasparenza nel M5s?«No, è tutto molto chiaro. È un partito piramidale dove chi comanda non è nemmeno eletto dalla base. Il capo politico è solo un fantoccio nelle mani del diarca».La tanto decantata democrazia del Web è eterodiretta?«L’iperdemocrazia del Web è un modo per celare una vera dittatura».Che opinione ha di Davide Casaleggio? Un businessman o che altro?«Qualsiasi cosa dica potrebbe querelarmi, è suscettibile quando si parla dei suoi affari. Mi piacerebbe che pubblicasse tutti i suoi contratti in essere dal 2013 a oggi, eventualmente partecipazioni in società straniere, Cina compresa».Adesso lei gestisce un ristorante libreria nel cuore della zona universitaria di Bologna. Le manca la politica?«La politica è un buon parcheggio per chi nella vita non ha altre abilità. Si mettono lì e galleggiano. Se la fai con passione e per cercare di cambiare davvero le cose invece ti distruggono. Io ora sto bene a fare tagliatelle. Solo mi pesa un po’ pagare una montagna di tasse per foraggiare lo stipendio di Di Maio e Bonafede».Lei è stato il primo espulso eccellente del M5s, cosa non funzionò allora?«Mi fidavo ciecamente di Beppe, a cui volevo davvero bene. In realtà era tutto sbagliato, sin dall’inizio. Il Movimento fu la risposta sbagliata a delle domande giuste. Il bello è che mi accusarono di criticare i vertici come scusa per poter andare con il Pd e fare carriera politica». E oggi cosa è cambiato?«Loro sono rimasti incollati alla poltrona e fanno da stampella al Pd al governo, io l’imprenditore. Il tempo è galantuomo».
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)