2019-06-23
L’inquisizione Lgbt silura la Balivo. È molto gay friendly ma non abbastanza
La conduttrice non sarà madrina del pride. I ripetuti inchini all'ideologia arcobaleno non le hanno risparmiato la gogna.Gli inchini reiterati non sono bastati. Né le parole né le opere hanno potuto salvare Caterina Balivo dal suo passato: quelle frasi dal sen fuggite qualche anno fa le sono costate la corona, anzi la coroncina. La popolare conduttrice televisiva non sarà la madrina del gay pride di Milano. Però fermi, trattenete il «chissenefrega» che già vi si disegna sulle labbra. La triste vicenda consumatasi nei giorni scorsi merita d'essere elaborata, perché dice tanto dell'accanimento ideologico Lgbt. Ecco i fatti. Alla fine della settimana scorsa, in Rete si è diffusa la notizia bomba: la Balivo avrebbe prestato il suo volto e le sue doti alla sfilata milanese. Il sito Gay.it si affrettò a recuperare un'intervista in cui la soubrette sintetizzava il suo pensiero gay friendly, snocciolando frasi di grande sostanza. «Faccio parte di una generazione che vive il mondo gay come un mondo uguale a quello etero. Non mi piace catalogare il pubblico, figuriamoci le persone», spiegava la conduttrice. E aggiungeva: «Per crescere un figlio servono solamente amore e rispetto. Questi insegnamenti possono arrivare solo ed esclusivamente da persone dotate di buon senso e, il buon senso, va al di là dell'orientamento sessuale». Insomma, la nostra ribadì i concetti di prammatica, quelli necessari a ottenere il placet della comunità Lgbt. Il bollino arcobaleno, come noto, è molto importante, specie per chi di mestiere conduce un programma ultrapop. Da Barbara D'Urso a Maria De Filippi, le grandi regine della televisione sono tutte impegnate a sostenere battaglie gay, dunque anche le principesse catodiche devono adeguarsi e reggere il passo. Con piglio celebrativo, Gay.it ha riepilogato tutto il cursus honorum della showgirl: «Madrina del Gay Village, di cui ha un ricordo di divertimento puro, Caterina Balivo è un'icona gay amata dall'intera comunità», si leggeva sul sito. Alle belle parole, la Balivo ha unito l'impegno concreto. Nel 2017, per esempio, ha festeggiato l'anniversario delle unioni civili dedicando grande spazio - a Detto fatto sulla Rai - allo sposalizio di una coppia lesbica. Ospitò le due protagoniste, Melania e Antonella, e mandò in onda i preparativi del matrimonio. Fu uno spot potente, non c'è che dire. Tanto sforzo, però, non è stato sufficiente. Sul groppone della Balivo hanno continuato a gravare alcune frasi «fuori linea» pronunciate a cuor leggero. La prima dichiarazione improvvida risale al 2017, quando su Instagram la soubrette pubblicò un post riferito a Ricky Martin in cui affermava: «Sei bono pure se sei frocio». La seconda affermazione «proibita» è stata pronunciata di recente, ad aprile, durante il programma Vieni da me. Intervistando Alba Parietti, la Balivo le ha chiesto di citare alcuni nomi di opinionisti stimabili. Alba ha fatto il nome di Vladimir Luxuria, e la Balivo ha insistito: «Eh ma no, dimmi il nome di una donna donna, una donna con la gonna». Subito è stata sommersa di insulti via social, e ha cercato di correggersi: «Ho detto donna con la gonna ma non volevo offendere nessuno, volevo stuzzicarla su donne donne quindi la D'Eusanio». Risultato: ha peggiorato le cose. Appena si è saputo che sarebbe stata madrina del pride milanese, gli attacchi sono ricominciati assieme alle accuse di omofobia e transfobia. E dire che gli organizzatori del pride si erano pure spesi, spiegando che la Balivo «ormai da anni introduce sul canale più seguito della tv pubblica tematiche come la transessualità e l'omosessualità in modo serio ed efficace. Dimostrando nei fatti che le battute infelici di qualche tempo fa sono stati incidenti di percorso». Niente da fare: la Balivo è stata lo stesso sommersa di insulti, e sia lei che i vertici del pride hanno dovuto fare marcia indietro: «È chiaro che la nostra scelta, di cui ci assumiamo la responsabilità, ha suscitato molte perplessità e polemiche», hanno scritto i responsabili della sfilata. «E poiché il pride deve essere un momento di unità e uno spazio in cui tutti e tutte con le proprie differenze debbano riconoscersi, abbiamo preso la decisione in accordo con Caterina Balivo di fare un passo indietro». La conduttrice, dal canto suo, non ha polemizzato: «Spero ci sia un'altra occasione di incontro e, nel mio piccolo, continuerò a sostenere i diritti civili con passione e determinazione perché sono il vero passo avanti nella cultura del nostro Paese».Interessante cortocircuito. La Balivo ha fatto di tutto per ingraziarsi gli Lgbt e sembrava esserci riuscita. Ma alla fine l'hanno rifiutata, rinfacciandole frasi magari sguaiate ma per niente omofobe (che Luxuria non sia una donna, per dire, è abbastanza evidente). E lei, onde non inimicarsi ulteriormente il pubblico gay, ha dovuto piegarsi. È la nuova legge del mercato: senza autodafé Lgbt non vai da nessuna parte. Va bene la libertà, ma la purezza ideologica viene prima.