2021-05-20
A consigliare i minori sul cambio di sesso ci sono attivisti Lgbt
Gli esperti del Saifip di Roma, a cui pure l'Iss indirizza chi vuole mutare genere, fanno propaganda pro Zan e contro la destra.A prima vista sembra che tutto si sia concluso nel migliore dei modi. Le famigerate linee guida trans del Lazio sono stare ritirate, sconfessate sia dall'Ufficio scolastico regionale del ministero dell'Istruzione sia dalla Regione sia - addirittura - dall'Azienda ospedaliera San Camillo che la ha totalmente rinnegate. Verrebbe da tirare un sospiro di sollievo: il pericolo è scampato. Questo pasticcio, tuttavia, ha acceso una luce su una realtà che è bene indagare a fondo per capire come vengano davvero seguiti i minorenni transgender in Italia. Nel ritirare il logo dalle linee guida laziali, l'Azienda ospedaliera San Camillo Forlanini ha scaricato ogni responsabilità su un certo Istituto Metafora. Questo istituto, dicono i vertici dell'ospedale, avrebbe prodotto il documento e lo avrebbe poi marchiato con il logo del San Camillo «senza autorizzazione». Sembrerebbe dunque una sorta di inganno: uno strano centro di ricerca psicologica, assieme a un paio di associazioni di genitori di minorenni trans, avrebbe sfornato le linee guida e le avrebbe spacciate per scientificamente autorevoli. Solo che le cose non stanno proprio così, e ora vedremo perché. Il direttore dell'Istituto Metafora è il dottor Luca Chianura, il quale è anche «responsabile di Psicologia clinica “Area Adulti" presso il Saifip - Servizio di adeguamento tra identità fisica ed identità psichica, U.oc. di Chirurgia plastica e della mano, Azienda ospedaliera San Camillo Forlanini». Al Metafora lavora anche la dottoressa Maddalena Mosconi, la quale è pure «Responsabile “Area Minori" del Saifip dell'ospedale S. Camillo-Forlanini di Roma».Sul sito dell'istituto si legge che tra il Metafora e l'Azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini esiste «una convenzione più che decennale», sottoscritta «al fine di realizzare e proseguire le attività connesse al programma di assistenza, ricerca e collaborazione professionale per l'attuazione e la supervisione dell'iter psicologico, diagnostico e terapeutico, di utenti con disforia di genere». Capito? Gli esperti dell'Istituto Metafora lavorano effettivamente al San Camillo, con il quale hanno una convenzione per la gestione del Servizio di adeguamento tra identità fisica ed identità psichica, cioè il Saifip. In una delibera datata 13 maggio 2021, l'Azienda Ospedaliera San Camillo definisce il Saifip «uno dei centri di eccellenza a livello nazionale e internazionale». Sempre nella delibera leggiamo che il San Camillo, «a fronte dell'attività prestata dagli operatori dell'Istituto Metafora, verserà un compenso lordo onnicomprensivo pari all'85% dei ricavi delle tariffe aziendali applicate alle singole prestazioni ambulatoriali, trattenendo una cifra pari al 15% dei ricavi». Dal primo gennaio al 31 marzo 2021, «l'importo totale degli incassi per le prestazioni effettuate è di 35.590 euro», a cui va tolto il 15% (5.338,50 euro) che resta all'Azienda ospedaliera. Insomma, in tre mesi dal San Camillo l'Istituto Metafora ha incassato, per 873 prestazioni, 30.000 euro circa per seguire pazienti intenzionati a cambiare sesso. Per i servizi del Saifip si paga il ticket. Stando alle informazioni disponibili online, i costi sono di 30 euro per la «seduta individuale e familiare»; 30 euro per «due incontri per la psicoterapia di gruppo» e «500 euro per la relazione finale». L'Istituto Metafora collabora anche con le istituzioni. Ad esempio ha realizzato e gestito lo «Sportello di ascolto e consulenza “l'Arcipelago delle affettività e delle identità", in collaborazione con il VII Municipio, Roma Capitale». Non solo: sono le stesse istituzioni a indicare il Saifip e i suoi esperti come un punto di riferimento per chi sia intenzionato a intraprendere un percorso di transizione di genere. Spieghiamo. Chi ha bisogno di informazioni sul cambio di sesso in Italia può trovarle sul portale Infotrans.it, che è realizzato dall'Istituto superiore di sanità in collaborazione con l'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar) della presidenza del Consiglio dei ministri. Questo portale fornisce informazioni sui servizi dedicati ai trans in ogni regione, e per il Lazio suggerisce anche di rivolgersi al Saifip dell'Ospedale San Camillo. Direte: tutto normale, se ci sono esperti di transizione di genere è giusto che le istituzioni li segnalino. Certo, il fatto è che, scorrendo le pagine Facebook del Saifip e dei suoi responsabili si scoprono dei particolari che lasciano un po' perplessi. Sembra infatti di avere a che fare con un gruppo di attivisti più che con una squadra di studiosi. Sul suo profilo, il Saifip condivide regolarmente i post di associazioni Lgbt come Gender X o Genderlens (quest'ultima ha collaborato anche alla elaborazione delle linee guida laziali). Promuove iniziative come la creazione della «panchina transgender» (ovviamente a sostegno del ddl Zan) e pubblicizza interventi a favore della legge contro l'omofobia. Sempre da Facebook apprendiamo che il Saifip, «in collaborazione con l'associazione Genderlens ha il piacere di annunciare la presentazione di una interrogazione parlamentare indirizzata al ministro dell'Istruzione in materia di approvazione della Carriera Alias per gli/le alunni* transgender da parte di Tommaso Nannicini, Daniele Manca, Valeria Fedeli, Gianni Pittella, Dario Stefano». In altri post, il Saifip si schiera a favore delle «famiglie arcobaleno», spiegando che «la genitorialità non ha genere». Gli esperti del Saifip, in sostanza, sembrano molto schierati politicamente. Maddalena Mosconi, per dire, il 15 maggio era in piazza a manifestare per il ddl Zan. Inoltre condivide i post di Tommaso Nannicini del Pd, e in qualche occasione si lascia andare a valutazioni... decise. Ad esempio il 20 ottobre del 2019 ha pubblicato un articolo che riprendeva affermazioni di Giorgia Meloni e Matteo Salvini sulle coppie Lgbt. Ecco il commento: «È vergognoso come nel 2019 ci siano persone che dicono cazzate come queste». A conclusione del commento, proprio sotto una bella foto di Meloni e Salvini, la dottoressa scrive in maiuscolo: «MI FATE SCHIFO!». Ovvio, ciascuno è libero di pensarla come vuole. Però una riflessione si impone. La dottoressa Mosconi si occupa di minori con varianza di genere, opera cioè in un campo piuttosto delicato. Il suo centro è indicato come un'eccellenza dal San Camillo ed è un punto di riferimento anche per le istituzioni. Dunque viene da chiedersi: è normale che chi entra in un ospedale e paga per avere una consulenza si trovi un esperto così schierato a favore della causa arcobaleno? Non è che l'impostazione ideologica potrebbe influire sull'approccio clinico? Basta leggere le linee guida per le scuole del Lazio per rendersi conto di quale sia l'impostazione: superamento del binarismo sessuale, strali contro il patriarcato e l'eteronormatività... È giusto che un minorenne che si trova in una situazione estremamente complessa e deve decidere se cambiare sesso oppure no sia seguito da persone così politicamente connotate? Forse qualcuno, anche nelle istituzioni, dovrebbe domandarselo.
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson