2021-10-13
L’incursione alla Cgil era annunciata. La Lamorgese spieghi che è successo
Il 19, ben dieci giorni dopo gli scontri di Roma, lady Viminale riferirà in Parlamento. E scanserà ogni addebito. Ma perché l'attacco è riuscito così facilmente benché fosse stato proclamato dal palco quasi due ore prima?Due inchieste parallele della Procura di Roma. Aumenta il numero degli indagati. Sito oscurato: si annunciava di voler alzare il livello di scontro. I pm: «Pericolo concreto».Lo speciale contiene due articoli.Com'è possibile che il pluridaspato e pluritatuato Giuliano Castellino, furioso capetto romano di Forza nuova, fosse in piazza a guidare l'assalto alla Cgil? E perché l'annunciata incursione è riuscita così facilmente? Tanti rovelli. Molti dubbi. Grandi urgenze. Eppure lady Viminale, al secolo Luciana Lamorgese, darà la sua attesissima versione dei fatti solo il prossimo martedì, 19 ottobre. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Dopo i ballottaggi per le amministrative, insomma. Un «ritardo vergognoso» assalta Fratelli d'Italia. «Dimostra l'insipienza di un governo vigliacco che non racconta ai cittadini quello che sta accadendo» dice il capogruppo alla Camera, Francesco Lollobrigida. Il partito di Giorgia Meloni, assieme alla Lega, insiste per le dimissioni della ministra dell'Interno, nuovamente nella polvere dopo gli scontri di sabato scorso a Roma, durante la manifestazione contro il green pass. «Non può passare l'idea che quattro facinorosi tengano sotto scacco le istituzioni» avrebbe commentato il premier, Mario Draghi. Il verosimile retroscena del prudentissimo Corriere della Sera sembra un indiretto attacco all'inerzia del Viminale. I violenti raggiungono indisturbati la sede nazionale del sindacato, nonostante Castellino avesse annunciato dal palco: «Andiamo ad assediare la Cgil». Tutto scritto, anzi detto, almeno un'ora e mezzo prima dell'attacco. Non servivano agenti segreti o investigatori dal fiuto sopraffino per scoprire come sarebbe finita. Era stato lo stesso Castellino, luogotenente di Roberto Fiore, leader nazionale di Forza Nuova, a rivelare il piano criminale: mettere a ferro e fuoco la Cgil. Per costringere il suo segretario generale, Maurizio Landini a «scendere a Roma» e «proclamare lo sciopero generale». Intenti testimoniati da un video esclusivo, rilanciato da Quarta Repubblica.Perché allora, dopo il disvelamento dei deliranti propositi dal palco di Piazza del Popolo, nessuno è stato fermato? E perché non c'era un adeguato cordone di sicurezza davanti agli uffici del sindacato? Di certo, il ministero ha sottovalutato i rischi: si aspettava in piazza circa 3.000 persone, ne sono arrivate almeno il triplo. Una gestione talmente dilettantesca da aver innescato sospetti e complottismi. Il leader della Lega, Matteo Salvini, non ci gira attorno: «A chi è convenuto che la manifestazione finisse in vacca? Prima delle comunali ci sono stati dieci giorni sul caso Morisi, ora ci sono dieci giorni di antifascismo, in vista dei ballottaggi». Ignazio La Russa, triumviro di Fratelli d'Italia, rinfocola: gli scontri «sono stati molto funzionali a chi vuol creare uno stato di tensione e tentare di danneggiare la destra».Oltre al parlamento, anche il Copasir ha dunque sollecitato un'informativa urgente a Lamorgese. Intanto, domani è prevista l'audizione del direttore dell'Aisi, il generale Mario Parente. Invece lady Viminale riferirà a Montecitorio solo martedì: a ben dieci giorni dai fattacci. Del resto, l'ex prefetto usa sempre render conto a tempo debito. Vedi il caso del selvaggio rave party a Mezzano, al confine tra Lazio e Toscana, tra il 13 e il 19 agosto 2021. Eppure, tra indifferibili ferie e baloccamenti vari, Lamorgese appare alla Camera dei deputati solo il 15 settembre per l'informativa «urgente». Un mese dopo il bestiale festone.Deve difendere l'indifendibile, anche quella volta. Nessuna autorizzazione e spaccio libero. Per di più a disdoro di ogni norma anti Covid, proprie mentre discoteche e locali da ballo sono chiusi da tempo immemore. Una carovana di partecipanti sarebbe stata perfino scortata fino al rave party dalle forze dell'ordine, come rivelato dalla Verità. E no, replica Lamorgese in aula. Trattasi piuttosto di discreti «servizi di osservazione e monitoraggio allo scopo di accertare il loro luogo di destinazione finale». Ah, ecco. «E di tale dispositivo» aggiunge «veniva informato il dipartimento di pubblica sicurezza». Nemmeno l'ex premier Giuseppe Conte, indiscusso principe della supercazzola, avrebbe fatto meglio. Comunque sia: non si è trattato propriamente di «una scorta». Certo. E come mai, garbata sorveglianza a parte, non si è scelto invece di intervenire? Lamorgese, sobrio tailleur grigio e civettuoli occhiali multicolori, non si scompone. Con prefettizio burocratese, omaggio ai tempi andati, spiega la strategia: «Indirizzata non verso un rischioso tentativo di forzosa evacuazione dell'area, ma nell'esercitare una continua e costante pressione per rompere il fronte dei partecipanti». Scelta fallimentare, dunque? Macché. «Ha avuto l'effetto non solo di scongiurare il degenerare della situazione sul piano dell'ordine e della sicurezza pubblica, ma anche quello di evitare il prosieguo del rave che secondo il volantino avrebbe dovuto continuare fino al 23 agosto». Insomma, un successone. Lo spericolato veglione è durato appena sei giorni. Non servono quindi strepitose capacità divinatorie, per intuire cosa riferirà la ministra il prossimo martedì. Anche nel caso dell'assalto alla Cgil, lady Viminale scanserà come d'uso ogni addebito. Ne ha già dato saggio nella prima dichiarazione di circostanza: «Le forze di polizia hanno agito con equilibrio e professionalità per fronteggiare intollerabili atti di violenza». Quanto a lei, nessuna responsabilità. Ci mancherebbe. Un garbuglio verbale dopo l'altro, l'ennesima autoassoluzione è assicurata.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/lincursione-alla-cgil-era-annunciata-la-lamorgese-spieghi-che-e-successo-2655283764.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="tutte-le-accuse-contro-fiore-c" data-post-id="2655283764" data-published-at="1634067129" data-use-pagination="False"> Tutte le accuse contro Fiore & C. L'inchiesta giudiziaria su Forza nuova corre con due distinti fascicoli della Procura di Roma su binari paralleli: quello per il sequestro del sito web, nel quale sono comparsi quattro nuovi indagati per istigazione a delinquere aggravata dall'utilizzo di strumenti informatici, Giuseppe Provenzale, Luca Castellini, Davide Cirillo e Stefano Saija; e quello per gli scontri di sabato, nel quale sono accusati di istigazione a delinquere, devastazione e saccheggio il fondatore e capo di Forza nuova Roberto Fiore, Giuliano Castellino, l'ex Nar Luigi Aronica, la militante Pamela Testa e il leader del movimento Io Apro Biagio Passaro. Fiore, difeso dagli avvocati Carlo Taormina e Nicola Triscuoglio Oristano, attende l'interrogatorio del gip (fissato per giovedì) nel carcere di Poggioreale e vede tutto ciò che ha costruito dal 1997, anno della fondazione del movimento, finire sotto accusa. Con la magistratura che ne decapita i vertici e ne oscura lo strumento di propaganda. Per il sito web forzanuova.eu i pm hanno disposto un sequestro preventivo dopo la pubblicazione di un comunicato intitolato «Altro che Forza nuova. Il popolo ha alzato il livello dello scontro e non si fermerà». Il contenuto: «Mesi di piazze pacifiche non hanno fermato l'attenzione accelerata dal Great reset, ora la musica è cambiata e il direttore d'orchestra e compositore è solo il popolo in lotta, costretto a difendersi dalla ferocia unanime di chi dovrebbe rappresentarlo, l'attacco alla Cgil rientra perfettamente in questo quadro analitico, che ha deciso di alzare il livello di scontro». Parole che per la Procura risuonano come un «pericolo concreto e attuale» che «la libera disponibilità e la visibilità del sito possa ulteriormente aggravare le conseguenze del reato ipotizzato, continuando a pubblicizzare metodi di lotta e scontro fondati sulla violenza e sulla prevaricazione». Dev'essere stato l'annuncio di voler alzare il livello di scontro «dal 15 ottobre e fino a che il green pass non verrà ritirato definitivamente» a far scattare l'accusa di istigazione a delinquere. Il gip Annalisa Marzano ha fissato l'udienza in videoconferenza, in quanto molti sono detenuti nel carcere di Poggioreale. Lunedì, invece, nel corso dell'udienza per direttissima, il Tribunale ha scarcerato quattro manifestanti indagati per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni, confermando la detenzione per altri due: Iorio Pilosio, che avrebbe ammesso di voler raggiungere il Parlamento, e Fabio Corradetti, il figlio della compagna del leader romano di Forza nuova Castellino, tra «coloro», secondo l'accusa, «che all'altezza del Parlamento fronteggiavano le forze di polizia per raggiungere la Camera dei Deputati». Le prime informative arrivate in Procura ricostruiscono quello che viene descritto come un attacco alle istituzioni, con il progetto di occupare Palazzo Chigi e il Parlamento. «Avevano intenzione di raggiungere i palazzi istituzionali», scrivono i giudici nel decreto per sei dei 12 fermati dopo gli scontri di Roma. Ma l'elenco degli indagati è lungo. Ci sono anche il palermitano Massimiliano Ursino e l'aretino Lorenzo Franceschini. E ieri, coincidenza, a Torino hanno chiuso le indagini su uno striscione comparso nel 2019: «Spezza le catene dell'usura, vota fascista, vota Forza nuova». Il coordinatore del Piemonte, Luigi Cortese, Saija e un altro militante sono indagati per apologia del fascismo.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
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