2021-06-15
Ex capo (lesbica) della sanità inglese «La lobby Lgbt ci sta rovinando»
Nel riquadro Kate Grimes (Getty Images)
Kate Grimes contro le influenze esercitate dall'associazione arcobaleno Stonewall sul sistema sanitario: «Non ci fa proteggere i pazienti, soffoca la libertà di parola e dà consigli che aprono contenziosi legali». I politici italiani, non da oggi, amano molto scimmiottare gli stranieri. Date un'occhiata all'agenda della sinistra nostrana: ambiente, razzismo, temi Lgbt... In pratica è un travaso di idee che arrivano dall'estero. Eppure, guarda un po', ci sono casi in cui l'esterofilia viene meno, scompare soppressa da ragioni di bottega. Nel dibattito piuttosto acceso (per usare un eufemismo) riguardante il ddl Zan, ad esempio, si trascurano regolarmente testimonianze, esperienze e lezioni provenienti da altre nazioni, anche se potrebbero rivelarsi estremamente utili al fine di individuare i rischi a cui potremmo andare incontro. Andrebbe esaminato con cura, tanto per cominciare, ciò che ha scritto nei giorni scorsi Kate Grimes, ex trust chief executive del Nhs, cioè il sistema sanitario inglese. Stiamo parlando di una professionista con decenni di esperienza alla guida di ospedali e strutture sanitarie, ma non solo. La Grimes, infatti, è dichiaratamente lesbica oltre che madre, dunque non la si può sospettare di omofobia o astio nei confronti della popolazione Lgbt. Ebbene, la signora in questione ha pubblicato un articolo durissimo a proposito dell'influenza esercitata dagli attivisti arcobaleno sul sistema sanitario britannico. In particolare, la Grimes si sofferma sul ruolo di Stonewall, la principale organizzazione Lgbt inglese, la quale di fatto condivide le posizioni sull'identità di genere e il transessualismo veicolate dal ddl Zan e dai suoi sostenitori. «Il servizio sanitario nazionale è stato davvero catturato da quello che alcuni ora descrivono come un gruppo di lobby trans estremista», scrive la Grimes. «L'influenza di Stonewall sta minando la nostra capacità di proteggere i nostri pazienti. In secondo luogo, soffoca la libertà di parola e crea una cultura della paura tra alcuni membri del personale. In terzo luogo, fornisce consigli fuorvianti e potenzialmente illegali, aprendo le organizzazioni del sistema sanitario nazionale a contenziosi e danni alla reputazione». Su quali basi l'ex amministratrice delegata muove queste accuse? A suo dire, Stonewall «diffonde ampiamente l'idea errata che qualsiasi uomo che si identifica come donna ha il diritto legale di accedere a spazi riservati alle donne. Dal 2019, questa idea è stata acquisita nelle politiche del sistema sanitario in Inghilterra, così che le pazienti di sesso femminile non hanno più accesso a sistemazioni per persone dello stesso sesso in reparti o bagni». In sostanza, Stonewall sostiene l'autodeterminazione di genere, lo stesso concetto presente proprio nel primo articolo del ddl Zan. Se l'identità sessuale è fondata sulla percezione individuale, chiunque può definirsi uomo o donna a prescindere dal sesso di nascita. Dunque un maschio può pretendere di farsi riconoscere come donna dalle istituzioni, e occupare gli spazi riservati alle donne, con le conseguenze che si possono facilmente immaginare. Ma andiamo avanti. La Grimes si sofferma sui pericoli riguardanti la libertà di espressione. «Stonewall insiste sul fatto che non dovrebbero esserci dibattiti o discussioni sulle implicazioni di questi cambiamenti», spiega. «In effetti, Nancy Kelley, Ceo di Stonewall, ha affermato la scorsa settimana che chiunque creda che il sesso sia binario e immutabile è un bigotto transfobico simile agli antisemiti. Le implicazioni per i pazienti sono significative. Le pazienti di sesso femminile sono esposte all'angoscia e ai pericoli della condivisione dello spazio privato con uomini estranei, in un momento in cui sono vulnerabili. Le prerogative religiose sono ignorate. Inoltre, la censura della discussione […] indica che sono stati introdotti cambiamenti pericolosi senza discutere dei potenziali rischi e di come potrebbero essere mitigati».A ben vedere, non si tratta di un quadro molto diverso da quello che cominciamo a intravedere anche qui da noi. Già oggi chiunque osi criticare l'ideologia arcobaleno viene indicato come omofobo, figuratevi che cosa accadrebbe una volta approvato il ddl Zan. Il rischio maggiore, per altro, non lo corrono tanto gli opinionisti o i giornalisti, ma i ricercatori, gli scienziati e il personale sanitario. La Grimes spiega che il sistema sanitario inglese «non raccoglie più dati sul sesso, limitando la sua capacità di intraprendere ricerche accurate. Ai minori di 16 anni che si identificano come trans», prosegue, «possono essere fornite cartelle cliniche e numeri del sistema sanitario nazionale completamente nuovi che mostrano il loro nuovo sesso (sbagliato), con conseguenze potenzialmente letali. Intanto l'Alta Corte è dovuta intervenire per impedire al Ssn di somministrare a bambini di appena dieci anni farmaci sperimentali che possono avere effetti devastanti. Ci sono anche gravi conseguenze per il personale. […] Gli infermieri mostrano angoscia per essere stati istruiti a insistere con le loro pazienti sul fatto che non ci siano uomini presenti, anche quando è chiaramente presente un uomo che si identifica come una donna». Questa non è fantascienza: è ciò che è accaduto in una nazione civilissima che si è fatta prendere dall'ossessione per i (presunti) diritti Lgbt. Certo, per fortuna non tutte le associazioni arcobaleno sono come Stonewall, ma in Italia la visione che si sta affermando - e che ispira il ddl Zan - è esattamente quella dell'organizzazione britannica. Solo che, nel Regno Unito, il ministro per le Pari opportunità, Liz Truss, vorrebbe che il sistema sanitario nazionale e le istituzioni pubbliche interrompessero ogni rapporto con il programma «Diversity Champions» di Stonewall. Qui, invece, gli esponenti della sinistra di governo continuano a spingere affinché l'Italia si avvii lungo la strada che gli inglesi stanno abbandonando. E quando si accorgeranno di aver clamorosamente sbagliato, sarà troppo tardi.
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)
Mario Draghi e Ursula von der Leyen (Ansa)
Il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin (Imagoeconomica). Nel riquadro il programma dell'evento organizzato da La Verità
Charlie Kirk con la moglie Erika Frantzve (Getty Images)