2021-12-30
La Libia resta in preda all'incertezza
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L’incertezza continua a regnare in Libia. Dopo il rinvio delle elezioni che si sarebbero dovute tenere lo scorso 24 dicembre, la commissione elettorale ha proposto come nuova data quella del 24 gennaio. Un calendario, questo, che non sembra tuttavia troppo gradito ad altri altri attori locali e internazionali. L’Alto Consiglio di Stato ha infatti reso noto di considerare improbabile la possibilità di tenere le elezioni a fine gennaio, lasciando intendere di ritenere al contrario plausibile un loro svolgimento intorno alla metà del 2022. Ricordiamo che l’Alto Consiglio di Stato è attualmente presieduto da Khalid al-Mishri: esponente del Partito della Giustizia e dello Sviluppo, una formazione politica legata ai Fratelli musulmani e quindi vicina alla Turchia. Quella stessa Turchia che, nelle scorse settimane, aveva indirettamente segnalato di essere favorevole a un rinvio elettorale. In tutto questo, come riferito da Libya Herald, la Camera dei rappresentanti non è per ora riuscita a trovare un accordo per formalizzare una nuova data. Segno, questo, che la proposta della commissione elettorale per il 24 gennaio rischia di rimanere lettera morta. In un clima sempre più turbolento, martedì scorso, il portavoce del parlamento libico, Abdullah Blaiheg, ha accusato il Governo di unità nazionale di creare degli ostacoli. Da sottolineare, a tal proposito, che l’attuale premier ad interim, Abdul Hamid Dbeibeh, risulti uno dei principali candidati alla presidenza, godendo – vista la sua vicinanza ai Fratelli musulmani – molto probabilmente delle simpatie di Ankara.Ma le diatribe interne costituiscono soltanto una parte di un quadro molto più complesso. Si stanno infatti registrando anche degli interessanti movimenti internazionali. Domenica scorsa, il presidente russo Vladimir Putin ha sentito al telefono il suo omologo egiziano Abdel Fattah al-Sisi: i due leader hanno ribadito il loro impegno a coordinarsi per affrontare la crisi libica. Da rilevare che Russia ed Egitto siano due storici sostenitori del generale Khalifa Haftar: uomo forte della Cirenaica e attuale candidato alla presidenza, che intrattiene ambigui rapporti anche con la Francia di Emmanuel Macron. Ankara, dal canto suo, teme di restare con le spalle al muro. E’ del resto per questo che, come vedevamo, si mostra tendenzialmente favorevole ai rinvii elettorali ad oltranza. Ed è anche per questo che sta cercando di sbloccare la situazione a suo vantaggio. Nonostante la vecchia inimicizia tra Haftar e Recep Tayyip Erdogan, il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu ha reso noto che il generale avrebbe voluto essere ricevuto in Turchia dal Sultano in persona. Erdogan avrebbe rifiutato di riceverlo, visto che Haftar non ricopre attualmente incarichi ufficiali, ma avrebbe acconsentito a farlo incontrare con lo stesso Cavusoglu: una condizione che l’uomo forte della Cirenaica ha tuttavia respinto. Il ministro degli Esteri turco ha comunque affermato di essere pronto ad accogliere Haftar in Turchia. Nonostante questi attriti, è chiaro che tra Ankara e Bengasi si stia registrando qualche tentativo di dialogo. Una mossa con cui probabilmente Erdogan punta forse a indebolire il legame tra Haftar e la Russia. Ricordiamo che Mosca continui del resto ad esercitare una rilevante influenza sulla parte orientale della Libia: in particolare, secondo al-Mishri, risulterebbero attualmente presenti su quel territorio circa 7.000 combattenti del Wagner Group. Non è infatti un mistero che il Cremlino consideri l’est del Paese nordafricano come un’area fondamentale per irradiare la propria longa manus nel Sahel: un’area, questa, dove si sta rafforzando guarda caso anche la Turchia. L’Italia, nel frattempo, sta cercando di riprendere l’iniziativa. Per quanto non si abbiano al momento notizie della conferenza internazionale sulla Libia che – secondo recenti indiscrezioni di Libya Observer – si dovrebbe tenere a Roma nelle prossime settimane, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio si è recato a Tunisi martedì scorso, per incontrare il presidente tunisino Kais Saied e discutere con lui (anche) del dossier libico. L'Italia sta insomma tentando di creare una rete nordafricana che possa aiutarla a risolvere la complicata crisi libica. E' tuttavia necessario che faccia molta attenzione alle mosse della Francia.