2022-03-24
La libertà della sinistra: la Rai paghi solo i fedeli al pensiero unico bellico
Attacchi a «Cartabianca» per il gettone al professor Alessandro Orsini, definito «pifferaio della propaganda di Putin». Dal Pd a Iv: compensi ok ma a chi la pensa come noi. Bianca Berlinguer replica: «Facciamo servizio pubblico».Non basta che Alessandro Orsini, il politologo che ha osato fare dei distinguo su Vladimir Putin, adesso debba sempre precisare di parlare a titolo personale e non come docente della Luiss (che vorrebbe dire Libera eccetera eccetera). Se proprio vuole continuare a professare l’Errore, deve almeno farlo gratis. Perché i soldi della Rai, si sa, «sono di tutti» e quindi possono mica andare a chi esce dai binari del Pensiero unico bellico. La pensano così non solo al Foglio, il giornale che meno copie vende e più ritiene di influenzare il dibbattito nel famoso Palazzo, ma anche un sacco di esponenti piddini e renziani, che ieri si sono stracciati le vesti quando hanno scoperto che Orsini, per andare sei volte a Cartabianca, incasserà 2.000 euro a puntata. «La Rai non deve retribuire operazioni di malcelata propaganda», tuona Pina Picierno, la piddina vicepresidente del Parlamento europeo. Se si vuole prendere il lato positivo di questo grottesco dibattito, bisogna ricavarne che se si vuole andare sul sedicente Servizio pubblico a sparare baggianate, anche propagandando perniciose posizioni No vax, si può fare, ma a patto di farlo gratis.Il primo sasso (di giornata) contro il professore napoletano, reo di aver più volte sottolineato errori e contraddizioni dell’Occidente nella sua improvvisa battaglia contro Putin, lo lancia ilfoglio.it con un pezzo dal titolo «Contratto Rai per Orsini, l’idolo dei putiniani. «2.000 euro a puntata da Cartabianca«. Grande scandalo perché, come ricorda il sito, «il professore Orsini teorizza dall’inizio della guerra in Ucraina che “Putin ha vinto”. E che “Biden vuole la guerra perché gli conviene”. E “se ce la guerra è colpa dell’Occidente”. Dunque secondo Orsini “bisogna avere il coraggio di ammettere che Putin ha già vinto”». Insomma, i maestri del libero pensiero si sono accomodati a far lezione su questa storia dei 2.000 euro a puntata. «Non esiste né può esistere alcuna “par condicio” tra aggredito e aggressore. Ed è assolutamente inaccettabile che le risorse del servizio pubblico radiotelevisivo vengano utilizzate per finanziare i pifferai della propaganda di Putin«, spara Andrea Romano, che mentre andiamo in stampa milita nel Pd e se parla di «pifferai» ne saprà sicuramente più di noi. Più moderata, ma non meno aberrante, la posizione del presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini: «Orsini è giusto esprima liberamente il suo pensiero, ci mancherebbe. Che io lo debba però anche pagare, anche no. Roba da matti». Poi passa anche la Picierno, una che si è laureata con una tesi sul linguaggio politico di Ciriaco De Mita e quindi ci spiega: «La Rai, proprio nella sua missione di servizio pubblico e in virtù del suo contratto, non deve prestare il fianco e retribuire operazioni di malcelata propaganda ma concentrare ogni sforzo per offrire al dibattito pubblico un’informazione libera e fondata come è solita fare».Non potevano mancare le truppe renziane di Italia viva, che quando sono in ballo giustizia e libertà d’informazione seguono pedissequamente la linea del loro capo, notoriamente vittima di entrambe. E allora il deputato e giornalista Michele Anzaldi, iscritto regolarmente all’Ordine, nonché segretario della temutissima commissione di Vigilanza Rai, minaccia un pochetto, ma democraticamente: «Sul caso Orsini l’amministratore delegato Rai, Fuortes, ha il dovere di dare chiarimenti immediati, oggi stesso. È una materia troppo delicata per farla passare in cavalleria come tutte le questioni Rai». Deve fare una vitaccia, l’Anzaldi, se gli tocca usare «il caso Orsini» per farsi ascoltare. Poi si deve segnalare anche la dura presa di posizione via Twitter del suo compagno di partitino, Marco Di Maio, altro giornalista professionista prestato alla politica: «Imbarazzante che la Rai metta sotto contratto Alessandro Orsini per parlare a #cartabianca. Ognuno può pensarla come vuole, ma prendere soldi dalla nostra tv di Stato per andare in tv a esprimere posizioni pro-Putin è troppo». Qualcuno gli spieghi che il suo leader Matteo Renzi, fino al giorno dell’attacco in Ucraina, sedeva nel cda della russa Delimobil. Mentre tra i giornali di partito, va segnalato che anche il sito internet del meloniano Secolo d’Italia ieri si è infervorato su questa storia del «professore pagato dalla Rai per esporre le sue tesi». Bene, dopo questa carrellata di severi giudizi su Mamma Rai che paga i nemici dell’Occidente, tocca ricapitolare alcuni aspetti positivi di questo presunto Orsini gate. Innanzitutto, il bravo ospite Rai può essere pagato solo se canta la canzoncina giusta, come un jukebox. Poi, se in tutti questi anni avete trovato vuota e fastidiosa la retorica sul «pluralismo dell’informazione» e sul «servizio pubblico pagato dai cittadini con il canone», adesso è giunto il momento di introdurre una categoria più pratica e funzionale: «il coro sinfonico dell’informazione».Non scansa la polemica Bianca Berlinguer, che del programma incriminato è la conduttrice: «Il servizio pubblico», afferma, « non si può sottrarre al mercato degli opinionisti, pena una minore competitività rispetto agli ascolti. A Orsini erano stati offerti numerosi e più cospicui contratti dalla concorrenza ma ha deciso di scegliere Cartabianca». E conclude non mandandole a dire: «Il dibattito è necessario per cercare di comprendere e meglio approfondire la situazione. L’alternativa a questo sarebbe un dibattito univoco, omologato e conformista che non porterebbe alcun contributo a una vera discussione pubblica. Com’è tra le finalità del servizio pubblico».Forse, l’unico modo perché il povero Orsini possa farsi ascoltare è fare come la giornalista russa Marina Ovsyannikova e interrompere la Berlinguer in diretta, sventolando il cartello «Non credete alla propaganda. Vi stanno mentendo». A quel punto noi non lo arresteremo come farebbe Putin, perché siamo democratici. Noi.
(Totaleu)
Lo ha dichiarato l'europarlamentare della Lega Roberto Vannacci durante un'intervista al Parlamento europeo di Bruxelles.