2019-11-18
Antonio Di Pietro: «Conte è un minorenne della politica»
L'ex pm si sfoga: «Il premier ha la faccia di bronzo, vuole avere sempre ragione. Grillo è stato bravo a evitare i riciclati. I magistrati? Gherardo Colombo, Ilda Boccassini... Mai stati amici miei. Le toghe sono rovinate dalle correnti».Martedì. «Salve dottor Di Pietro, è La Verità, volevamo chiederle un'intervista». «Guardi, mi richiami domani nel pomeriggio, devo vedere le previsioni del tempo perché dobbiamo raccogliere le olive». Mercoledì: «Raccolte le olive?». «Stiamo facendo, stiamo finendo, lo sente il rumore dell'abbacchiatore? Sono in Molise, la campagna di mio padre, uno dei tanti famosi immobili a non finire che avevo…» (ride). «Mentre giriamo posso rispondere a tutte le sue domande». Antonio Di Pietro, nato a Montenero di Bisaccia nel 1950, ex toga di Mani pulite, poi leader dell'Italia dei valori, quindi avvocato che in questi mesi sta seguendo le parti civili nel processo sulle copie gonfiate del Sole 24 Ore. Stimato, odiato, precursore del populismo di Beppe Grillo, di cui è grande amico, sospettato di essere persino un agente americano che colpì l'Italia durante Tangentopoli con un vero e proprio colpo di Stato, facendo crollare i partiti della prima Repubblica. Il prossimo anno sarà il ventennale della morte di Bettino Craxi. Ancora adesso i figli Stefania e Bobo lo ripetono sempre: quella stagione fu un colpo di Stato in piena regola. «Craxi non c'è più da tanto tempo. Credo che si debba avere rispetto per il dolore dei suoi figli. La storia giudiziaria racconta una storia diversa, ma questo non toglie il rispetto: non si possono criticare i suoi figli». Meglio raccogliere le olive che la politica di oggi?«Vedo una totale disaffezione da parte dei cittadini mentre sul piano politico c'è totale sbandamento». Lei è stato uno dei precursori del populismo, Mani pulite ha cambiato radicalmente il panorama politico italiano.«Non mi metto la camicia di un altro. Sul piano giudiziario rifarei tutto. Sul piano politico c'è stato un periodo di transizione in cui si sono formati diversi partiti personali. Penso al mio, quello di Silvio Berlusconi, Beppe Grillo, Matteo Renzi, forse anche quello di Matteo Salvini. È stato un periodo necessario, ma ora è finito».Basta partiti personali?«Manca una politica di idee, manca davvero una cultura politica. I cittadini in questi anni si sono spesso appoggiati a chi faceva sentire di più la loro voce. Ora bisogna avere l'umiltà cercando di ritornare alle origini della politica, senza appoggiare persone singole. La politica è fatta di idee, progetti, serve la responsabilità da parte nostra di capire che dobbiamo lasciare, ritornando alle origini delle ragioni politiche». Queste c'erano prima di Tangentopoli.«Ma questo periodo è stato necessario. A Beppe Grillo riconosco un pregio enorme, perché ha portato i cittadini a votare alle urne, ad appassionarsi di politica, invece che a sfasciare per strada le macchine o a incendiare le vetrine. A questo è servito questo periodo». Adesso invece anche i 5 stelle appaiono in difficoltà. «Non puoi fare opposizione stando al governo. Ma la cosa che mi amareggia più di tutte, di questi governi giallo, rosso, verde che sembra quasi l'arcobaleno, è Giuseppe Conte».Ovvero?«È una faccia di bronzo, qualsiasi cosa dice deve ripetere che è felice e contento o che ha sempre ragione lui e che farà… Lui deve ripetere sempre che farà, farà! Ma figlio mio (alza la voce, ndr), quando diventi maggiorenne politicamente!».Lei in passato ha lavorato anche con Gianroberto Casaleggio, il guru del Movimento 5 stelle. «Certo, io sono stato tra i primi a conoscerlo. Ho avuto rapporti di lavoro con lui. Aveva iniziato contestualmente con me e Grillo. Ha lanciato la prima fase di comunicazione dell'Italia dei valori. Poi però ha seguito Grillo». Vi siete divisi?«L'impostazione di Casaleggio era migliore della mia, lui a un certo punto disse che voleva portare in politica chi non aveva mai fatto politica. Grillo lo ha ascoltato. Mentre io ho deciso come impostazione di rivolgermi alle vecchie leve della classe dirigente, gente che capiva qualcosa e mi sono preso l'acqua ma anche l'acquapazza».C'è una leggenda che narra che Casaleggio fu suo collaboratore durante Tangentopoli.«Non era lui a lavorare con i computer, erano i carabinieri ausiliari. Durante l'inchiesta avevamo avviato il processo di informatizzazione. Avevo preso tutti ragazzi giovani, molti di loro stavano svolgevano lì il servizio militare». Un suo collega dell'epoca, Gherardo Colombo, ha mosso qualche critica a quel periodo. Ora dice che «il carcere non risolve».«Gherardo Colombo deve fare il Gherardo Colombo. Ci siamo sempre rispettati. Abbiamo avuto solo un rapporto lavorativo, mai personale. Lui spiega bene la teoria, ma al di là di tutti gli ingegneri poi serve un muratore per costruire la casa».Però adesso la casa brucia.«Quando c'è un malato terminale bisogna subito intervenire. Ma se il malato non vuole uscire dalla sala operatoria io non posso farci niente». Parla della corruzione di oggi?«Ora il malato si è messo a prendere biscotti e biscottini. Siamo di fronte a una corruzione davvero misera, i corruttori di adesso hanno squalificato la categoria dei corruttori».Dopo la morte di Francesco Saverio Borrelli, sul Corriere della Sera, Ilda Boccassini ha scritto che l'ex capo della pool aveva resistito «alle lusinghe del potere». Una critica forse anche a lei e alla sua discesa in politica?«Io Ilda Boccassini nel pool di Mani pulite non l'ho mai vista».Però è sceso in politica, è stato il primo di una lunga serie di magistrati che hanno cambiato casacca.«Con una bella differenza. Prima mi sono dimesso dalla magistratura, poi dopo due anni ho deciso di candidarmi».Ora è quasi la norma: molte toghe restano anni in aspettativa.«Chi fa l'arbitro può anche fare il giocatore ma poi non può tornare arbitro. Questo non è accettabile. In secondo luogo c'è un sistema di controllo politico sui magistrati, tramite le correnti: non mi sono mai iscritto a nessuna corrente, non condivido che esistano». C'è da riformare il Csm?«Il Csm è ormai una camera elettiva, dove serve consenso e se c'è bisogno di consenso, nonostante le buone intenzioni, ci sono sempre i compromessi. A mio avviso servirebbe una riforma costituzionale per cambiare tutto l'ordinamento, ma non la faranno mai». In un'intervista di qualche anno fa aveva riabilitato Craxi, o almeno così titolarono i giornali.«Io ho sempre detto che Craxi aveva un'aggravante per chi ha commesso dei reati: sapeva fare politica. Fu l'unico che con un gesto di responsabilità scelse di andare in Parlamento a parlare, mentre gli altri tacevano. Nessuno lo aveva spiegato fino ad allora». Ma ci può spiegare perché il Pci e i partiti di sinistra furono salvati da quelle inchieste? «Guardi, glielo ripeto per l'ennesima volta. I due terzi di quelli che interrogavamo erano tutti di sinistra. Non siamo arrivati all'ultimo gradino perché quelli che potevano parlare e spiegare, Stefanini, Bollini, Gardini erano tutti morti. Poi è partito un dossieraggio nei miei confronti. Io non ho favorito nessuno. Poi aggiungo un'altra cosa».Mi dica.«Se poi nel 1989, con la scusa della caduta del muro di Berlino, fu fatta un'amnistia sul finanziamento ai partiti… Puoi anche raccontarmi di tutti i rubli che sono arrivati da Mosca in Italia negli anni Ottanta, ma io non posso farci più niente».Primo Greganti è ricomparso durante Expo 2015.«Io Greganti lo avevo tenuto dentro e poi fu condannato. Ho trovato inaccettabile questa riabilitazione da parte della politica, con il ritorno suo e di Frigerio, lì la colpa è del malato che non vuole curarsi».La corruzione c'è ancora, nonostante Tangentopoli, nonostante più di 30 anni di inchieste della magistratura che tornano ciclicamente.«Nel mondo animale l'uomo fa eccezione, perché a differenza degli altri non si ferma quando è sazio. Il lupo mangia fino a quando è sazio, poi si ferma, a volte viene anche travolto dalle pecore. L'uomo nel mondo dell'evoluzione ruba perché è il più fetente».Ora ha deciso di fare l'avvocato per le parti civili nel processo sulle copie gonfiate del Sole 24 Ore.«Guardi, sono soprattutto impegnato sulle mie, di cause. Ne ho avute 256 dopo Mani pulite, ora me ne rimangono una cinquantina». Un altro che ha collezionato tanti processi è Berlusconi…«Berlusconi dovrebbe avere il coraggio di raccontare una certa verità. Sul piano giuridico andare a Palermo e non parlare è stato pienamente legittimo, gli è convenuto, ma questo non toglie che dovrebbe chiarire quel periodo storico». Le è rimasto qualche amico in magistratura?«Io non ho avuto amici da nessuna parte, anzi tra i primi che provarono a sabotare l'inchiesta di Mani pulite ci furono proprio i magistrati. Non ho mai avuto rapporti di amicizia personale. Abbiamo avuto fasi di grosso contrasto ma anche di coordinamento positivo, come con Piercamillo Davigo. A Borrelli, che si è assunto responsabilità incredibili, io ho sempre dato del lei». E in politica, anche lì nessun amico? «Dagli amici mi guardi Dio che dai nemici mi guardo io…lo sente questo rumore?».Che succede?«Sono delle braccia che fanno cadere le olive, è l'abbacchiatore, stasera facciamo l'olio».
Palazzo Berlaymont, sede della Commissione europea (Getty Images)
Manfred Weber e Ursula von der Leyen (Ansa)
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)
Ursula von der Leyen (Ansa)