2021-06-29
Sui licenziamenti lo sblocco sarà selettivo
Nonostante le richieste dei sindacati, il governo proroga il divieto solo nel settore tessile. Orlando si dice soddisfatto, mentre Draghi si prepara a incontrare le parti sociali. E boccia definitivamente il cashback. Le aziende potranno chiedere altre 13 settimane di cig.Quella di ieri è stata una giornata cruciale per i lavoratori italiani, con la cabina di regia che ha fatto il punto sullo sblocco dei licenziamenti. Un nodo su cui da tempo è in corso un braccio di ferro. A Palazzo Chigi erano presenti, oltre al presidente del Consiglio, Mario Draghi, i ministri per la Famiglia, Elena Bonetti, quello per la Salute, Roberto Speranza, quello dell'Economia, Daniele Franco, quello del Lavoro, Andrea Orlando, oltre a Renato Brunetta (Pubblica amministrazione), Giancarlo Giorgetti (Sviluppo economico) e Stefano Patuanelli (Politiche agricole). L'incontro è durato poco più di un'ora e la decisione è stata presa: dal primo luglio le aziende potranno riprendere a licenziare, eccezion fatta per i lavoratori dei settori più in crisi. L'esecutivo si è infatti accordato per prorogare lo stop ai licenziamenti solo per i settori più in crisi come ad esempio il tessile, tra quelli più colpiti dalla pandemia di coronavirus. Il passo successivo dovrebbe essere quindi quello di inserire la norma all'interno del prossimo decreto legge che il Consiglio dei ministri dovrebbe approvare mercoledì prossimo. La proroga selettiva dovrebbe quindi riguardare solo i settori messi più in ginocchio dalla pandemia, ovvero le filiere del tessile, dell'abbigliamento e delle calzature, che sono anche quelle che hanno mostrato i maggiori livelli di lavoratori in cassa integrazione (circa uno su tre). Si tratta, quindi, solo di una vittoria in parte per i sindacati, che hanno sempre continuato a premere per una proroga generalizzata del blocco fino alla fine di ottobre, per allineare la situazione di industria e costruzioni al terziario e alle piccole imprese per le quali il blocco è appunto previsto per il 31 ottobre. Gli interventi decisi ieri dall'esecutivo si baseranno dunque su due pilastri. Il primo riguarda la cassa Covid e lo stop ai licenziamenti per il tessile, la moda, le calzature e la pelletteria. C'è poi l'ipotesi di mettere a disposizione 13 settimane di cassa integrazione gratuita, su richiesta, per le aziende in difficoltà e per quelle che hanno terminato gli ammortizzatori sociali, con il contestuale blocco dei licenziamenti. La proposta, a quanto si apprende, è stata avanzata dal ministro Andrea Orlando e riguarda quindi una platea molto più vasta di aziende, in linea con la ricerca di trovare strumenti alternativi ai licenziamenti. Sarà possibile fare richiesta entro il 31 dicembre. Infine, ieri si è discusso anche di concedere sei mesi di cig per i lavoratori del comparto aereo. Il decreto verrà finanziato con i 3-4 miliardi di fondi stanziati ma non spesi per i contributi a fondo perduto.La gran parte dei lavoratori, insomma, dal primo luglio potrà essere lasciata a casa. Il blocco sui licenziamenti salta dopo 500 giorni di stop che hanno messo a dura prova il mercato del lavoro italiano. Ciononostante, c'è da ritenere che il pressing dei sindacati sul governo sarà ora ancora più forte. «Abbiamo deciso di porre fine al blocco dei licenziamenti, pur con una serie di eccezioni legate ai settori più in crisi. Denota la nostra volontà di tornare al mercato e alla fisiologia, ma difendendo i settori più in crisi», ha detto ieri il ministro della Pa, Renato Brunetta, collegandosi a un evento organizzato dal Circolo Esperia con il coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani. Giusto ieri, Tajani aveva incontrato sul tema i leader di Cgil, Cisl e Uil proprio per trovare la quadra sul tema dei licenziamenti. «Abbiamo ribadito la nostra contrarietà al blocco generale dei licenziamenti, ma ci siamo dichiarati favorevoli a un'azione da parte delle imprese per utilizzare tutti gli strumenti possibili, ci riferiamo alla cassa ordinaria e alla cassa Covid, prima di avviare i licenziamenti. Questo si può fare a livello territoriale e generale», ha detto Tajani, dopo l'incontro con le unioni de lavoratori aggiungendo che «contemporaneamente bisogna lavorare intensamente per una riforma del sistema di ammortizzatori sociali, delle politiche attive del lavoro, per la flessibilità in ingresso: serve una riforma complessiva che tuteli i lavoratori». «La discussione è andata nella direzione giusta: aumentare gli strumenti di protezione e rendere meno traumatico il superamento del blocco dei licenziamenti, offrendo strumenti alle imprese e ai lavoratori per gestire le crisi. È importante anche che le misure saranno sottoposte al confronto con le parti sociali», ha detto alla fine della cabina di regia il ministro del Lavoro, Andrea Orlando. «Quando il governo Draghi annunciò che non avrebbe prorogato il blocco dei licenziamenti abbiamo lavorato su quella che ci pareva l'unica opzione ragionevole; la selettività dei sostegni ai lavoratori seguendo il livello di crisi dei settori. E quello di oggi sembra buon compromesso», ha aggiunto ieri su Twitter il segretario del Pd, Enrico Letta.Dopo la cabina di regia, quindi, il premier Draghi dovrà incontrare le parti sociali. Non si è comunque parlato solo di licenziamenti durante la cabina di regia di Palazzo Chigi. I ministri presenti all'incontro si sono espressi favorevolmente anche su una proroga di altri due mesi, fino a fine agosto, del blocco delle cartelle esattoriali. E il premier ha colto l'occasione anche per bocciare definitivamente il progetto cashback, ricevuto in eredità dal governo Conte bis.
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
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